Elezioni: i sindaci sotto esame - QdS

Elezioni: i sindaci sotto esame

Paola Giordano

Elezioni: i sindaci sotto esame

martedì 10 Aprile 2018

Sono 140, un terzo del totale, i Comuni siciliani che fra circa due mesi rinnoveranno Amministrazione e Consiglio. Valutare l’andamento economico e sociale delle città nell’ultimo quinquennio 

PALERMO – A due mesi dal 10 giugno, giorno in cui verranno rinnovate le compagini amministrative di oltre un terzo dei Comuni dell’Isola, è tempo di bilanci per gli oltre 1,66 milioni di elettori siciliani chiamati alle urne.
Non sarà una decisione da prendere alla leggera, accordando la preferenza all’amico o al conoscente, perché da questa scelta dipenderà il futuro dei prossimi cinque anni di 140 città siciliane, compreso quello di cinque capoluoghi di provincia: si voterà infatti anche a Catania, Messina, Siracusa e Ragusa con un occhio di riguardo sulla commissariata Trapani, dove si ritorna al voto a distanza di un anno.
Tante saranno le promesse che verranno annunciate nelle prossime settimane, ma non è più il tempo di lasciarsi ingannare dalle belle parole. Servono i fatti.
 
Serve un resoconto dei risultati “portati a casa”. Serve, insomma, fare gli “esami” a sindaci uscenti.
Tracciamo intanto un quadro delle situazioni relative ai cinque capoluoghi provinciali chiamati alle urne.
Tra i casi più interessanti c’è quello di Trapani, dove lo scorso giugno, al ballottaggio, non fu raggiunto il quorum dei votanti necessario per eleggere Pietro Savona, candidato sostenuto dal Partito democratico, rimasto in corsa da solo dopo il ritiro di Girolamo Fazio (appoggiato da alcune liste civiche e dall’Udc), travolto da un’inchiesta di corruzione nel pieno della campagna elettorale. Il Pd ci riprova con Giacomo Tranchida, presidente del Consiglio comunale di Erice, mentre al momento non è stato espresso alcun nome ufficiale né dal Movimento 5 stelle, né dal centrodestra. Certa è però la candidatura dell’ex editore di Telescirocco Peppe Bologna, sostenuto dalla lista civica “Scirocco”.
 
Nella città etnea, oltre al sindaco uscente, Enzo Bianco, sostenuto dal Pd, sono cinque i nomi certi che competeranno per il ruolo di primo cittadino: l’eurodeputato Salvo Pogliese (uomo di punta dell’area catanese di Forza Italia), il presidente regionale della comunità di Sant’Egidio, Emiliano Abramo, che si candida con la lista civica “è Catania”, il consigliere comunale Riccardo Pellegrino, che pur essendo legato a FI, si presenta con la lista civica “Catania nel cuore”, l’ex parlamentare Angelo Attaguile (Lega) e Giovanni Grasso per il Movimento 5 stella.
 
A Messina ci riprova l’uscente Renato Accorinti, che con il suo movimento, dovrà vedersela con svariati avversari: Antonio Saitta (Pd), Dino Bramanti (centrodestra), Cateno De Luca (lista civica “Sicilia Vera”), Marina Trimarchi (Lega), Daniele Zuccarello (lista civica “Missione Messina”), Giuseppe Trischitta (sostenuto da pezzi di FI e FdI) e il presidente del Consiglio comunale uscente Emilia Barrile con la lista “Leali”. Per il M5s si fa invece il nome dell’ingegnere capo dell’ispettorato del lavoro, Gaetano Sciacca.
 
A Ragusa l’attuale sindaco del M5s, Federico Piccitto, che ha retto il Comune ibleo per un solo mandato, ha deciso di non ricandidarsi. I pentastellati hanno deciso quindi di puntare su Antonio Tringali. Nel Pd a spuntarla dovrebbe essere, salvo imprevisti, Peppe Calabrese, mentre nel centrodestra si lavora sul nome di Giovanni Mauro. Tra i candidati anche Sonia Migliore che dovrebbe contare sul sostegno di “Diventeràbellissima”.
 
A Siracusa tenta il raddoppio l’uscente Giancarlo Garozzo, nonostante buona parte del Partito democratico pare sia orientato sull’ex assessore regionale Bruno Marziano. Il M5s investe tutto su Silvia Russoniello, mentre incerto è il nome del centrodestra.
Al di là delle cospicue rose dei candidati, quel che è certo è che, sulla base di quanto è stato realizzato, bisognerà decidere se riconfermare il progetto di coloro che, ricandidandosi o sostenendo un proprio “delfino”, richiedono nuovamente la fiducia degli elettori o, invece, cambiare rotta, scegliendo un diverso disegno politico.
 
Le questioni su cui basarsi per fare il punto sull’attuale situazione degli Enti locali sono tante: ne suggeriamo qui tre, ciascuna delle quali può essere sviscerata in una moltitudine di sottocategorie parimenti utili a delineare un checkup sullo stato di salute del proprio Comune.

