Mobilità, siciliani schiavi dell'auto - QdS

Mobilità, siciliani schiavi dell’auto

Rosario Battiato

Mobilità, siciliani schiavi dell’auto

giovedì 22 Febbraio 2018

Treni vecchi e lenti, linee metropolitane ancora a macchia di leopardo, piste ciclabili al lumicino: l’Isola tra i gas di scarico. Aria irrespirabile: serve una strategia regionale per evitare la (doppia) condanna dell’Ue

PALERMO – Non sono buone le notizie che arrivano dal rapporto “Qualità dell’aria e politiche di mobilità nella 14 grandi città italiane 2006-2016”, redatto e presentato nei giorni scorsi da Kyoto club e Cnr. Preoccupazioni che riguardano da vicino la situazione delle città siciliane e che coinvolgono il disequilibrio che ancora persiste tra mezzo privato e trasporto pubblico locale.
 
Ci sono delle buone indicazioni sulla via della mobilità sostenibile, ma il grande salto da città europea deve ancora avvenire. Manca anche il Piano regionale di qualità dell’aria, strumento principe della pianificazione redatto dall’Arpa e approvato dalla Giunta ormai circa un anno fa e mai entrato in vigore, mentre per la fine dell’anno è prevista l’installazione di 54 nuove stazioni operative per aggiornare il sistema di monitoraggio della qualità dell’aria.
 
I superamenti, invece, ci sono: gli ultimi dati Istat (2016) del Rapporto Bes hanno registrato il 15,8% delle centraline dei comuni capoluogo di provincia con superamento del valore limite annuo previsto per il biossido di azoto che in tutta Italia provoca 17 mila morti premature ogni anno. Nei giorni scorsi Greenpeace ha considerato “fuorviante e insoddisfacente” la nota diffusa dal Comune di Palermo in relazione alle misure che l’amministrazione intende adottare in risposta ai problemi di inquinamento atmosferico segnalati dall’associazione proprio in riferimento all’NO2 rilevatone pressi di alcune scuole della città.
 
L’inquinamento urbano resta un problema serio anche per la salute. Il progetto Viass (valutazione integrata dell’impatto ambientale e sanitario), finanziato dal ministero della Salute, aveva monitorato la situazione relativa al 2005, decretando un tasso di mortalità più elevato rispetto alla media per la provincia siracusana, considerando, inoltre, che gli scenari di rischio per i prossimi anni, senza interventi adeguati, potrebbero essere ancora peggiori.
 
E mentre il tpl (trasporto pubblico locale) prova a sforzarsi di riprendere un posto adeguato nella mobilità urbana, dopo i tagli netti degli ultimi anni, forse ci salverà la bicicletta. Nei giorni scorsi il sottosegretario Velo ha annunciato l’entrata in vigore della legge sulla mobilità ciclistica che “rende obbligatori i finanziamenti per le ciclovie nazionali e gli itinerari urbani”.
In campo ci sono 14,8 milioni di euro alle Regioni per 70 percorsi e piste ciclabili ed entro sei mesi il Ministero delle infrastrutture dovrà elaborare il piano generale per lo sviluppo della mobilità ciclistica, che dovranno poi adottare le stesse Regioni e i Comuni.
 
1. A Palermo veicoli inquinanti e arretra il trasporto pubblico
Per il capoluogo siciliano la pagella del rapporto “MobilitAria” è orientata a registrare le tradizionali criticità e alcuni passaggi che potrebbero invertire la tendenza. Palermo ha perso un terzo dei chilometri percorsi dal tpl tra il 2006 e il 2016 (14 milioni), registrando poco più di 2 mila posti-km/abitanti, con un tasso di crescita negativo (-0,4%).
Una contrazione che convive con la presenza di un massiccio utilizzo dell’auto privata (60% del totale degli spostamenti, 15% in moto) e che si declina nella ovvia congestione della città.
Mobilità interrotta e smog tentacolare: il 48% dei veicoli rientra nei veicoli euro 0, 1, 2, 3, le tipologie più vetuste. Dal punto di vista della qualità dell’aria, il superamento dei valori del PM10 è ancora superiore ai limite di legge. Ci sono tuttavia delle importanti novità a partire dall’istituzione della Ztl e dal 2015 l’avvio del servizio di quattro nuove linee tranviarie che hanno fatto registrare degli ottimi risultati. La rete di piste ciclabili ammonta a 47 chilometri, con 2% di spostamenti in bici. Inoltre sono in corso lavori importanti per il raddoppio del passante ferroviario.
 
