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Fecondazione assistita, accesso ancora iniquo

redazione

Fecondazione assistita, accesso ancora iniquo

giovedì 19 Maggio 2016

Censis: costi a carico delle coppie per il 35% , fino a 5.200 euro

ROMA – Sempre più mature anagraficamente, istruite e occupate stabilmente. Sono le coppie che ricorrono alla Procreazione medicalmente assistita (Pma): aumenta infatti l’età media sia dell’uomo (dai 37,7 anni del 2008 ai 39,8 anni del 2016) che della donna (da 35,3 a 36,7 anni), e per entrambi i partner si rileva un livello di istruzione più elevato e una condizione professionale più ‘sicura’. L’identikit emerge dalla ricerca ‘Diventare genitori oggi: il punto di vista delle coppie in Pma’, presentata ieri e realizzata dal Censis in collaborazione con la Fondazione Ibsa a otto anni di distanza dalla prima ricerca sul tema.
L’indagine è stata realizzata su un campione di 361 coppie seguite da 23 centri per il trattamento dell’infertilità nelle diverse aree del paese. Tra i mutamenti più significativi nel profilo delle coppie che si sottopongono alla Pma, dunque, è proprio l’avanzare dell’età. Si allunga anche il tempo che intercorre tra i primi dubbi e la scelta di rivolgersi al medico (10,9 mesi contro i 9,2 mesi del 2008). Guardando all’intero percorso, dal primo contatto con il medico al ricorso al primo centro di Pma trascorre poco più di un anno (12,7 mesi), un percorso ancora più lungo per le coppie meno istruite (19,2 mesi). Solo al 55% delle coppie è stata però riconosciuta una condizione clinica come causa specifica dell’infertilità (circa 9 punti percentuali in meno rispetto alla precedente indagine).
“Le coppie attualmente impegnate in un percorso di Pma cominciano sempre più tardi a cercare una gravidanza, il che impatta sulle possibilità di successo delle tecniche: la percentuale di gravidanze sulle coppie trattate è attestata infatti intorno al 22%’’, ha sottolineato Ketty Vaccaro, responsabile Area Welfare e Salute del Censis. Inoltre, “sono coppie privilegiate sotto il profilo sociale ed economico, il che fa supporre che l’accesso al percorso sia difficile, se non precluso, a chi ha meno risorse e livelli di istruzione più bassi. Per queste ultime coppie – ha concluso – il percorso di Pma appare più lungo e complesso ed è comunque fortemente differenziato a livello territoriale’’.
 Per le coppie che vogliono accedere alle tecniche di Pma, il ‘fattore costo’ resta una delle discriminanti principali: il 35% delle coppie ha infatti pagato di tasca propria spendendo da 2.900 a 5.200 euro, e per l’80% la qualità delle cure si differenzia tra le regioni con una forte variabile geografica dal momento che al Centro la Pma costa di più.
Con riferimento all’ultimo ciclo di trattamenti effettuato, emerge dall’indagine, solo per il 14% delle coppie i costi della Pma sono stati sostenuti interamente dal Servizio sanitario regionale, il 49% ha pagato il ticket e il 35% ha invece pagato interamente le prestazioni di tasca propria, soprattutto nelle regioni dove è più forte la presenza di strutture private, cioè al Centro (dove la percentuale di chi ha pagato di tasca propria sale al 67%) e al Sud (dove si arriva al 51%). Per chi ha sostenuto la spesa di tasca propria, il costo dell’ultimo ciclo di Pma si è aggirato mediamente intorno ai 4.000 euro (4.200 euro al Nord, 5.200 al Centro, 2.900 al Sud). Per chi ha pagato il ticket presso centri pubblici e privati convenzionati, il costo è in media di 340 euro (280 euro al Nord, 700 al Centro, 370 al Sud).
Ma il percorso per la Pma segna profonde differenze non solo per quanto riguarda i costi: i tempi di attesa per accedere ai trattamenti variano infatti in base alla tipologia del centro scelto.
Così, il 33% delle coppie ha atteso in media meno di 3 mesi prima di iniziare la terapia (si sale al 49% nel caso delle coppie che si sono rivolte a centri privati), il 26% ha atteso tra i 3 e i 6 mesi (si sale al 41% nel caso di pazienti in cura presso strutture private convenzionate), il 24% ha iniziato i trattamenti dopo 6-11 mesi (si sale al 32% tra le coppie in cura presso centri pubblici), ma c’è pure un 17% che ha atteso un anno e oltre prima di accedere ai trattamenti e la percentuale aumenta al 29% tra chi si è rivolto al pubblico.
Dalla ricerca emerge che il 45% delle coppie che ha fatto ricorso alla procreazione medicalmente assistita sostiene che la Pma dovrebbe essere consentita anche ai single e per il 42% alle coppie omosessuali. Sì alla maternità surrogata, inoltre, dal 46% degli intervistati. Quasi la totalità delle coppie si ritiene favorevole ai cambiamenti già apportati alla legge 40/2004 sulla Pma: il 90% ritiene infatti giusta la possibilità di selezionare l’embrione per eliminare situazioni di grave malattia e l’81% pensa che la fecondazione eterologa dovrebbe essere realmente disponibile per tutti.
“Meno nette, ma rilevanti’’, afferma il Censis, le posizioni su altri aspetti oggi non previsti dalla legge. Così, ad esempio, il 46% delle coppie ritiene che dovrebbero essere eliminate le restrizioni al ricorso all’’utero in affitto’, per il 45% la Pma dovrebbe essere consentita anche ai single e per il 42% anche alle coppie omosessuali.

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