In Sicilia Consorzi di bonifica indebitati - QdS

In Sicilia Consorzi di bonifica indebitati

Michele Giuliano

In Sicilia Consorzi di bonifica indebitati

martedì 29 Agosto 2017

Il problema sono i costi di gestione e dal 1994 si attende una riforma pensata ma mai attuata per razionalizzare i costi. Pesano i debiti accumulati dalle passate gestioni

PALERMO – Consorzi di bonifica sempre più palla al piede di una Regione Sicilia indebitata fino al collo e che non riesce più ad alimentare i mostri di clientelismo creati nei decenni. Dalla formazione al bacino del precariato, dagli sportelli multifunzionali ai Consorzi di bonifica per non parlare di tutte quelle società a partecipazione pubblica che si sono dimostrate solo dei vuoti a perdere.
Con i Consorzi il problema è proprio dei costi di gestione: dal 1994 si attende quella riforma, già pensata dalla politica ma mai attuata, che dovrebbe permettere una cura dimagrante e la razionalizzazione del servizio di gestione degli impianti e dell’acqua per l’agricoltura. ad incombere su queste strutture anche i debiti accumulati dalle passate gestioni per vari contenziosi quantificati in 130 milioni di euro.
 
Problemi che finiscono con il ripercuotersi anche sui servizi offerti all’agricoltura nelle varie province: “Gli agricoltori – sostiene il coordinatore del movimento sociale tricolore di Mazara del Vallo, Andrea De Simone – chiedono al governo della Regione e all’assessore regionale all’Agricoltura Antonello Cracolici di intervenire con urgenza per mettere ordine al sistema della Bonifica restituendo agli agricoltori la gestione democratica di Enti che siano efficienti, risanati e puliti da ogni incrostazione debitoria”.
In generale è la struttura che non funziona: a parte i debiti accumulati per contenziosi di varia natura, legati soprattutto a rotture e perdite di condotte con conseguenti danni per allagamenti, ci sono ben 28 dirigenti dislocati tra gli 11 Consorzi  che alzano inevitabilmente il loro costo di gestione. Sotto questi vari aspetti il governo siciliano intravede un presente e un futuro più sereno: “La quantificazione di questo debito – afferma l’assessore Cracolici – è già un primo risultato, visto che con gli uffici abbiamo avviato un complesso lavoro di ricognizione per risalire alla reale situazione economica dei consorzi, un aspetto tutt’altro che scontato.
 
Nell’ultimo anno siamo riusciti a stabilizzare la questione relativa alle risorse per il personale, garantendo la copertura finanziaria. è stato avviato un percorso inedito che permetterà di garantire risorse economiche certe per gli anni 2017, 2018 e 2019. Sono stati previsti altri 5 milioni di euro per coprire le risorse che non sono state stanziate nel 2015 e bloccare così gli aumenti delle tariffe idriche. Adesso che siamo riusciti a ridare un minimo di stabilità ai consorzi possiamo perseguire l’obiettivo di ampliare il numero degli utenti per rendere i consorzi più solidi e migliorare i servizi per l’agricoltura”. Con i tanti lavoratori sul groppone che gravitano attorno ai Consorzi di Bonifica tra tempo indeterminato e stagionali i costi ogni anno si aggirano sui 73 milioni di euro. Troppo rispetto a quello che queste strutture riescono a garantire a livello di servizi: basta un dato su tutti e cioè che su 160 mila ettari irrigabili, sulla base del censimento fatto dall’Università di Palermo, appena 58 mila sono effettivamente serviti dall’acqua. Questo per in più svariati motivi: per assenza o carenza di infrastrutture in primis.
 
Quest’anno potrebbe anche aggiungersi la calamità della siccità. Le dighe siciliane hanno una quantità di acqua pari a 245 milioni di metri cubi contro i 456 del dicembre del 2015. Gli invasi servono sia ai fini agricoli e sia ai fini idrico-potabili. Alcune dighe sono utilizzate per l’acqua potabile che arriva nelle abitazioni, come l’invaso Poma di Partinico che approvvigiona Palermo città e parte della provincia.

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