Treni vecchi e lenti, come viaggiare in diligenza - QdS

Treni vecchi e lenti, come viaggiare in diligenza

Roberto Pelos

Treni vecchi e lenti, come viaggiare in diligenza

martedì 08 Gennaio 2019

In Sicilia, su 1.490 km di rete ferroviaria, solo 190 a doppio binario ed elettrificati. La Siracusa-Ragusa-Gela si percorre in tre ore ad una velocità media di 55 km/h. Da Ragusa a Trapani necessarie 11 ore e 50 minuti (4 cambi), più di un volo Roma-Città del Messico

PALERMO – “Pendolaria” è il dossier di Legambiente, che come ogni anno, ci fa un quadro esaudiente del trasporto ferroviario regionale nel nostro Paese. Prima emergenza rilevata dall’indagine in oggetto, il ritardo o l’assenza di investimenti in cui versano tante infrastrutture che renderebbero senza dubbio migliori i viaggi di un gran numero di persone che si spostano quotidianamente in treno.
 
Complessivamente la rete ferroviaria isolana è lunga 1.490 km e dei 1.379 chilometri della rete Rfi, ce ne sono 190 a doppio binario ed elettrificati e i restanti 1.189 a binario semplice, di cui 611 elettrificati e 578 non elettrificati.
 
In Sicilia, gli interventi da effettuare sono quelli che riguardano il potenziamento e l’elettrificazione della linea Siracusa-Ragusa-Gela che interessa 580 mila pendolari per un costo di 235 milioni di euro senza risorse invece disponibili allo stato attuale; il progetto prevedeva, nel 2005, sei anni di lavori e 183 milioni di euro di investimenti iniziali per far diminuire, a regime, il tempo di percorrenza totale dei treni viaggiatori, dalle tre ore attuali a 30 minuti; purtroppo, per i 181 km a semplice binario nel sud della Sicilia non si hanno più notizie di quel progetto né della sua applicazione.
 
Nel frattempo, nonostante la tratta ferrata colleghi tre province, la linea non è elettrificata e la velocità media è di 55 km orari con le inevitabili lamentele dei pendolari.
 
Altri lavori sono necessari per il completamento delle linee tranviarie di Palermo attraversate da 150 mila persone. La disponibilità ammonta a 426 milioni di euro a fronte di 698 mln necessari per la realizzazione.
 
Le nuove sette linee vanno a completare i percorsi delle quattro linee esistenti, integrandoli e connettendo le periferie al centro cittadino, al passante ferroviario e all’anello ferroviario. Sono in totale circa 67 km di nuovi binari con le prime quattro nuove linee A-B-C-E (Stazione Centrale-Stadio; Notarbartolo-Duca della Verdura; Ponte Calatafimi-Orleans Centrale; Piazza De Gasperi-Stazione Francia), finanziate con 426 mln di euro e vedranno la luce entro il 2022. Le somme provengono in parte dal “Patto per Palermo” (198 mln), dalla Regione Sicilia (50 mln) e da altre risorse inclusi i co-finanziamenti di privati.
 
Per le altre tre linee (Bonagia-Orleans; Giachery-Balsamo e Sferracavallo-Cardillo) i tempi saranno più lunghi e ancora non si conosce una data.
 
Altra questione critica – rilevata dalle associazioni dei consumatori – attiene ai tagli subìti in questi anni dal servizio ferroviario, che, per la nostra regione ha visto un decremento del 5,6% a fronte di un 11,3% nell’aumento delle tariffe per 428 corse tra le 51 della Circumetnea e le 377 di Trenitalia.
 
Altro tema di grande importanza è quello che riguarda l’età dei treni in circolazione: la Sicilia (una delle realtà in cui le cose miglioreranno nei prossimi anni grazie agli investimenti programmati nei contratti di servizio con Trenitalia) l’età media del materiale rotabile è di 19,5 anni, superata soltanto dai convogli della Basilicata e della Puglia (20,1 anni per entrambe) e della Campania (19,8). Qua, i treni con più di 15 anni sono il 58,9%, di meno soltanto in confronto a quelli della Sardegna (67,8%), della Campania (65,6%) e dell’Umbria (63,4%).
 
Nella nostra terra i treni sono 174 in una graduatoria che vede in testa la Lombardia con 432 convogli mentre la differenza dell’età media del materiale rotabile tra il 2015 e il 2018 è di -3 anni in difetto soprattutto rispetto alla Campania (+2,5).
 
Il dossier riporta in seguito un aggiornamento della situazione che vivono i pendolari delle dieci linee peggiori d’Italia individuate lo scorso anno. Riguardo l’Agrigento-Palermo, secondo Legambiente, “il tempo di percorrenza è di 1 ora e 55 minuti (per il treno più veloce), la velocità media di 67 km/h, e sono 12 le coppie di treni che quotidianamente percorrono la linea lunga 137 km ed elettrificata dagli anni 90.
 
Malgrado la domanda di spostamento tra le due città sia molto rilevante, solo una percentuale bassa si sposta in treno e la ragione sta nel fatto che i treni sono pochi rispetto alla capacità della linea e risultano molto spesso in ritardo, specialmente nelle giornate di pioggia quando in molte stazioni si allagano i binari e si verificano frane”.
 
Intanto, si è riunito lo scorso mese di dicembre, nella sede dell’Assessorato regionale delle Infrastrutture, l’Osservatorio sull’andamento del servizio ferroviario in Sicilia. Istituito con decreto dell’assessore regionale Marco Falcone, secondo quanto stabilito dall’articolo 18 del contratto di servizio fra Trenitalia e Regione Siciliana, l’incontro è stata l’occasione per entrare subito “nel vivo dei problemi all’ordine del giorno nella circolazione dei treni – ha spiegato l’assessore Falcone – iniziando a raccogliere, grazie a un organismo che si invocava dal 2013 ma mai era stato creato, le proposte di chi ogni giorni vive pregi e difetti del servizio offerto da Trenitalia”.
 
