Contenere il riscaldamento climatico e ridurre i livelli di anidride carbonica - QdS

Contenere il riscaldamento climatico e ridurre i livelli di anidride carbonica

Contenere il riscaldamento climatico e ridurre i livelli di anidride carbonica

sabato 26 Gennaio 2019

Il Cop25 s’incontrerà quest’anno a Santiago del Cile per iniziare a lavorare sui prossimi obiettivi emissivi. In via di sviluppo tecnologia che usa i gas naturali per produrre energia riducendo CO2

GELA (CL) – I cambiamenti climatici possono alterare e minacciare le condizioni di vita dell’umanità. Possono produrre migrazioni su larga scala e grandi competizioni per le risorse aumentando il rischio di nuovi conflitti. È importante intervenire in modo tempestivo. Un passo significativo in tal senso è rappresentato dalla Cop24, ovvero la Conferenza delle Parti promossa dalle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, tenutasi nella città polacca di Katowice.
 
Il messaggio del Summit sul clima è stato chiaro: la minaccia sul clima non è mai stata così urgente. Gli avvertimenti che arrivano dalla comunità scientifica, e in particolare dal Panel di scienziati dell’Onu sul clima (Intergovernmental panel on climate change – Ipcc), dall’organizzazione meteorologica internazionale (Wmo) e dal Piano ambientale dell’Onu (Unep), sono chiarissimi: se l’incremento delle temperature dovesse continuare al ritmo corrente, il riscaldamento climatico dovrebbe superare la soglia di 1,5°C tra il 2030 e il 2052. Ciò rende assolutamente urgente il taglio delle emissioni di gas serra.
 
I livelli di anidride carbonica hanno raggiunto valori record, continua la comunità scientifica la stima è di 405,5 parti per milione (ppm) nel 2017, un valore mai raggiunto prima in atmosfera negli ultimi 3/5 milioni di anni. I livelli di anidride carbonica nel 2015 in atmosfera erano pari a 400,1 ppm. Inoltre, il rapporto “Unep emission gap” rivela che i Paesi devono aumentare di cinque volte le riduzioni di emissioni di gas serra per centrare l’obiettivo.
 
I 196 Paesi che hanno preso parte al summit sul clima hanno firmato il “Katowice climate package”, il cosiddetto libro delle regole con cui attuare l’accordo sul clima di Parigi. Il Katowice climate package stabilisce innanzitutto in che modo i Paesi forniranno informazioni sui loro contributi nazionali per ridurre le emissioni (i cosiddetti Ndcs, Nationally determined contributions), comprese le misure di mitigazione e adattamento e i dettagli sulla finanza climatica destinata alle economie in via di sviluppo. Si tratta di un elemento chiave che definisce gli standard a cui le parti dovranno adeguarsi, rendendo più difficile svincolarsi dall’impegno preso.
 
Forti dubbi sono stati espressi dalla organizzazioni non governative sull’effettiva limitazione dell’aumento della temperatura media globale, entro la fine del secolo, a un massimo di 2 °C, rispetto ai livelli pre-industriali. Ciò che ancora risulta non ben definito è il modo in cui i Paesi aumenteranno i loro obiettivi di taglio delle emissioni. Infatti, al momento attuale, i contributi nazionali per ridurre le emissioni garantirebbero un aumento delle temperature mondiali di ben 3°C rispetto i livelli pre industriali. Vale a dire 1,5 gradi in più rispetto quanto consigliato dall’ultimo report dell’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change).
 
L’Onu si incontrerà di nuovo quest’anno a Santiago in Cile (Cop 25), per mettere a punto gli ultimi elementi del regolamento di Parigi e iniziare a lavorare sui futuri obiettivi emissivi. Il summit sul clima del 2019 sarà preceduto da una pre-Cop25 in Costa Rica, in cui i capi di Stato dovranno dimostrare di aver messo effettivamente in campo le politiche di riduzione di CO2. In America Latina si dovrà anche affrontare il nodo dei 100 miliardi di dollari di trasferimenti dai Paesi ricchi a quelli poveri, promessi alla Cop 15 di Copenaghen, nel 2009, e mai stanziati per intero. L’Italia e il Regno Unito, invece, si sono candidati a ospitare la Cop26, che si terrà nel 2020.
 
Una soluzione alternativa e abbastanza valida è rappresentata dalla Cogent heat energy storage systems (Chess), una startup della cleantech con sede nel Regno Unito, che sta sviluppando una tecnologia che usa i gas naturali per produrre energia con un sistema che rimuove l’anidride carbonica dall’aria.
 
Il sistema funziona mettendo il gas naturale in una fuel cell (cella a combustibile) che genera elettricità e calore. Il calore prodotto viene poi utilizzato per dividere il calcare in calce e anidride carbonica. Sia il biossido di carbonio prodotto dalla fuel cell che il calcare diviso sono allo stato puro, possono essere “sequestrati” facilmente e a basso costo, e la calce che resta alla fine del processo assorbe l’anidride carbonica presente nell’atmosfera. Questo significa sostanzialmente che bruciare del gas naturale diventa una parziale soluzione al problema del cambiamento climatico e non un’aggravante.
 
Proprio nell’ottica di rispondere alle sfide globali dei cambiamenti climatici, a maggio 2018 è stato siglato tra Eni e Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), un Memorandum of Understanding (MOU) per lo sviluppo di ricerche congiunte in quattro aree di alto interesse scientifico e strategico: fusione nucleare, acqua, agricoltura e l’ecosistema artico.
Eni e CNR uniranno le loro capacità di ricerca e sviluppo tecnologico istituendo 4 centri di ricerca congiunti sul territorio, con un impegno economico complessivo di oltre 20 milioni di euro per una durata di cinque anni. Le sedi dei centri di ricerca saranno tutte localizzate nel sud Italia (Gela, Lecce, Metaponto e Pozzuoli), laddove si trovano centri operativi o di ricerca già esistenti.
 
“Questo accordo – ha detto l’Ad Eni Claudio Descalzi – rappresenta per Eni un notevole passo avanti verso lo sviluppo e la realizzazione di tecnologie sempre più efficienti e in grado di creare energia in modo sostenibile e accessibile a sempre più persone. Eni da tempo si sta impegnando a sostenere la ricerca scientifica per la realizzazione di soluzioni concrete e scientificamente solide, che ci consentano di diversificare il nostro mix energetico verso fonti sempre più sostenibili. Inoltre, la collaborazione con un prestigioso centro di ricerche come il CNR, ci consentirà di approfondire anche tematiche che, seppur non direttamente legate al mondo dell’energia, hanno ricadute immediate sia sull’ecosistema sia sulle società”.

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