Infermieri, in Sicilia ne mancano diecimila - QdS

Infermieri, in Sicilia ne mancano diecimila

Serena Giovanna Grasso

Infermieri, in Sicilia ne mancano diecimila

martedì 25 Settembre 2018

Sono i dati elaborati dal centro studi Fnopi (Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche). Per garantire un adeguato impegno assistenziale il rapporto ottimale è di tre unità per ciascun medico

PALERMO – Ammonta a quasi diecimila unità il numero degli infermieri mancanti all’appello in Sicilia.
 
Secondo i dati elaborati dal centro studi Fnopi (Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche), a partire dai dati del Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato, sarebbero 17.464 gli infermieri operanti nelle aziende sanitarie siciliane: ovvero, nemmeno due unità ogni medico (precisamente 1,9 infermieri ogni medico). Come indicato a livello internazionale, il rapporto ottimale tra medici e infermieri dovrebbe essere di uno a tre. In questo senso, è possibile affermare che in Sicilia mancano 9.755 infermieri. Così, non viene garantito un adeguato impegno assistenziale.
 
Anche l’Organizzazione mondiale della sanità sottolinea che percentualmente ci sono molti medici rispetto al numero di abitanti, ma pochi infermieri rispetto al numero di medici.
 
Il numero degli operatori del sistema sanitario è cresciuto negli ultimi dieci anni. La percentuale di medici è di 3,8 ogni 1.000 abitanti, un valore più elevato rispetto alla media europea (3,6 ogni 1.000 abitanti). Invece, il numero di infermieri rimane basso: 6,1 ogni 1.000 abitanti, mentre la media europea è di 8,4.
 
Secondo l’analisi condotta dal Centro studi Fnopi, le uniche regioni che hanno raggiunto la media sono Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Molise e Bolzano (queste ultime due hanno una sola azienda sanitaria). Ciononostante, in alcune aziende sanitarie delle suddette regioni l’equilibrio non si raggiunge e riemerge comunque una carenza, spesso legata anche all’utilizzo degli infermieri nella varie articolazioni territoriali.
 
Il resto d’Italia presenta carenze regionali per raggiungere il rapporto ottimale di cura tra medici e infermieri che vanno dal picco di 9.755 unità mancanti in Sicilia ai 616 infermieri in meno nelle Marche. Secondo i dati Istat, circa il 40% degli infermieri occupati nel Ssn svolge straordinario. Si tratta quindi su circa 270mila dipendenti di 108mila unità di personale. Di questo straordinario circa il 45-50% è in eccesso rispetto ai normali parametri, il che significa che su 180mila unità di personale, per ridurre di questa percentuale lo straordinario, sarebbero necessarie 49.000–54.000 unità aggiuntive di personale.
 
Ogni infermiere dovrebbe assistere al massimo sei pazienti per ridurre del 20% la mortalità. In Sicilia la media si raddoppia, salendo a dodici pazienti per infermiere. In regioni come Campania e Lazio addirittura si arriva rispettivamente a diciassette e quindici pazienti per infermiere.
 
Come scrive il centro studi di Fnopi, “l’urgenza è spesso tamponata non assumendo personale, ma per risparmiare utilizzando quello messo a disposizione da cooperative o col lavoro interinale, cosa che non aiuta né la professionalità del singolo, stressato e sottopagato né il professionista numericamente insufficiente a erogare un’assistenza di qualità né un’assistenza specializzata che i professionisti potrebbero erogare ma che le organizzazioni con scarso organico non riescono a riconoscere e valorizzare adeguatamente”.

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