Tornando a Catania, il caso Sostare rappresenta uno dei più complessi. Sembra che manchi poco, dopo mesi di polemiche e rinvii e dopo il recente parere positivo dei Revisori dei conti, al via libera, da parte del Consiglio comunale per il nuovo contratto che regola i rapporti tra l’Amministrazione e l’azienda.
Alla base del nuovo documento, l’idea di aumentare il costo della sosta nel centro storico e mantenerla inalterata nelle altre zone, con un aggravio per le tasche dei cittadini di 25 centesimi, passando da 75 cent a 1 euro, ma ancora molto rimane da fare.
Sia per Sostare che per le altre aziende partecipate è necessaria una razionalizzazione dei costi e un conseguente efficientamento, anche perché le maggiori sofferenze riguardano alcune anomalie gestionali, consulenze o il numero dei dipendenti. Un Piano complessivo di riorganizzazione, che in teoria sarebbe già sul tavolo dell’Amministrazione, prevede la riduzione delle controllate da 23 a 7 per un totale di circa due milioni di risparmi all’anno. Non solo. Dalla vendita di Asec Trade e di parte di Asec Spa, i ricavi potrebbero arrivare fino a 40 milioni di euro.
Tornando a Sostare in particolare – società che nel 2013 ha registrato un negativo di 194 mila 468 euro – al fine di razionalizzazione i dipendenti in relazione al numero degli stalli in città (attualmente sono 205 con 3 amministratori per circa 8 mila stalli blu) e dimezzare il Consiglio d’amministrazione – è prevista la fusione con l’Amt, Azienda metropolitana trasporti, per un risparmio stimato, una volta entrata a regime l’operazione, di circa 400 mila euro.
Il piano, presentato lo scorso 30 marzo come previsto dalla Legge di stabilità del Governo Renzi – che prevede la sua approvazione entro un anno – non è però stato votato dal Consiglio Comunale.
è necessario un cambiamento e occorre attuarlo con tempi ben diversi da quelli utilizzati finora. Il nuovo contratto di servizio per esempio, necessario perché si possa fondere la società con l’Amt al pari dell’integrazione dell’oggetto sociale dell’Amt Spa, avrebbe dovuto essere votato sessanta giorni dopo la presentazione del Piano di razionalizzazione, ma così non è stato. Secondo la cronologia degli adempimenti previsti siamo già in ritardo di parecchi mesi, cosa che fa pensare razionalmente che non possa essere rispettata. Entro giugno infatti avrebbe dovuto essere approvato il nuovo contratto, entro lo stesso mese avrebbe dovuto essere pronta la delibera per la fusione e questa avrebbe dovuto essere attiva dal dicembre 2015. Siamo fuori tempo massimo. Ma i cittadini si sono stancati di aspettare.