In Sicilia non si mangia con la cultura - QdS

In Sicilia non si mangia con la cultura

Adriano Agatino Zuccaro

In Sicilia non si mangia con la cultura

mercoledì 12 Luglio 2017

Unioncamere e Fondazione Symbola: nell’Isola il valore aggiunto delle attività creative è 3,3 mld contro 23,4 in Lombardia. 67.000 lavoratori tra musei, parchi archeologici, design e cinema; 344.000 tra Milano e dintorni

In Sicilia il valore aggiunto del sistema produttivo culturale e creativo ammonta a 3,3 miliardi di euro nel 2016. Il 3,7% del totale italiano a fronte del 26,1% in Lombardia e del 16,5% del Lazio che totalizzano rispettivamente 23,4 e 14,8 miliardi di euro. L’Isola si piazza all’ottavo posto nonostante l’enorme potenziale, il significativo numero di abitanti e l’estensione territoriale. I dati di Unioncamere e Fondazione Symbola fotografano la difficoltà di molte imprese del Core cultura ad affermarsi ma ci dicono anche che per quanto riguarda le attività di conservazione e valorizzazione del patrimonio storico artistico, l’Isola registra un’incidenza elevata di imprese sul totale, mentre con riferimento alle performing arts e arti visive la Sicilia si colloca addirittura al primo posto ed è da tali punti di forza che bisogna ripartire.

La creazione di valore e lavoro culturale e creativo è “strettamente correlata con la dimensione metropolitana.
In tal senso, sembra quindi scontato il posizionamento reciproco delle regioni italiane. Il Lazio e la Lombardia si confermano prime sia in termini assoluti che per incidenza sul totale dell’economia regionale”.
La premessa, in calce all’edizione 2017 di “Io sono cultura” realizzata da Unioncamere e Fondazione Symbola, non fa presagire nulla di buono per la nostra Isola, relegata per molti versi a periferia d’Italia e d’Europa. Le quote di valore aggiunto delle citate regioni in percentuale al totale dell’economia (8,9% e 7,2%, rispettivamente) e di occupazione (7,8% e 7,4%) del Sistema Produttivo Culturale e Creativo, infatti, sono le più alte nel panorama nazionale, in virtù del sostegno esercitato dalle due grandi aree metropolitane di Roma e Milano. Subito a ridosso, si colloca la Valle D’Aosta (6,9% di valore aggiunto in percentuale al totale dell’economia e 7,2% di occupazione), seguita dal Piemonte (6,7%) e dalle Marche (6%), a completare il quadro delle uniche regioni con un peso “culturale e creativo” sul totale dell’economia superiore al 6% per entrambe le grandezze.
“Nel Mezzogiorno, la Campania occupa la prima posizione per valore aggiunto (4,4%) mentre, a pari merito, sono l’Abruzzo e la Sicilia ad eccellere per quota di occupati (4,5%). Proprio in termini di occupazione, è interessante osservare come le regioni meridionali mostrino una performance migliore rispetto a quanto registrato per il valore aggiunto, eccezion fatta per la Campania e la Sardegna”.
 
A voler leggere i dati con un po’ di malizia si potrebbe affermare che al Sud occorrono più occupati per raggiungere un valore aggiunto comunque modesto (focus prossimamente sul QdS). Ad ogni modo, in linea con quanto osservabile per l’intera economia, anche nel Sistema Produttivo Culturale e Creativo emerge una profonda dicotomia tra Nord e Sud. “Nessuna regione del Mezzogiorno mostra quote di specializzazione almeno pari alle regioni del Centro-Nord, sia in termini di valore aggiunto che di occupazione. Appare evidente, dunque, come anche la ricchezza dei territori sia strettamente correlata con la specializzazione culturale e creatività dell’economia”.
 
