Impianti sportivi dimenticati dai Comuni - QdS

Impianti sportivi dimenticati dai Comuni

Eleonora Fichera

Impianti sportivi dimenticati dai Comuni

sabato 22 Settembre 2018

Incompiuti o abbandonati al proprio destino, i siciliani non reggono il confronto col resto d’Italia. Investimenti ridotti all’osso. Per adeguarsi agli Enti più virtuosi servirebbero 22 milioni di euro. D’Antoni, presidente Coni Sicilia: situazione che penalizza gli atleti e il movimento isolano

PALERMO – Ridistribuire i fondi per periferie e sport in base alla popolosità delle Regioni italiane. Si basa su questo principio la riforma annunciata dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti. In ballo circa 100 milioni di euro che, da qui al 2020, saranno erogati tramite una ridistribuzione che, inevitabilmente, finirà per penalizzare le Regioni del Sud. Peggio andrà sicuramente a Calabria e Puglia ma, se i termini della riforma dovessero rimanere questi, anche i fondi destinati alla nostra Isola subirebbero un notevole ridimensionamento. Tagli che potrebbero affossare definitivamente le già esigue spese destinate dagli Amministratori locali agli impianti sportivi, molti dei quali versano nel più totale abbandono e necessitano di interventi di manutenzione urgenti.
 
Certo non si può dire che in questi ultimi anni gli amministratori isolani si siano dimostrati interessati all’argomento. Basta dare un’occhiata alle spese dei Comuni capoluogo per rendersi conto di quanto poco sia stato investito per riqualificare palazzetti, stadi e centri sportivi. A offrire una panoramica eloquente sul tema è il sito soldipubblici.gov.it. Secondo i dati forniti dalla piattaforma digitale, che registra gli investimenti delle Pubbliche amminstrazioni, nel 2018 i nove capoluoghi siciliani hanno speso per gli impianti sportivi dell’Isola appena 1.827.183,48 euro (in media 1,53 euro per abitante). Per avere un’idea di quanto questa cifra sia esigua è sufficiente considerare che i nove Comuni italiani presi come benchmark hanno speso quasi il doppio: 3.717.694,27 euro (in media 3,38 euro per abitante).
 
Tra alti (pochi) e bassi, il Comune che ha fatto peggio è Catania. Nel 2018 sono stati spesi 0 euro. Il Comune benchmark, Bari ne ha spesi 697.560,50. Un caso? A guardare al passato non sembrerebbe: lo scorso anno la spesa registrata nel capoluogo etneo è stata di 48.883,32 euro, appena 15 centesimi per abitante (in quel caso Bari aveva speso 811.260,62 euro, 2,48 per abitante).
 
Disastrosa anche la situazione di Agrigento: la spesa registrata per il 218 è di 13.587,72 euro, poco più di 22 centesimi per abitante (Savona, Comune benchmark, ha speso 103.274,37 euro, 1.68 per abitante). Non è migliore la situazione del capoluogo. A Palermo durante l’anno ancora in corso sono stati spesi 436.188,86 euro, 64 centesimi per abitante. Genova, con popolazione simile, ha speso 659.827,70 euro: 1,12 euro per abitante. In generale, comunque, tutti i Comuni siciliani, hanno ottenuto risultati peggiori dei “gemelli” della Penisola.
 
L’unica eccezione positiva arriva dalla città di Siracusa dove nel 2018 sono stati spesi ben 942.518,15 euro (7,70 euro per abitante). Il Comune siracusano è addirittura riuscito a superare i risultati raggiunti dal “gemello” Bergamo che ha registrato una spesa di 488.214,55 euro (4,03 per abitante). Un risultato importante, che da solo però non può bastare a dar dignità all’impietoso quadro descritto.
 
Volendo fare una stima di quanto indietro sono i Comuni siciliani rispetto al resto d’Italia, basti pensare che per adeguarsi al più virtuoso dei “gemelli” della Penisola presi in esame (Massa, che nel 2018 ha speso 993.946,22 euro, 14.30 per abitante), i nove capoluoghi siciliani dovrebbero investire 21.666.872,80 euro. A beneficiarne sarebbe sia l’economia dell’Isola, visto il ritorno in termini finanziari che i grandi eventi, sportivi e non, si portano dietro quando vengono realizzati in impianti idonei a ospitarli, che in termini di occupazione e riqualificazione sociale. Sono tantissime, infatti, le strutture che abbandonati a se stesse diventano terreno fertile per degrado e delinquenza.
 
Dati alla mano, però, quei quasi 22 milioni che servirebbero sembrano una cifra spropositata se si pensa a quanto poco è stato fatto finora e alla scarsa attenzione che le Amministrazioni locali hanno riservato, salvo rare eccezioni, agli impianti sportivi siciliani, troppospesso tratti come fenomeno di second’ordine.
 
Il presidente Coni Sicilia, Sergio D’Antoni
PALERMO – Scarsi investimenti e noncuranza finiscono per danneggiare inevitabilmente atleti e giovani siciliani che desiderano approcciarsi al mondo dello sport. La conferma arriva dal presidente del Coni Sicilia, Sergio D’Antoni (in foto).
 
