Olio extra vergine d'oliva, crollo della produzione - QdS

Olio extra vergine d’oliva, crollo della produzione

Elio Sofia

Olio extra vergine d’oliva, crollo della produzione

martedì 20 Novembre 2018

Acquazzoni e forte vento hanno spazzato via le olive dai rami e sradicato gli alberi dal terreno. Il colpo di grazia è arrivato dagli insetti (mosca e tignola). I danni più gravi in Puglia (-40%)

ROMA – Il maltempo quest’anno non ha risparmiato, tra i tanti danni arrecati, nemmeno la produzione di olio extra vergine di oliva. Si parla di una produzione quasi dimezzata con un crollo vicino al 40% del raccolto di olive Made in Italy.
 
Se il forte vento e gli acquazzoni hanno spazzato via le olive dai rami e sradicato gli alberi dal terreno, il colpo di grazia è arrivato anche per colpa degli insetti in quanto il maltempo ha favorito l’attacco di mosca e tignola, nemici numero uno della pianta.
 
A differenza della scorsa campagna olivicola che si era chiusa con il segno positivo, quella 2018 registra il rosso negativo diffuso lungo tutto lo stivale; un crollo dei raccolti con un valore vicino ai minimi storici per la pianta simbolo della dieta mediterranea pesantemente colpita dalla tropicalizzazione del clima.
 
La Puglia, secondo Coldiretti, si conferma essere la principale regione di produzione, con 87 milioni di chili, nonostante il calo del 58%, mentre al secondo posto si trova la Calabria, con 47 milioni di chili e una riduzione del 34%, e sul gradino più basso del podio c’è la Sicilia dove il taglio è del 25%, per una produzione di 39 milioni di chili, mentre in Campania il raccolto è di 11,5 milioni di chili, in riduzione del 30%.
 
Al centro diminuisce a 11,6 milioni di chili la produzione in Abruzzo (-20%) e a 14,9 milioni di chili nel Lazio (-20%) mentre aumenta a 15 milioni di chili in Toscana (+20%) come nel nord dove complessivamente – precisa Coldiretti –si registra un aumento del 30%.
 
Tornando sui disastrosi numeri produttivi della Sicilia, in provincia di Caltanissetta e Palermo è previsto un calo produttivo notevole con punte clamorose come nel Cerdese dove la perdita arriverà all’80%, mentre a Menfi o Castelvetrano, dove le tecniche colturali negli ultimi anni hanno fatto passi in avanti, le perdite sono state molto più contenute, con un massimo del 30%. In salvo sembra invece essere la produzione dop Nocellara del Belice, l’oliva da tavola tra le più conosciute e apprezzate a livello internazionale: le perdite a livello quantitativo, verranno mitigate da un frutto dalla taglia maggiorata dall’acqua caduta abbondantemente.
 
Oltre al dramma dei coltivatori si prospetta “la fregatura” per i consumatori; alto infatti il rischio che data la scarsa quantità di olio extra vergine 100% italiano e il relativo balzo dei prezzi, si possa ricorre al taglio delle olive con quelle non italiane provenienti dalla Spagna, dalla Grecia o dalla Tunisia.
 
A far clamore ancora una volta l’accordo commerciale sottoscritto dall’Unione Europea che ha spalancato a “dazio zero” le porte del mercato all’olio di produzione tunisina.
 
Nel 2018 gli arrivi di olio dalla Tunisia sono tra l’altro quasi triplicati (+170%) e potrebbero crescere ulteriormente e l’Unione Europea dovesse rinnovare l’accordo per 35mila tonnellate all’anno scaduto il 31 dicembre 2017, oltre alle 56.700 tonnellate previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia (in vigore dal 1998).
 
Il consumatore ha davvero poche armi al suo arco per difendersi dall’etichetta delle bottiglie di olio della grande distribuzione; le diciture non garantiscono per nulla l’origine di provenienza delle olive e la più gettonata “miscela di oli di oliva comunitari” non è certo elemento di garanzia e qualità essendo solo l’olio 100% extra vergine di oliva italiano, l’unico la cui qualità e le cui proprietà non hanno rivali a livello internazionale.
 
In attesa che ci si muova a livello politico con maggior orgoglio a difesa del prodotto nazionale, per non cadere nella trappola del mercato, il consiglio al consumatore è quello di diffidare dei prezzi troppo bassi, guardare con più attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per cento da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi.
 

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