Gli intrecci tra criminalità organizzata e gruppi legati al terrorismo jihadista - QdS

Gli intrecci tra criminalità organizzata e gruppi legati al terrorismo jihadista

Gli intrecci tra criminalità organizzata e gruppi legati al terrorismo jihadista

sabato 09 Marzo 2019

Lo scenario nel dossier realizzato dall’Intelligence culture and strategic analysis (Icsa)

PALERMO – Nello scenario italiano si evidenziano intrecci di interessi tra criminalità organizzata e gruppi jihadisti. È quanto si legge nel dossier “Terrorismo, criminalità e contrabbando” realizzato dalla Fondazione Icsa (Intelligence culture and strategic analysis). Dal dossier emergono casi di studio in cui le rotte delle migrazioni coincidono con quelle del contrabbando di tabacchi, droga, armi, opere d’arte dai teatri di guerra di Siria e Iraq e del trasporto clandestino di jihadisti.
 
Il dossier prende in considerazione l’operazione condotta dalla Guardia di Finanza “Scorpion fish 2”, in cui i finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo e della Compagnia di Marsala hanno eseguito, nelle province di Palermo e Trapani, 13 arresti tra persone di nazionalità tunisina, italiana e marocchina, appartenenti a un’organizzazione criminale transnazionale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e al contrabbando di tabacchi.
 
“L’associazione – hanno evidenziato da Icsa – capeggiata da pericolosi pregiudicati tunisini, consentiva agli immigrati clandestini di raggiungere, in poco meno di quattro ore di navigazione, le coste italiane, utilizzando gommoni carenati con potenti motori fuoribordo ed esperti scafisti. Ogni viaggio, per il quale venivano imbarcate dalle 10 alle 15 persone, con costi pro capite tra i 3.000 e i 5.000 euro, prevedeva anche il trasporto di sigarette di contrabbando destinate al mercato nero italiano e in particolare a quello palermitano”.
 
“Per la conduzione del traffico – si legge nel dossier – che poteva fruttare complessivamente tra i 30.000 e i 70.000 euro a viaggio, era stata predisposta una efficiente organizzazione che contava su elementi tunisini, italiani e marocchini, in posizione subordinata, i quali si occupavano di fornire ai clandestini un servizio “shuttle” dalle spiagge di sbarco sino alle basi logistiche dell’organizzazione. Inoltre, il sodalizio si occupava della ricezione, dello stoccaggio e della successiva commercializzazione di sigarette di contrabbando nel mercato palermitano”.
 
Nell’ambito del gruppo delinquenziale, viene ancora evidenziato all’interno del documento diffuso da Icsa “operavano anche alcuni soggetti con orientamenti tipici dell’islamismo radicale di natura jihadista, caratterizzati da atteggiamenti ostili alla cultura occidentale, che facevano propaganda attraverso falsi profili su piattaforme social”.

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