Turismo sostenibile, la Sicilia gioca in serie B - QdS

Turismo sostenibile, la Sicilia gioca in serie B

Paola Giordano

Turismo sostenibile, la Sicilia gioca in serie B

venerdì 25 Gennaio 2019

Nessun Parco o Riserva dell’Isola può fregiarsi della Carta europea sulla qualità dei servizi. I visitatori, italiani e stranieri, scelgono sempre altre destinazioni dotate di marchio di qualità. Senza tutela e valorizzazione delle aree protette i tesori naturali sono destinati all’oblio

PALERMO – Tra i nove parchi italiani che hanno ottenuto (o rinnovato) la Carta europea per il turismo sostenibile, della Sicilia non c’è nemmeno l’ombra.
 
Nonostante l’Isola pulluli di aree protette – se ne contano un’ottantina tra parchi e riserve – scorrendo l’elenco di quelle che sono state premiate a Bruxelles alla fine dello scorso anno, non vi è traccia delle siciliane. Nessuna di esse ha infatti ricevuto il Diploma che l’Europarc federation concede agli Enti che riescono a presentare un piano d’azione sostenibile che, puntando alla sensibilizzazione del grande pubblico nei confronti del rispetto dell’ambiente, abbia come obiettivi la tutela e il miglioramento del patrimonio naturale. E – cosa che non guasta – il rilancio delle attività economiche a esso collegate.
 
Ad aver ottenuto per la prima volta il riconoscimento europeo che prevede l’elaborazione di strategie e piani d’azione particolareggiati per il territorio al fine di produrre benefici per l’ambiente e per i visitatori, ma anche per le comunità che in quell’area vivono e le imprese che attorno a esso proliferano, per l’Italia sono stati il Parco regionale Alpi Apuane e l’Area marina protetta di Porto Cesareo. A rinnovarlo, invece, sono stati: i Parchi regionali Veglia Devero Ossola, il Parco nazionale Val Grande, il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, il Parco regionale Colli Euganei, il Parco regionale delle Dune Costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo, il Parco nazionale della Sila e il Parco naturale Adamello Brenta.
 
I vantaggi che derivano dall’aver conseguito tale certificazione sono tanti: dalla possibilità di influenzare lo sviluppo del turismo sul proprio territorio a quella di lavorare in connessione con le altre aree europee, passando per l’opportunità di costruire una base per rafforzare i rapporti con le imprese turistiche locali e dare forza alla credibilità dei propri compiti presso potenziali finanziatori.
 
Eppure l’Isola, che vanta un parco nazionale (quello dell’Isola di Pantelleria), cinque parchi regionali (in ordine di estensione Nebrodi, Etna, Monti Sicani, Madonie e Alcantara) e una settantina di riserve naturali, continua a restare nell’ombra: neanche tra le aree protette premiate degli anni precedenti appare il nome di una siciliana.
 
I nostri parchi offrono luoghi e squarci che non hanno niente di meno di quelli del resto della Penisola. La sola bellezza però non basta: servono programmi di sviluppo che mirino a migliorare l’esperienza turistica del visitatore, sensibilizzandolo al rispetto dell’ambiente, ma anche e a rilanciare le attività commerciali. I firmatari della Carta, infatti, accettano di adottare metodi di lavoro basati sulla collaborazione tra le autorità delle aree protette, i fornitori dei servizi turistici e le comunità locali. Del resto – come si rileva testo ufficiale redatto dalla Europarc federation – il turismo sostenibile è inteso come “ qualsiasi forma di sviluppo, pianificazione o attività turistica che rispetti e preservi nel lungo periodo le risorse naturali, culturali e sociali, e che contribuisca in modo equo e positivo allo sviluppo economico ed alla piena realizzazione delle persone che vivono, lavorano e soggiornano nelle aree protette”.
 
Di bellezza, dunque, si potrebbe “campare”. Ma il condizionale è d’obbligo, perché quello del turismo sostenibile è per la nostra terra un’altra, purtroppo l’ennesima, opportunità mancata.
 
 
PARCO DELL’ETNA: INTERVISTA AL COMMISSARIO RAGUSA
 
Costituito nel 1987 – sei anni dopo l’approvazione della legge regionale (98/1981) che lo aveva istituito, quello dell’Etna, con i suoi oltre 58 mila ettari di estensione, è il secondo parco regionale più grande della Sicilia. Abbiamo interpellato il commissario straordinario dell’Ente che gestisce tale area protetta, Salvatore Gabriele Ragusa, per capire quali iniziative si stiano mettendo in piedi per sviluppare in modo sostenibile il parco.
 