“Stiamo tenendo e terremo alta l’attenzione sui treni in Sicilia – ha sottolineato Marco Falcone – anche grazie al supporto di rappresentanti e attori della mobilità su rotaia. Tutto il lavoro dell’Osservatorio servirà ad aggiornare la Carta dei servizi che sarà migliorata secondo le aspettative degli utenti”.
 

 
Giosué Malaponti, presidente del Comitato dei Pendolari siciliani
 
Presidente Malaponti, cosa occorre fare per migliorare la situazione in Sicilia?
“Il trasporto ferroviario siciliano in questi ultimi anni sta attraversando momenti veramente difficili. Sono molti i territori che si sono visti azzerare quasi del tutto il trasporto ferroviario: Siracusa, Ragusa, Modica, Gela, Caltanissetta, Caltagirone, Alcamo-Trapani Via Milo. La marginalità degli investimenti per il trasporto ferroviario in Sicilia è evidente e gli investimenti statali e regionali premiano la strada a danno della ferrovia, ma sempre al Centro-Nord. Il tema appena introdotto deve entrare nell’agenda delle politiche nazionali e regionali, passando attraverso maggiori risorse per il servizio di trasporto pendolare e per le infrastrutture dell’Isola.
“Mentre, ancora una volta, si parla di rilancio delle infrastrutture ferroviarie, i siciliani aspettano di vedere realizzate quelle opere che furono iscritte nel primo APQ (Accordo di Programma Quadro) tra Regione Siciliana (Cuffaro presidente) e il Ministero dei Trasporti (Lunardi Ministro), quasi vent’anni fa, e precisamente nei primi giorni di ottobre del 2001.
 
Questo il quadro della situazione nell’intera rete siciliana:
 
Raddoppio Catania-Palermo
Il raddoppio della Catania-Palermo doveva essere l’unica linea ad alta velocità e capacità a collegare Palermo con Catania in 1 ora e 20 minuti, mentre sembra che finisca la sua corsa veloce da Catania a Raddusa-Catenanuova e il rimanente tracciato resterà ad unico binario sino a Fiumetorto anche se verrà ammodernato, chissà quando, in considerazione che al momento non ci sia alcun importo finanziato.
 
Castelbuono-Patti
Nel 2003 erano previsti per il raddoppio 4,3 miliardi oggi scomparsi dai finanziamenti.
 
Fiumefreddo-Giampilieri
Fino a quando non vedremo posta la prima pietra e l’apertura dei cantieri non ci bastano le conferenze dei servizi che restano solo passaggi obbligati.
 
Caltagirone-Gela
La linea è chiusa dall’11 maggio 2011 per il crollo di alcune arcate del ponte ferroviario, finito di demolire nell’ottobre 2014 ed anche qui un nulla di fatto a distanza di sette anni e mezzo ma non si danno date certe di quando inizieranno i lavori visto che è stato finanziato un importo di 90 milioni per la riapertura e la messa in sicurezza degli altri viadotti del tracciato.
 
Gela-Canicattì
In questa tratta sono stati spesi per ammodernamenti 35 milioni, da oltre tre anni e mezzo, lasciando la stessa ancora non elettrificata.
 
Alcamo-Trapani Via Milo
Linea ferroviaria chiusa per smottamenti dal 25 febbraio 2013 e ad oggi non viene prospettato nessun intervento di riapertura, se non il finanziamento sbandierato di circa 70 milioni risalente a circa 4 anni fa che è diventato oggi di oltre 140 milioni ma di date certe di inizio lavori non se ne parla.
 
“Di tutte queste opere elencate – continua Malaponti – qualcuno ci potrà spiegare lo stato dei lavori e/o dei finanziamenti che in alcuni casi dal 2003 ad oggi sono stati quasi raddoppiati? Una volta per tutte è possibile avere il quadro della situazione di questi annunciati, oramai da oltre 15 anni, 14 miliardi da spendere in Sicilia? è possibile avere il Piano degli Investimenti aggiornato con il relativo cronoprogramma che stabilisce tempi, modi, progetti e finanziamenti già confermati?”
 
Avete in programma iniziative per sensibilizzare le istituzioni in tal senso?
“Un forte e moderno servizio ferroviario è indispensabile per costruire un sistema dei trasporti efficiente nelle aree metropolitane. Il 13 dicembre 2018 si è insediato il Tavolo di confronto con le rappresentanze dei consumatori e delle associazioni dei passeggeri e delle persone a mobilità ridotta e con disabilità , istitutito per la prima volta in Sicilia dall’Assessorato regionale delle Infrastrutture e della Mobilità. Riteniamo questo “Tavolo di Confronto, uno strumento utile dove poter portare e pianificare le istanze dell’utenza pendolare e dei territori. Ciò non toglie che continueremo come sempre, con ogni mezzo legale, nella nostra battaglia per una mobilità eco ed equo-sostenibile che veda uscire finalmente la Sicilia da quella gogna di arretratezza in cui è stata relegata,volutamente, non solo da una classe politica regionale poca attenta ai bisogni dello sviluppo del territorio pari passo a quello nazionale ma anche da parte dei parlamentari nazionali, che in tutti questi anni, non hanno portato avanti un attento programma di progettazione e di finanziamenti per cercare di fare uscire il territorio siciliano da quel gap infrastrutturale che ha allontanato la Sicilia dal continente Italia.

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