In particolar modo, proprio la Calabria, ultima per valore aggiunto pro capite, sembra essere la regione con minor affinità culturale. Nonostante l’indubbio patrimonio che caratterizza questo territorio, infatti, sia in termini di valore, sia in termini di occupazione, la quota sul totale economia appare la più bassa, rispettivamente pari al 3,2% e al 3,4%. In Sicilia i valori si attestano al 4,1% per ciò che attiene il valore aggiunto in percentuale sul totale economia e al 4,3% per l’occupazione in percentuale sul totale economia. C’è ancora tanto lavoro da fare senza dimenticare che, come ricorda il report, “le specificità culturali che caratterizzano i diversi territori del nostro Paese, unitamente al differente peso assunto dalla cultura nelle varie aree oggetto di studio, rendono necessaria un’analisi in cui il valore aggiunto e l’occupazione generati dal Sistema Produttivo Culturale e Creativo siano funzione del territorio stesso”.
 


Tra le industrie creative la siciliana Orange Fiber
 
Tra le industrie creative e in maniera particolare nell’ambito del design, secondo il report, è in atto una “Piccola rivoluzione” che investe anche l’Isola. “Il designer sposta e ridefinisce i confini. E in questa epoca di alleanze, anche fluide, progettare insieme, per ambiti industriali non tradizionali, sembra dare risultati sorprendenti” si legge in “Io sono cultura 2017”.
Dodici designer, coordinati da Giulio Iacchetti, sono stati chiamati a interpretare la versatilità delle macchine Atom, azienda italiana leader mondiale nei sistemi di taglio di materiali flessibili e semirigidi. Per festeggiare il 70° anniversario, prosegue il testo, il colosso di Vigevano scommette sul design con una mostra in Triennale. I progetti emersi da questo viaggio nel mondo dei sistemi di taglio mettono in evidenza il mezzo attraverso cui sono stati ricavati. La bellezza e funzionalità della macchina, oltre al prodotto. Un progetto di narrative design che mette in relazione sistemi sofisticati, materiali e progettisti. Le ricerche e le sperimentazioni sui materiali, sempre al centro del progetto, cercano nuove vie sostenibili. Il design si orienta verso il green, non solo per il colore che domina le collezioni 2017. Si parte dalla natura per ottenere trasformazioni alchemiche.
Orange Fiber produce in Sicilia tessuti di alta qualità dagli scarti delle bucce di arancia. Nata da due studentesse siciliane, dopo anni di ricerca scientifica, processi innovativi e un brevetto, ha prodotto per Ferragamo la prima collezione omonima. L’azienda è entrata nel portfolio della FTL Venture Inc, il fondo internazionale di venture capital fondato da Miroslava Duma, fashion editore imprenditrice digitale.
 

 
“CoopCulture” e i luoghi ebraici di Siracusa in Sicilia
 
“Accesso ai luoghi della cultura, servizi di accoglienza al pubblico, visite didattiche e supporti tecnologici alla fruizione del patrimonio. Ma anche dialogo con le comunità, modelli di sviluppo per l’imprenditoria locale, promozione di itinerari culturali e turistici personalizzabili. In quasi 30 anni di attività il core business di CoopCulture si è diversificato e arricchito in maniera esponenziale, seguendo un processo di crescita che dalla efficiente gestione dei servizi al pubblico per la fruizione dei musei e dei monumenti sta mutando in un approccio più ampio e completo volto alla valorizzazione del patrimonio culturale diffuso e dei territori”.
Nel 1989 la Comunità scelse di affidare all’esterno la gestione globale dei servizi al pubblico e l’offerta educativa del Museo Ebraico di Venezia. Il modello Venezia è stato presto esportato in altri luoghi d’Italia dove è parimenti forte e radicata la cultura ebraica. Dal 2006 CoopCulture cura le visite guidate in alcune Sinagoghe piemontesi; nel 2010 ha offerto un percorso di formazione destinato alle guide ai luoghi ebraici di Siracusa in Sicilia; dal 2012 gestisce la valorizzazione e fruizione dei beni culturali della Comunità Ebraica a Firenze e Siena; dal 2014 eroga i servizi offerti dal Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara e dal 2015 presidia il Museo della Padova Ebraica. Complessivamente l’impegno di CoopCulture relativo alla valorizzazione della cultura ebraica si potrebbe quantificare in circa 150.000 visitatori gestiti annualmente.
Un esempio virtuoso che ha generato “una rete con altri luoghi ebraici in Italia tramite un biglietto integrato, mentre è in fase progettuale la realizzazione di una piattaforma con funzioni di mappatura, vetrina e promo commercializzazione” e che la nostra regione dovrebbe imitare con più coraggio.

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