Comuni: acqua calda da scoprire - QdS

Comuni: acqua calda da scoprire

Rosario Battiato

Comuni: acqua calda da scoprire

martedì 27 Ottobre 2009

Ambiente. Antichi e nuovi immobili e le leggi inapplicate.
La legge. Il Decreto legislativo 192/2005 prevede che le nuove abitazioni e le ristrutturazioni oltre un certo volume devono provvedere ad almeno il 50% del fabbisogno di acqua calda con fonti rinnovabili.
La realtà. Secondo uno studio del Centro ricerche economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio in Sicilia soltanto il Comune di Palermo ha presentato un regolamento, ma è rimasto sulla carta.

PALERMO – Il regolamento edilizio dei comuni è uno degli strumenti principali al servizio degli enti locali per raggiungere gli obiettivi energetici e ambientali in cui si incontrano le competenze in materia di urbanistica, edilizia ed energia dei vari soggetti istituzionali. Una buona norma che sembra lontana anni luce dalle nostre amministrazioni, visto che secondo uno studio congiunto di Legambiente e del Cresme (Centro ricerche economiche sociali di mercato per l’edilizia e il territorio) su un campione di 1000 comuni studiati c’è stato un buon riscontro nel centro-nord, mentre in Sicilia ha risposto solo il Comune di Palermo. Un regolamento edilizio può far risparmiare agli enti locali fino al 40% di energia consumata (termica ed elettrica), e questa possibilità viaggia nell’indifferenza della Regione, che non ha legiferato in proposito nonostante si sia dotata di due strutture ad hoc: il Dipartimento regionale per l’Energia e l’Ufficio speciale per l’Energia.
Sulle norme da applicare al regolamento edilizio esiste il comma 2 dell’articolo 4 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia emanato con decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, che disciplina le modalità costruttive, con particolare riguardo al rispetto delle normative tecnico-estetiche, igienico-sanitarie, di sicurezza e vivibilità degli immobili e delle pertinenze degli stessi. Inoltre la normativa nazionale, allegato I del Dlgs 192/05, prevede appunto che per le nuove abitazioni e le ristrutturazioni (oltre un certo volume) debbano provvedere ad almeno il 50% del fabbisogno dell’Acs (Acqua calda sanitaria) con fonti rinnovabili (quindi principalmente pannelli solari termici e impianti a biomassa), anche se purtroppo si è ancora in attesa dei decreti attuativi.
Il comune di Palermo è risultato essere l’unica realtà ad aver presentato il regolamento edilizio al sondaggio del Cresme, anche se non è mai entrato pienamente in funzione. “D’altra parte – ha spiegato Gianfranco Rizzo, Energy manager dell’Ateneo di Palermo e professore universitario presso la Facoltà di Ingegneria –  che il regolamento sia stato “inviato” non implica che sia stato effettivamente applicato e, al momento, non mi pare che questa rappresenti una prerogativa dell’attuale amministrazione”. In questo vuoto anche la Regione sembra assolutamente lontana dal definire delle linee guida che obblighino o invitino gli enti locali ad agire in merito ai regolamenti edilizi. “La questione era certamente molto importante fino al giugno scorso – ha spiegato Rizzo – quando sono state emanate le linee guida nazionali per la certificazione degli edifici, alle quali tutte le Regioni devono adeguarsi o convergere se hanno nel frattempo legiferato. Se la Regione Siciliana avesse legiferato in tal senso alcuni anni fa, certamente si sarebbe potuto conseguire un importante risultato in termini di risparmio energetico”.
Adesso è importante recepire in tempo per non accumulare ulteriori ritardi. La Regione Puglia, ad esempio, ha emanato la Legge regionale 3/2009 del 9 marzo, contenente “Norme in materia di regolamento edilizio”. “In Sicilia non ci sono mai stati incentivi – ha spiegato Salvo Rametta, già Energy manager della Provincia di Siracusa – e l’unico riferimento è quello della legge nazionale”. Ma perché questo drammatico ritardo? “Le Province regionali – ha proseguito Rametta – su questo tema giocano un ruolo fondamentale.
Le nuove norme nazionali dovranno essere recepite dai Comuni in ogni regolamento edilizio, ma non sempre la amministrazioni dispongono delle opportune risorse finanziarie. La creazione di linee guida provinciali, frutto di una sintesi che potrebbe emerge da un tavolo tecnico che coinvolga i Comuni della provincia e le associazioni di categoria, diminuirebbe sensibilmente l’aggravio economico per i Comuni e uniformerebbe le norme di settore nel territorio”.
Intanto anche sull’edilizia comunale, classifica stilata nel dossier “Comuni rinnovabili” di Legambiente, qualche eccezione e poche notizie positive.
Le eccezioni si chiamano Ragusa, al nono posto per il solare fotovoltaico nell’edilizia comunale con 180,95 Kw, Catania e Palermo, rispettivamente primo e tredicesimo posto per il solare termico nell’edilizia comunale con 1410,00 MQ e 263,00, e diversi comuni dell’eolico, tra cui Francofonte, Carlentini, Caltalvuturo nei primi dieci d’Italia.

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