Attenzione all'obsolescenza programmata - QdS

Attenzione all’obsolescenza programmata

Attenzione all’obsolescenza programmata

martedì 05 Marzo 2019

Un fenomeno che riguarda i dispositivi elettronici, sempre più diffuso dal 2018 ad oggi. Antitrust: sanzioni e accuse coinvolgono Apple e Samsung, le due aziende ricorrono al Tar

ROMA – Dalla fine del 2018 si sente sempre più spesso parlare di obsolescenza programmata, il reato di cui sono stati accusati i due più grandi marchi nel campo degli smartphone: Apple e Samsung. Ma cose è nello specifico l’obsolescenza programmata?
 
Si può definire come una strategia di mercato secondo la quale l’azienda che fornisce un dato prodotto ne limita appositamente il ciclo vitale. In questo modo, il suddetto prodotto diventerà obsoleto agli occhi del consumatore che, quindi, andrà a preferire tutti quei modelli avanzati e funzionalmente migliori. Insomma, tramite accurati provvedimenti i produttori influenzano i consumatori con lo scopo di avere un guadagno maggiore.
 
In ogni caso, essere sicuri di un tale reato è molto difficile in quanto non si può sapere con certezza, tranne nei casi più eclatanti, se quei provvedimenti presi dal produttore sono un caso isolato o fanno parte di un piano di obsolescenza programmata.
 
Per quanto riguarda l’ormai famoso caso aperto dall’Antitrust italiano nel dicembre 2018, Apple e Samsung hanno insistentemente chiesto ai loro clienti di effettuare degli aggiornamenti su dispositivi vecchi pur sapendo che avrebbero causato problemi di malfunzionamento.
 
Nello specifico Apple, a cui è stata data una sanzione di 10mln di euro, ha proposto più e più volte, a partire dal settembre 2016, di installare il nuovo sistema operativo iOs 10 -che è stato sviluppato per gli iPhone 7- ai possessori di iPhone 6, 6 plus, 6s e 6s plus. Tuttavia, la casa madre si è dimenticata di accennare al fatto che tale upgrade richiedeva maggiore energia ai dispositivi più vecchi i quali, di conseguenza, hanno cominciato a spegnersi improvvisamente causando quindi danni alla batteria. Per questa vicenda Apple ha dovuto pagare una multa di 5mln, gli altri 5 sono dovuti al fatto che, per cercare di risolvere il problema degli spegnimenti improvvisi, è stato lanciato un ulteriore aggiornamento che invece di eliminare i problemi ne ha fatti emergere degli altri.
 
Infatti, chi ha scaricato iOs 10.2.1 ha riscontrato nel proprio dispositivo ridotte funzionalità e velocità di risposta. Inoltre, nel dicembre del 2017, quando ormai i clienti si erano ampiamente scontrati con i danni ai dispositivi, i quali, ovviamente, non erano coperti dalla garanzia, l’azienda californiana ha lanciato un’iniziativa con la quale sostituiva le batterie di tutti quegli smartphone danneggiati dagli aggiornamenti, ad un prezzo scontato, senza però dare informazioni necessarie sulle batterie a litio fornite, come ad esempio la loro vita media.
 
Per quanto riguarda Samsung, l’antitrust ha mosso, invece, l’accusa di aver chiesto insistentemente ai possessori dello smartphone Note 4 di effettuare un aggiornamento del sistema operativo creato appositamente per il Note 7.
 
Ovviamente questo nuovo sistema operativo, a cui è stato dato il nome di Marshmallow, ha causato gravi malfunzionamenti in tutti i dispositivi Note 4 rendendo necessarie delle riparazioni che non erano coperte dalla garanzia che offriva l’azienda sui suoi prodotti.
 
Con l’inizio del 2019 entrambe le case produttrici hanno deciso di fare ricorso al Tar (tribunale amministrativo regionale) del Lazio. Le sentenze, emesse a fine gennaio, sono state molto diverse. Samsung, che aveva prontamente pagato la sua sanzione, ha chiesto di avere un’udienza di merito per approfondire la vicenda; Apple, invece, che non ha mai accettato la multa rifiutando di pubblicare la sentenza dell’Antitrust sul suo sito ufficiale, ha richiesto al Tar esclusivamente l’annullamento della sentenza. Dal tribunale è uscita col sorriso solamente la Samsung, che ha ottenuto un’ulteriore udienza prevista per il 17 luglio 2019, mentre Apple ha visto respinta dal Tar la sua richiesta.

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