Come stanno gli impianti sportivi siciliani?
“Il problema degli impianti sportivi in Sicilia non è il numero ma l’efficienza degli stessi. I Comuni, nonostante alcune eccezioni positive, spesso non riescono a garantire strutture adeguate. Ci sono molti impianti privati che funzionano, certo, ma costano e il loro uso finisce inevitabilmente per escludere i tanti che non possono permetterseli. L’ideale sarebbe invece sfruttare gli edifici pubblici. Stiamo lottando per questo, abbiamo recuperato circa 40 milioni di vecchi fondi messi a disposizione dall’Unione europea. La Regione ha pubblicato il bando ma adesso, ancora una volta, tocca ai Comuni presentare i progetti per il recupero e la manutenzione delle strutture. Senza di questi tutto resta bloccato. È una grave perdita se si considera che si tratta di finanziamenti a Fondo perduto, che se non spesi non tornano alla Sicilia ma vanno persi per sempre”.
 
La nuova riforma di Sport e periferie potrebbe peggiorare ulteriormente la sitauzione?
“Comporterà complessivamente una perdita per la Sicilia. Se è vero che la ridistribuzione per popolazione penalizzerà di più altre Regioni del Sud, con meno abitanti, è anche vero che la Sicilia, che negli scorsi anni si è aggiudicata circa il 20% dei fondi a disposizione, si fermerebbe intorno al 10-11%. Il senso stesso dell’azione del Governo dovrebbe essere quella del recupero delle aree disagiate. La Sicilia è sicuramente una delle Regioni che più ne avrebbe bisogno vista la condizione delle proprie periferie. Se invece saranno le Regioni del Nord a beneficiare di più fondi, come si colmerà il già pesante gap tra zone sviluppate e no?”.
 
Quali ripercussioni ha l’inefficienza degli impianti sugli atleti siciliani?
“In Sicilia abbiamo tantissime eccellenze, dalla scherma agli sport di fatica, primo tra tutti il ciclismo. La mancanza di impianti adeguati, però, incide sull’inserimento delle nuove reclute. Considerando anche le disastrose condizioni delle palestre in tantissime scuole siciliane e la carenza di docenti di educazione fisica, a chi devono rivolgersi i ragazzi se gli impianti pubblici non sono efficienti? Chi può va in strutture private, chi non può permetterselo resta escluso. È questo circolo vizioso che intendiamo spezzare. Un altro problema riguarda le squadre che competono a livello nazionale. In tanti casi pagano la carenza di sponsor e quindi per andare avanti avrebbero bisogno più che mai di impianti pubblici adeguati. Ci sono da considerare, inoltre, tutti i benefici che deriverebbero dall’avere a disposizione impianti efficienti in Sicilia in termini di turismo sportivo e di conseguenti ritorni economici per l’Isola. In questo momento non siamo in grado di ospitare grandi eventi. Basti pensare ai Mondiali di pallavolo che si disputano in questi giorni. La finale si giocherà a Torino nell’unica struttura risultata idonea alle regole fissate dalla Federazione internazionale. Con impianti adeguati, non avremmo potuto ospitarla in Sicilia?”
 
Siracusa, l’esempio virtuoso. L’assessore Lo Iacono: “Risultati frutto di un Piano partito nel 2014”
SIRACUSA – Unico esempio virtuoso, dicevamo, il Comune di Siracusa. Come è riuscito il capoluogo a ottenere risultati sopra la media regionale? Lo abbiamo chiesto all’assessore allo Sport, Nicola Lo Iacono.
 
Qual è il piano dell’Amministrazione per la manutenzione degli impianti sportivi della città?
“In tema di impiantistica, la linea della nostra Amministrazione è in perfetta continuità con la precedente, visto che il nuovo sindaco, Francesco Italia, ha ricoperto a lungo l’incarico di assessore allo Sport. L’incoraggiante dato rilevato per il 2018 è il frutto di un piano di interventi di manutenzione attuati a partire dal 2014 e che ci ha consentito di ammodernare tutte le strutture della città, anche quelle a servizio dei quartieri e delle frazioni di Cassibile e Belvedere, con una spesa complessiva di oltre 4 milioni. Una tale impegno per lo sport, che a Siracusa non si vedeva dai tempi del compianto Concetto Lo Bello, ci consente di guardare al futuro con più serenità e di occuparci solo di interventi occasionali”.
 
Per consolidare i risultati ottenuti, quali finanziamenti sono previsti e su quali strutture si interverrà?
“Per il futuro siamo concentrati sui tre principali impianti. Al Pippo Di Natale, il più frequentato da agonisti ed amatori, dove un mese fa si sono conclusi i lavori sulla pista di atletica leggera ottenendo l’omologazione della Fidal per le gare ufficiali, a breve cominceremo l’intervento sul campo di calcio (con annessi spogliatoi e tribuna) dove la terra battuta sarà sostituita dall’erba sintetica. Per lo stadio Nicola De Simone e per la Cittadella dello Sport abbiamo scelto la strada della gestione affidata ai privati con l’onere di effettuare la manutenzione. Nel primo caso, il bando di gara sarà pubblicato nelle prossime settimane e sarà prestata molta attenzione al manto in erba sintetica realizzato nel 2017 grazie al Credito sportivo. Quanto alla Cittadella, dove la gestione è già stata assegnata da tempo con risultati soddisfacenti, a breve inizieranno i lavori per l’ammodernamento del tensostatico che ospiterà un campo polivalente”.
 

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