2. A Catania il cantiere “mobilità” intanto regnano traffico e smog
A Catania il servizio di trasporto pubblico ha attraversato un percorso complicato. Tra il 2012 e il 2016 il tasso di crescita del trasporto pubblico si è contratto del 17%, registrando un domanda di trasporto pubblico pari a 45 passeggeri/abitante. L’offerta si è stabilizzata nel corso degli anni a circa 10 milioni di chilometri percorsi (-1% tra il 2012 e il 2016), garantendo 2.129 posti-km/abitanti al 2015. Un risultato non troppo lusinghiero che viene raddoppiato da Bologna (3.597). Il parco veicolare privato è piuttosto vecchio: il 44% è Euro 0,1,2,3 e un altro 17% arriva all’Euro 3. Molto elevato anche l’indice di motorizzazione, con 684 veicoli ogni 1.000 abitanti, che è cresciuto nel decennio del +2%. Sulla qualità dell’aria, “nonostante i dati disponibili siano particolarmente scarsi”, si legge sul rapporto, le uniche concentrazioni superiori ai limiti di legge sono quelle di biossido di azoto.
Dal punto di vista della mobilità, la città etnea resta un cantiere aperto: si lavora per l’ammodernamento del passante ferroviario e per le nuove tappe della metropolitana che negli ultimi anni ha già visto un importante percorso di sviluppo. Inoltre, si è registrato l’ampliamento dell’area pedonale (+138% tra il 2006 e il 2016) e la sperimentazione delle domeniche a piedi e in bicicletta sul lungomare Liberato. Alle falde dell’Etna la pista ciclabile copre 13,5 km di percorsi urbani, un risultato modesto ma in crescita (2,2 km sono stati aggiunti nel 2016 con la creazione di un itinerario sul lungomare).
 
3. Anche a Messina mezzi vecchi Il biossido di azoto è “di casa”
Messina è una delle città che hanno registrato le maggiori concentrazioni di biossido di azoto. La città dello Stretto si trova in compagnia di Milano, Firenze, Napoli, Genova e Venezia. Merito anche di un parco veicolare non certo aggiornato: il 48% dei veicoli è euro 0,1,2,3 mentre un altro 31% è euro 4. “L’indice di motorizzazione – si legge nel rapporto di Kyoto Club e Cnr – è elevato con 603 auto ogni 1000 abitanti ed è cresciuto nel decennio del +6%, con una ripartizione modale che per il 68% si sposta ogni giorno con l’auto”.
L’importante rete tranviaria della città sta recuperando terreno, in seguito ai tagli e ai problemi di bilancio dell’Ente, che grazie alla nuova amministrazione ha visto un “buon recupero di servizio, utenti e ricavi” (nel 2015 crescita del servizio del 45% e dei ricavi del 19% rispetto al 2013). Adottate dalla Giunta comunale anche le linee guida per la “Pianificazione strategica per la mobilità urbana” che sarà determinante nella realizzazione dell’aggiornamento del Piano urbano mobilità. Al netto del “sindaco in bicicletta”, Messina ha solo 6 km di piste ciclabili, ultima tra le Città metropolitane dell’Isola.
 
