Chirurgia plastica e botulino: la vanità non è più solo donna - QdS

Chirurgia plastica e botulino: la vanità non è più solo donna

Adriana Zuccaro

Chirurgia plastica e botulino: la vanità non è più solo donna

sabato 15 Dicembre 2012

Il presidente dell’Aicpe, Giovanni Botti: “Aumentano gli interventi estetici non chirurgici”. Anche gli uomini siciliani ossessionati dalla ricerca dell’eterna giovinezza

Costantemente bombardati da nuovi modelli di bellezza e appeal, le donne e gli uomini di questo Terzo Millennio amplificano il valore/potere dell’estetica fino a interiorizzare la necessità di migliorare la propria immagine “a tutti i costi”. Sempre più numerosi ricorrono infatti, a uno o più trattamenti chirurgici.
Descrivendo come e quanto la chirurgia plastica a fine estetico è ormai un trend in piena marcia anche in Italia, il presidente dell’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe) Giovanni Botti riferisce che «secondo i dati raccolti nel 2011, l’intervento di chirurgia plastica più praticato è la mastoplastica additiva, con 11.300 operazioni per l’aumento del seno, seguito dalla liposuzione per togliere il grasso in eccesso (10.267 interventi) e dalla blefaroplastica per ringiovanire lo sguardo (8.121). Mentre tra gli interventi non chirurgici, l’iniezione di acido ialuronico è la più richiesta (46.909), defilando la tossina botulinica (40.394) al secondo posto e la laser-depilazione (13.374) al terzo».
Dei resoconti forniti dal dottor Botti, un altro aspetto statistico è degno di nota perché nel 2011 in Sicilia, in linea con quanto registrato nelle altre regioni d’Italia, «rispetto all’anno precedente si è verificato un calo di interventi di chirurgia plastica che oscilla tra l’8 e il 12%, mentre i trattamenti non chirurgici sono aumentati del 7-9%».
Ma se da una parte pare che l’atteggiamento dei siciliani si mantenga in una linea pro-chirurgica, dall’altra, i dati raccolti dall’Aicpe mancano di specificità regionale. Il presidente dell’Associazione spiega il perché: «in Sicilia il numero di specialisti e di pazienti è più basso rispetto ad altre regioni italiane e la diffusione della chirurgia plastica a fine estetico è meno capillare soprattutto perché molti decidono di rivolgersi a strutture fuori regione».
È però certo che nell’Isola «si svolgono principalmente interventi al corpo, in particolare al seno (mastoplastiche additive e riduttive), o liposuzioni. C’è più pudore invece nell’eseguire interventi di ringiovanimento del volto. Di solito la scelta è per soluzioni molto naturali, che senza stravolgere i lineamenti del viso riescano a dare un’aria riposata e più giovane».
È dunque ancora in voga la ricerca dell’eterna giovinezza?
O l’identikit del paziente “tipo” è meno obsoleto e più realista?
«Ritengo esistano diverse “categorie” di pazienti – afferma Botti –. Nella prima considero quelle persone per cui un difetto fisico come il naso particolarmente pronunciato, le orecchie a sventola o una pancia eccessiva, è causa di un forte disagio psicologico. Il secondo tipo di paziente è la donna over 40 che, realizzati i cambiamenti del corpo indotti dal tempo o da gravidanze, matura la scelta di sottoporsi o no al trattamento chirurgico. Appartengono a questa seconda categoria anche quelle persone che alla comparsa delle prime rughe o delle borse palpebrali, si sottopongono a trattamenti meno invasivi e soluzioni temporanee di medicina estetica, come infiltrazioni di acido ialuronico, botulino, e poi, rendendosi conto della brevità del risultato decidono di avvicinarsi a soluzioni chirurgiche più stabili e durature. Infine – chiosa Botti – esiste la paziente alla ricerca di una bellezza “da copertina” che, presentandosi alla visita con la foto dell’attrice o “letterina” di turno, chiede di avere una precisa parte del corpo come la donna sulla rivista. Con queste pazienti bisogna fare molta attenzione, in quanto hanno obiettivi irrealistici e non saranno mai soddisfatte né di sé né probabilmente dei risultati chirurgici, perché non potranno mai essere uguali al modello che hanno davanti. Sono pazienti da non operare». L’espressione della bellezza maschile segue nuovi canoni, nuove forme, nuove pozioni. Posto in sordina il luogo comune secondo cui “la vanità è donna”, allontanato il tempo in cui gli uomini si specchiavano solo ed esclusivamente durante il fatidico momento “barba”, la società contemporanea ha promosso un modello maschile più attento e curato, fiero erede di Venus (o di Narciso?). Ne consegue un crescente ricorso alla chirurgia plastica che, secondo i dati Aicpe, annovera una percentuale di pazienti maschi del 20% destinata a crescere.
In Sicilia, e in linea generale in tutta Italia, la rinoplastica è uno degli interventi più richiesti dai pazienti di sesso maschile, soprattutto per correggere nasi importanti o aquilini. Aumentano particolarmente anche i numeri degli interventi di addominoplastica per ridurre addomi prominenti, di otoplastica per le orecchie a sventola e di blefaroplastica per correggere le palpebre superiori cadenti e le borse sotto agli occhi.
Ma il naso particolarmente pronunciato non era benevolmente considerato un simbolo di mascolinità?

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