BILANCIO COMUNALE. Partiamo dalla questione più spinosa, quella cioè che riguarda da vicino le tasche dei cittadini: il bilancio comunale. Più croce che delizia per gli amministratori, il bilancio rappresenta il motore di qualsiasi Ente, pubblico o privato che sia: è in sostanza il binario che indica all’amministratore la strada da percorrere, poiché al suo interno sono inserite tutte le entrate e le uscite che il Comune dovrà sostenere: in linea di massima, tutto ciò che non è iscritto a bilancio, infatti, non può essere conteplato.
Fermo restando che, chi più chi meno, tutti i Comuni vivono da anni situazioni finanziarie critiche, è possibile capire se si è stati governati da una buona o da una cattiva amministrazione guardando le diverse voci del bilancio, prima fra tutte quella (scottante) dei tributi locali, che interessa principalmente due aspetti: l’eventuale aumento delle tasse e delle imposte comunali da un lato e il tasso di evasione dei tributi locali dall’altro.
La verifica sul sistema delle entrate va di pari passo con quella dei capitoli relativi alle spese, vale a dire la situazione debitoria nei confronti dei fornitori: la domanda a cui dare una risposta è se tale situazione sia migliorata nel corso del mandato che si appresta a concludersi o se, al contrario, sia peggiorata. Analoga incognita da sciogliere è quella relativa alle spese “impreviste” fuori bilancio: esse sono cresciute o meno?
Ultimo punto riguardante il capitolo della spesa è infine quello relativo alla fetta destinata agli investimenti (se mai ne siano previsti).
 
PIANO REGOLATORE. Un’altra nota dolente delle amministrazioni locali è il famoso quanto divisivo Piano regolatore generale, lo strumento urbanistico che regola l’attività edificatoria all’interno di un territorio comunale. Dando per scontato che, come impone la legge, tutti i Comuni ne siano dotati, la questione è piuttosto da incentrare sulla qualità e sull’adeguatezza del documento approvato.
 
QUALITA’ DEI SERVIZI. Gestione dei rifiuti, manutenzione delle strade, illuminazione, verde pubblico, trasporti, ma anche digitalizzazione dei servizi e grado di trasparenza del sito istituzionale: sono questi alcuni dei parametri attraverso cui valutare l’efficienza di un’amministrazione. è noto che i fondi destinati agli Enti locali sono stati negli anni ridotti all’osso ma è compito del buon amministratore razionalizzare la spesa tentando di potenziare quei settori in cui si rivelano delle carenze.
Gli strumenti per poter compiere una scelta ponderata non mancano. Sta al’elettore scegliere se farne tesoro perché, in fin dei conti, l’ultima parola spetta a lui, rappresentante del popolo sovrano.
 

 
Non soltanto Comuni capoluogo. Sono tante le contese da seguire
 
PALERMO – Occhi puntati sui capoluoghi ma non solo.
Tra i quattordici Enti locali isolani chiamati al voto che superano i 15.000 elettori, sono due i Comuni che rinnoveranno l’entourage politico per motivi diversi dalla scadenza naturale del mandato: Licata ed Acireale.
A Licata si torna alle urne dopo la sfiducia, arrivata in piena estate, al “sindaco delle ruspe”, Angelo Cambiano, così ribattezzato per l’intransigenza dimostrata nel far abbattere le abitazioni dei suoi concittadini che sentenze ormai definitive hanno giudicato abusive. Nella città agrigentina c’è da scommettere che, a seguito della recente serie di ingiunzioni alle demolizioni avviata dall’ex primo cittadino, la campagna elettorale sarà incentrata anche sull’abusivismo edizilio.
Ad Acireale, invece, Roberto Barbagallo, arrestato con l’accusa di corruzione elettorale per un episodio accaduto poco prima delle elezioni regionali di novembre, ha lasciato vuota la poltrona da primo cittadino lo scorso febbraio. Qui i nomi che circolano sono tanti: dal penalista Enzo Di Mauro, per l’area dem, a Giuseppe Calì per l’area di centrodestra, passando per il possibile ritorno in campo di Michele Di Re e quello, ritenuto più improbabile, di Nino Garozzo, che in passato ha guidato la città per ben dieci anni.
Nel catanese seggi aperti anche ad Adrano, Mascalucia, Belpasso, Gravina di Catania, Biancavilla e Aci Sant’Antonio.
A votare nella provincia di Siracusa saranno invece gli abitanti di Rosolini e quelli di Carlentini; in quella ragusana toccherà ai modicani e ai comisani scegliere una nuova amministrazione.
Chiudono il cerchio delle maggiori città siciliane al voto Partinico (Palermo) e Piazza Armerina (Enna).
In questi Comuni, se al primo turno nessuno dei candidati ottenesse la maggioranza assoluta (40% più 1 dei voti), si procederà al ballottaggio tra i due nomi più votati nella seconda domenica successiva, vale a dire il 24 giugno.
 

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