Violenza negli ospedali siciliani. Medici e istituzioni a confronto - QdS

Violenza negli ospedali siciliani. Medici e istituzioni a confronto

Redazione in collaborazione con Cimo

Violenza negli ospedali siciliani. Medici e istituzioni a confronto

venerdì 14 Dicembre 2018

A Palermo il convegno organizzato da Cimo a cui hanno preso parte i vertici della Regione

Il diritto della garanzia, il dovere del fare. È il tema di un convegno organizzato il 1° Dicembre a Villa Magnisi, nella sede dell’Ordine dei medici di Palermo, dal dott. Antonio Iacono, componente nazionale della Commissione Emergenza 118 Cimo (Sindacato medici ospedalieri con ruoli anche nelle aree di emergenza) e responsabile del Trauma center dell’Ospedale Villa Sofia di Palermo.
 
Il fenomeno della violenza negli Ospedali è in crescita. Soprattutto nell’Italia meridionale, come rilevano i dati statistici. Se in Italia il 65% di medici e infermieri dichiarano di aver subito almeno un’aggressione verbale o fisica, nel Sud Italia e nelle Isole il dato sale al 72,1%. Delle 3.000 aggressioni l’anno le denunce sono soltanto 1.200. Vittime nel 70% dei casi sono le donne, soprattutto guardie mediche.
 
Le lunghissime attese nei Pronto Soccorso, la carenza di personale medico e paramedico, carenza posti letto, invasione di barelle con persone sofferenti in spazi affollati senza nessuna garanzia di riservatezza, la mancata accoglienza anche per i parenti che spesso aspettano in piedi per ore, la difficoltà degli accompagnatori di avere informazioni sullo stato di salute dei pazienti, producono ansia e stress, e in alcuni casi una grande esasperazione degli utenti. La gentilezza e la comprensione del personale ospedaliero non possono sopperire alla carenza di personale, e di strutture che facciano da filtro per gli utenti. Ma la violenza non è mai giustificata, in nessun caso.
 
Una realtà insostenibile per gli operatori e per gli utenti. Perché tanta violenza? Un video, con alcune testimonianze di esperienze vissute, ha aperto un interessante dibattito sulla analisi del fenomeno, sulla ricerca delle cause e sulle proposte risolutive. L’incontro, moderato dal prof. Franco Di Maria, psicologo clinico dell’Università di Palermo, si è svolto in due tavole rotonde molto partecipate, con gli interventi di Operatori di prima linea – Primari di Pronto Soccorso di Palermo: dott. A. Puleo Osp. Villa Sofia, dott.ssa P. Ajovalasit Primario Pronto Soccorso pediatrico Osp. Cervello, dott. B. Seidita Osp. Cervello, dott. M. Geraci Osp. Civico, dott. V. Provenzano Partinico (Pa); il coordinatore nazionale commissione Emergenza 118 dott. G. Ferrara, il presidente provinciale Palermo-Trapani Muds (Associazione infermieri e soccorritori 118) dott. C. Alagna, il direttore centrale 118 Pa-Trapani dott. F. Genco.
 
Tra gli intervenuti il presidente dell’Ordine dei medici di Palermo prof. Salvatore Amato, il vicepresidente dell’Ordine dei medici di Messina dott. Antonio Lembo, il vicepresidente dell’Ordine dei medici di Trapani dott. Vito Barraco, il direttore Uoc chirurgia toracica dott. G. Casablanca Osp. Papardo di Messina, dott.ssa R. Muratori, consigliera dell’Aidm (Associazione donne medico), la Prof. G. Perricone presidente della Società italiana di psicologia pediatrica, ing. Mario La Rocca direttore generale assessorato regionale alla Salute, dott. Guido Quici presidente naz. Cimo, dott. Riccardo Spampinato segretario nazionale organizzativo Cimo, dott. Salvatore Requirez direttore sanitario Asp 6 di Trapani.
 
In apertura l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, ha comunicato di avere disposto per la sicurezza delle guardie mediche un finanziamento per l’impiego di personale specializzato e di videocamere per la vigilanza. Inoltre, l’assessore ha dichiarato che c’è stato un incremento di posti letto nei reparti per i malati acuti, al fine di decongestionare l’affollamento nelle aree di emergenza. Inoltre, ha assicurato l’assessore, arriverà un altro finanziamento per la ristrutturazione dei locali dei Prontosoccorso, naturalmente nei tempi necessari per superare la complessità degli ingranaggi. Sono intervenuti anche Toto Cordaro assessore regionale Territorio e Ambiente, Giseppe Milazzo, VI commissione reionale. Salute servizi sociali e sanitari, Roberto Lagalla La Galla, assessore regionale alla Formazione, Alessandro Aricò componente commissione regionale Bilancio.
Numerosi i temi su cui si sono confrontati gli addetti ai lavori. Da parte di alcuni partecipanti la militarizzazione delle strutture è insufficiente se non si affrontano misure fondamentali per ottimizzare la permanenza degli utenti e il lavoro del personale:
 
1. Organizzazione: Il paziente al centro di tutto. Accorciare i tempi di attesa. Bando di concorsi per assunzione di personale.
 
2. Comunicazione: creare le condizioni per una accoglienza che risponda alle aspettative del paziente; una comunicazione veloce e rassicurante tra personale e accompagnatori.
 
3. Formazione: Promuovere percorsi formativi per il personale sanitario per la gestione delle relazioni con gli utenti, in primo luogo, e con gli accompagnatori.
 
4. Informazioni: Migliorare negli ospedali e nei servizi sanitari dei percorsi guidati con indicazioni chiare che guidino l’utente (banali cartelli, frecce, targhette etc.). Particolarmente rilevante sarebbe la presenza di hostess che aiutino gli utenti a districarsi nei labirinti degli Ospedali.
 
5. Educazione: casi frequenti di cattiva educazione; in alcune circostanze la cultura della sopraffazione è la causa della violenza, come nella Scuola tra alunni, genitori e insegnanti.
 
6. Pianificazione, analisi dei comportamenti, integrazione
 
7. Bilanciamento dei diritti e dei doveri degli utenti e degli operatori
 
A conclusione dei lavori, il moderatore Prof. Franco Di Maria ha voluto sottolineare quali possono essere le radici remote della violenza, che può essere considerata l’ultima difesa degli incapaci. Viviamo un tempo dominato dalla egolatria, dall’egoismo come regola di vita e di relazione, oltre che in un clima in cui prevale il sentimento dell’odio e della prevaricazione.
 
Nel nostro Paese non ci si è mai preoccupati di realizzare nella Scuola di ogni ordine e grado, a partire dalla Scuola dell’infanzia, un serio programma di educazione e alfabetizzazione affettiva, emotiva e relazionale per promuovere le competenze relazionali e l’intelligenza emotiva.
 
R.C.
per Cimo Sicilia

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