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Tumore al seno: prevenzione e controlli sono le armi per vincere questa battaglia

redazione

Tumore al seno: prevenzione e controlli sono le armi per vincere questa battaglia

mercoledì 11 Ottobre 2017

Secondo un sondaggio Aiom, è ancora lunga la strada da percorrere per informare adeguatamente sul tema le donne italiane

MILANO – Occorre necessario migliorare tra le italiane la conoscenza delle regole della prevenzione del tumore del seno. Il 48% delle donne nel nostro Paese, infatti, ritiene che questa neoplasia non sia guaribile e il 35% non sa che è prevenibile. Ancora un 31% ignora cosa sia l’autopalpazione del seno e solo il 47% di chi conosce questo esame lo esegue regolarmente. Sono i principali risultati del sondaggio condotto dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) su 1.657 donne per fotografare il loro livello di conoscenza su questa malattia.
“È la neoplasia più frequente in tutte le fasce d’età – ha spiegato Carmine Pinto, presidente nazionale Aiom – ma a dimostrazione del livello globalmente raggiunto dal Sistema sanitario nazionale, la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi nel nostro Paese raggiunge l’87% ed e’ più alta sia della media europea (82%) sia dei livelli registrati nei Paesi scandinavi (85%) e in Irlanda e Regno Unito (79%). E a 10 anni l’80% delle pazienti italiane è vivo”.
“La prevenzione primaria – ha aggiunto – basata cioè sugli stili di vita sani (no al fumo, dieta corretta e attività fisica costante) e secondaria (adesione ai programmi di screening mammografico) sono le armi principali per sconfiggere questa neoplasia. Sappiamo infatti che, se si interviene ai primissimi stadi, le guarigioni superano il 90%”.
Dal sondaggio, però, è emerso come il 57% delle italiane non abbia adeguate informazioni sulle possibilità di trattare questo tumore anche in fase avanzata. “Oggi – ha evidenziato Pinto – abbiamo a disposizione armi efficaci che ci consentono di controllare la malattia anche in questo stadio. I trattamenti in questi casi sono rappresentati dalla chemioterapia, dall’ormonoterapia e dalle terapie a bersaglio molecolare che hanno prodotto significativi miglioramenti nella sopravvivenza e nella qualità di vita. In particolare, sono stati recentemente approvati in Europa farmaci di una nuova classe che intervengono nel rallentare la progressione del tumore del seno in fase metastatica, inibendo due proteine chiamate chinasi ciclina-dipendente 4 e 6 (CDK-4/6). Queste ultime, quando sono iperattivate, possono consentire alle cellule tumorali di crescere e di dividersi in modo eccessivamente rapido”.
Nelle pazienti in post-menopausa gli inibitori delle cicline hanno dimostrato, in associazione alla terapia ormonale, di migliorare i risultati ottenuti con la sola terapia ormonale nel prolungare la sopravvivenza libera da progressione. Come ha spiegato Stefania Gori, presidente eletto Aiom, “in 25 anni, dal 1989 al 2014, la mortalità per questa neoplasia è diminuita di circa il 30%. Il merito deve essere ricondotto a trattamenti sempre più efficaci e personalizzati e alle campagne di prevenzione. Un ruolo fondamentale è svolto dallo screening mammografico, il primo step è però rappresentato dall’autopalpazione, un vero e proprio esame salvavita che la donna può eseguire da sola a casa. Va effettuata ogni mese a partire dai 20 anni, meglio se nella prima o seconda settimana dalla fine del ciclo mestruale, ed eventuali anomalie devono essere subito segnalate al proprio medico. Durante l’esame è necessario prestare attenzione a cambiamenti di forma e dimensione di uno o entrambi i seni, alla comparsa di noduli nella mammella o nella zona ascellare, a secrezioni dai capezzoli e ad alterazioni della cute del seno”.
“Oltre alla mancata conoscenza del ruolo dell’autopalpazione – ha aggiunto – il sondaggio ha evidenziato un altro aspetto preoccupante: il 19% delle donne non cambierebbe il proprio stile di vita per ridurre il rischio e il 46% non sa se lo modificherebbe. È necessario continuare a promuovere campagne di sensibilizzazione proprio per agire su queste zone grigie”.
Le donne che praticano regolarmente attività fisica presentano una diminuzione della possibilità di sviluppare la malattia di circa il 15-20% e questi effetti sono particolarmente evidenti in postmenopausa. Anche il controllo del peso e la dieta mediterranea hanno ricadute positive. “Al Sud – ha spiegato Lucia Mangone, presidente Airtum (Associazione italiana registri tumori) – si registra un 23% in meno di casi di tumore del seno rispetto al Nord. Una differenza importante, che si correla alle differenti abitudini e stili di vita delle donne del Sud rispetto a quelle del Nord. Dall’altro lato, però, nel Meridione la sopravvivenza è inferiore e questo dato si correla alla minore adesione agli screening: nel 2015 solo il 36% delle donne ha eseguito la mammografia rispetto al 63% al Nord”.
La collaborazione fra oncologi e medici di famiglia è dunque fondamentale su più fronti, come ha messo in evidenza anche Claudio Cricelli, presidente Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg): “Complessivamente nel 2015 solo il 55% delle italiane ha aderito all’invito a eseguire la mammografia. Pigrizia e paura portano ancora troppe cittadine a sottovalutare i controlli, peraltro compresi nei Livelli essenziali di assistenza, cioè nelle prestazioni sanitarie che spettano a tutti indipendentemente dalla regione di residenza. I medici di famiglia, grazie al rapporto continuativo con le pazienti, possono invitarle a prendere coscienza degli strumenti necessari per tutelare la loro salute. Non solo. Il nostro ruolo è importante anche nella fase delle visite di controllo al termine delle cure. È necessario coinvolgere i medici di famiglia, che potranno gestire le pazienti cronicizzate o guarite con rischio molto basso di ricaduta e con scarse problematiche cliniche”.

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