Bancomat Pay, per pagare con il cellulare - QdS

Bancomat Pay, per pagare con il cellulare

Andrea Carlino

Bancomat Pay, per pagare con il cellulare

venerdì 11 Gennaio 2019

È partito il nuovo metodo di pagamento che trasforma lo smartphone in un bancomat. Con le app messe a disposizione i cittadini potranno anche fare trasferimenti di denaro

ROMA – Con l’inizio del nuovo anno è partito il servizio di pagamento Bancomat Pay, lo strumento che permette a circa 37 milioni di correntisti titolari di bancomat di comprare online utilizzando semplicemente il proprio smartphone e numero di cellulare, di inviare denaro in tempo reale ad un’altra persona e di pagare tasse e multe con PagoPA.
 
Tutte le applicazioni messe a disposizione per pagare sono gratuite: Apple Pay, Samsung Pay e Google Pay permettono di utlizzare lo smartphone o lo smartwatch come strumento per il pagamento sul Pos contactless.
 
L’unico limite sta nella disponibilità di chi possiede solo un determinato smartphone insieme a una carta specifica convenzionata col sistema e il mercato ancora diviso costringe a utilizzare un altro mezzo di pagamento se si sostituisce il cellulare o si cambia banca.
 
Inoltre, sono ancora pochi i negozi (concentrati per lo più nelle grandi città) che permettono di ricorrere a queste app per pagare con il proprio smartphone.
 
L’avvento della moneta elettronica deve però fare i conti ancora con la potenza del contante, che costa all’economia del nostro Paese circa mezzo punto di Pil in termini di gestione (8 miliardi di euro, secondo una stima dell’Associazione bancaria italiana).
 
Uno degli ostacoli maggiori alla diffusione dei pagamenti elettronici sono le commissioni che i commercianti devono versare alle banche per ogni acquisto pagato tramite Pos.
 
In merito a tale questione la Bancomat S.p.a. ha garantito l’annullamento delle commissioni interbancarie per i pagamenti sotto i 15 euro.
 
Non c’è però alcuna garanzia che, una volta azzerata la somma che la banca del Pos del gestore versa a quella legata alla carta del cliente, di conseguenza si abbassino le commissioni dirette che la banca fa pagare all’attività.
 
Un altro intoppo che rende ancora poco appetibile il pagamento elettronico deriva dai costi fissi e delle commissioni (soprattutto per i piccoli importi) che un negoziante che ha un Pos deve sostenere con una delle principali banche italiane.
 
Secondo una ricerca dell’associazione consumatori Altroconsumo, l’esercente che ha un Pos con una delle principali banche italiane (ad esempio Intesa Sanpaolo) può far pagare con carta di credito una cioccolata calda da 4,50 euro.
 
Le commissioni portano via 50 centesimi, l’11% dell’incasso.Per importi superiori (per esempio 90 euro per un taglio, piega e colore dal parrucchiere), cala leggermente la percentuale che finisce nelle casse delle banche (siamo all’8% circa di Monte dei Paschi di Siena, ma comunque sono 7,20 euro).
 
Questo spinge i commercianti all’applicazione di sovraprezzi a chi paga importi piccoli con la carta di credito. Una pratica vietata dalla legge, ma molto diffusa, come dimostrano le segnalazioni di sovraprezzi per l’acquisto di biglietti e abbonamenti del trasporto pubblico, servizi di lavanderia, bevande e alimenti nei negozi piccoli arrivate all’Antitrust, che è intervenuta di recente per ribadire il divieto e ricordare che le violazioni segnalate subiranno sanzioni.
 
Dal canto loro i negozianti si difendono dal caro commissioni mettendo in guardia i clienti con cartelli che affermano di non accettare questo metodo di pagamento per importi inferiori ad una certa cifra e/o durante i saldi. Una pratica illegale, ma per la quale non esistono sanzioni.
 
Introdurre incentivi fiscali per l’installazione del Pos – afferma Altroconsumo – potrebbe essere una soluzione per incoraggiare gli esercenti e favorire lo sviluppo del sistema di pagamento elettronico.

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