Tra i parchi che recentemente hanno ottenuto la Carta europea del turismo sostenibile nelle Aree protette, della Sicilia non vi è traccia. Avete presentato o intendete presentare richiesta?
“Lo faremo senz’altro. Premetto che, ricoprendo attualmente il ruolo di commissario straordinario, il mio compito è principalmente quello di occuparmi di tutto ciò che rientra nella gestione ordinaria dell’Ente. Sto però lavorando per lasciare al presidente che verrà nominato la strada spianata. Tra i progetti che abbiamo in cantiere rientra anche il tentativo di ottenere questa certificazione”.
 
Quali sono le altre iniziative che state mettendo in piedi per sviluppare in modo sostenibile il Parco?
“Stiamo lavorando a diverse iniziative: al di là di aver organizzato e di continuare a organizzare numerose escursioni e passeggiate che consentono di ammirare la bellezza del nostro Parco, stiamo indicendo un bando con l’Agenzia del Territorio per riqualificare e promuovere i nostri due edifici posizionati a Zafferana e a Ragalna. Si tratta di due opere fondamentali grazie alle quali potremo effettuare il cosiddetto turismo lento”.
 
 
PARCO DELLE MADONIE: LA PAROLA AL COMMISSARIO CALTAGIRONE
 
Tanti solo i progetti attivati anche nel Parco delle Madonie. Ne abbiamo discusso con Salvatore Caltagirone, commissario straordinario dell’Ente dallo scorso febbraio, al quale abbiamo chiesto se tra di essi ci fosse anche la richiesta della Cets.
 
“Circa vent’anni fa – racconta – il Parco delle Madonie aveva avviatola procedura per ottenere la Cets. Chi molto prima di me avviò le pratiche, quando si trattò di andare a colmare le prescrizioni, si rese però conto che il territorio non aveva le caratteristiche necessarie a ottenere la certificazione e l’iter si interruppe. Nel corso degli anni sono state avviate una serie di iniziative per raggiungere i requisiti richiesti e in particolare sono stati adottati un regolamento per gli acquisti verdi, il Gpp (Green public procurement) e la certificazione delle strutture recettive e ristorative attraverso un marchio di qualità finalizzato al rispetto dell’ambiente. Non ultimo, siamo riusciti, lavorando tantissimo perchè avevamo ricevuto un ‘cartellino giallo’, a far riconfermare il parco nel sistema del Global geoparks network. La Cets dunque può e deve essere un obiettivo e noi stiamo lavorando anche in questa direzione”.
 
Cosa bolle in pentola per sviluppare in modo sostenibile il Parco?
“Ho iniziato a lavorare sin dal mio primo giorno sull’accessibilità del Parco perchè sono dell’idea che se esso non è per tutti non è per nessuno: abbiamo realizzato un’attività ribattezzata ‘Break the limit’, che lo scorso anno ha coinvolto cinque Comuni dell’area e coinvolgerà gli altri dieci nel corso di questo e del prossimo anno. Stiamo lavorando anche per permettere a chi ha difficoltà motorie di vedere il Parco attraverso l’innovazione tecnologica”.
 

 
Vademecum per le aree siciliane
Come ottenere la certificazione
Elaborata nel 1991 dalla Europarc federation con l’obiettivo di preservare il patrimonio naturale delle aree protette, rispettando i bisogni dell’ambiente, dei residenti, delle imprese locali e dei visitatori, la Carta europea per il turismo sostenibile nelle Aree protette (Cets) è una certificazione che permette una migliore gestione delle aree protette per lo sviluppo del turismo sostenibile.
 
Per ottenere la Carta, l’area protetta deve presentare la candidatura ad Europarc federation e intraprendere un processo di formazione, creando e gestendo dei Forum e dei Tavoli di lavoro con i diversi attori dell’area coinvolti a vario titolo nel settore turistico (dalle imprese agli amministratori locali alle associazioni di categoria), e realizzando un’analisi partecipativa e una diagnosi del mercato turistico dell’area protetta, delle strategie già in atto, delle opportunità e dell’impatto dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Segue quindi l’elaborazione di un documento finale di strategia e di un piano d’azione. A questo punto la palla passa a Europarc federation che, dopo la visita di controllo dell’area da parte di un esperto indipendente in turismo sostenibile da loro nominato, se ritiene idoneo il piano d’azione, concede il diploma Cets.
 
Nel corso dei cinque anni di validità della certificazione, l’area protetta deve mettere in pratica il piano d’azione, monitorando e valutando i risultati della propria strategia e, alla fine del quinquennio, presentare un rapporto dettagliato al Comitato di valutazione della Carta europea.
 
La procedura per il rinnovo dell’impegno dell’area verso la Carta include una nuova visita di un esperto in turismo sostenibile, il cui compito è quello di valutare i progressi fatti e gli sforzi messi in atto per raggiungere gli obiettivi prestabiliti, e la presentazione di una nuova strategia quinquennale e del relativo piano d’azione. Il rinnovo dell’adesione da parte della federazione Europarc dipenderà dai progressi raggiunti nell’arco dei primi cinque anni.

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