4. E l’Isola rischia una doppia condanna Ue per l’aria cattiva
Si è data tempo fino alla metà di marzo. Entro quella data la Commissione Ue risponderà all’aggiornamento di informazioni presentato da nove Paesi europei, tra cui l’Italia, che rischiano il deferimento alla Corte Ue per l’emergenza smog. L’Italia ha presentato un piano da 6,5 miliardi per convincere Bruxelles a farsi cancellare dalla lavagna dei cattivi.
La Sicilia non è esente da colpe. L’Isola infatti si trova coinvolta in due procedure di infrazione relative alla qualità dell’aria (violazione della direttiva 2008/50/Ce sulla qualità dell’aria per i biossidi di azoto e il Pm10).
Il rischio, oltre all’evidente danno ambientale, riguarda le ben note sanzioni pecuniarie che possono consistere in una somma forfettaria e/o in pagamenti giornalieri. Le sanzioni, si legge sul sito della Commissione, sono calcolate tenendo conto di vari elementi: “l’importanza delle norme violate e gli effetti della violazione sugli interessi generali e particolari; il periodo in cui il diritto dell’Unione non è stato applicato; la capacità del paese di pagare, con l’intento di assicurare che le sanzioni abbiano un effetto deterrente”. Complicato, in questo senso, fare una stima, ma di certo potranno cominciare dal 2008, anno della direttiva, fino ad oggi con sanzioni da centinaia di milioni di euro.
 
5. Treni lenti, vecchi e costosi. Siciliani condannati all’auto
I numeri rilasciati da Orazio Iacono, amministratore delegato e direttore generale di Trenitalia, che ha partecipato nei giorni scorsi a Roma alla presentazione del rapporto “MobilitAria” di Kyoto Club e Cnr, hanno messo in evidenza le qualità sostenibile delle strade ferrrate: “viaggiare in treno riduce le emissioni di circa il 76% rispetto allo stesso viaggio fatto in aereo e di circa il 60% a quello in automobile, oltre a svuotare le città dal traffico automobilistico”.
In Sicilia è più complicato. L’assenza di un contratto di servizio tra Regione e Fs – nei giorni scorsi l’ultimo appello della Cgil in occasione di un focus su trasporti e infrastrutture nella Sicilia orientale – non aiuta, così come i numeri dell’ultimo Pendolari di Legambiente, nel quale l’associazione del Cigno ha registrato, tra il 2010 e il 2017, un 12,1% di taglio ai servizi e una crescita del 7,7% delle tariffe, e 429 corse giornaliere (300 in meno di Veneto e Toscana, metà della Puglia e Piemonte, e lontanissime dalle 2.300 della Lombardia, 1.526 del Lazio, e 1.257 della Campania). Con un parco rotabile che resta “il più vecchio d’Italia”. Gli investimenti si stanno facendo, ma c’è ancora da lavorare.
 
6. Con la mobilità sostenibile risparmi da 12 mld l’anno
Ci sono 42,8 milioni di autoveicoli in Italia, una cifra che, secondo la Cgia, impone agli automobilisti una tassazione record: 73 miliardi, in crescita tra il 2009 e il 2016. A incidere imposte e accise sui carburanti, ma anche l’Iva sulla manutenzione e riparazione/acquisto di ricambi, accessori e pneumatici.
Numeri che potrebbero contenersi con una mobilità sostenibile ed efficiente: una ricerca, realizzata nei mesi scorsi dal The European House-Ambrosetti, precisa che il sistema Paese potrebbe risparmiare fino a 12 miliardi all’anno tramite una migliore organizzazione della mobilità nelle 14 città metropolitane del Paese (tre di queste sono in Sicilia).
Bisogna inoltre considerare che l’Isola ospita il quarto parco auto per numerosità tra le regioni italiane: 3,6 milioni. Riescono a fare peggio soltanto la Lombardia, con 6,7 milioni, e quindi il Lazio con poco più 4,1 milioni e la Campania con quasi 3,8 milioni.

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