Agromafie: la tavola del crimine si arricchisce - QdS

Agromafie: la tavola del crimine si arricchisce

Elio Sofia

Agromafie: la tavola del crimine si arricchisce

martedì 19 Marzo 2019

Il sesto Rapporto presentato da Coldiretti ed Eurispes registra un balzo dei reati del 60%. L’attività di controllo ha portato al sequestro di oltre 17 mln Kg di prodotti agricoli

ROMA – Anche quello della tavola e del cibo è un “appetitoso” business per la criminalità e lo dimostra il sesto Rapporto Agromafie sui crimini agroalimentari in Italia presentato ed elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare. Spesso il consumatore “inconsapevole” sostiene, con le proprie scelte di acquisto, questo ingente giro d’affari, frutto di traffici, inganni, frodi e manipolazioni.
 
Il Rapporto Agromafie 2018 ha evidenziato un balzo del 59% nel solo 2018 per le notizie di reato nel comparto agroalimentare, comprendendo sia il biologico che il vino, dall’olio all’ortofrutta fino alle conserve e ai cereali. Questi sono i risultati emersi a seguito dei 54mila controlli effettuati dall’Ispettorato centrale repressione frodi (Icqrf) lo scorso anno; i settori maggiormente colpiti e soggetti a truffa sono stati quelli del vino con un +75% di notizie di reato, quello della carne con un incremento delle frodi pari al +101%, il comparto delle conserve con un +78% e quello dello zucchero dove nel volgere di un solo anno si è passati da zero a ben 36 episodi di reato e con lo smantellamento di un’organizzazione fra Campania, Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Veneto che importava zucchero da Croazia, Isole Mauritius, Serbia e Slovenia e poi lo immetteva nei canali del mercato nero attraverso fatture false per rivenderlo a prezzi stracciati a imprenditori che lo usavano per adulterare il vino.
 
L’attività di contrasto ha portato al sequestro di 17,6 milioni di chili di alimenti di vario tipo per un valore pari a 34 milioni di euro; dati alla mano, più di un italiano su cinque (17%), è stato vittima di frodi alimentari nel 2018 mediante l’acquisto di cibi fasulli, alterati o se non addirittura avariati con potenziali effetti dannosi per la salute. I maggiori indiziati sono i cibi low cost che spesso nascondo metodi di produzione inadeguati o non corrispondenti con quanto riportato in etichetta e ricette a base di ingredienti di scarsa qualità.
 
Volendo stilare un “menù del crimine” possiamo annotare tra gli antipasti la mozzarella sbiancata con il carbonato di soda e con il perossido di benzoile oppure le frittelle di bianchetti, conosciute a Napoli come cicinielli, vietati secondo il regolamento Ue 1967/2006 che ne mette fuori legge la cattura, lo stoccaggio, l’immagazzinamento e la vendita ma che purtroppo però ancora oggi avviene attraverso vie illegali.
 
Passando ai primi sulla tavola del crimine la Coldiretti segnala che si può trovare il riso che arriva dalla Birmania, frutto della persecuzione e del genocidio dei Rohingya mentre nei secondi si rischia di trovare nel piatto del pesce vecchio ma “ringiovanito” con il cafados, una miscela di acidi organici e acqua ossigenata che viene mescolata con il ghiaccio e consente di dare una freschezza apparente al pesce, oppure una bistecca che arriva da macelli clandestini senza alcun controllo sanitario sia sulla carne che sui locali nei quali viene sezionata e tantomeno sulle procedure igieniche usate dai “macellai” per il lavoro.
 
Sui contorni la “tavola del crimine” propone tartine di tartufi cinesi spacciati per italiani visto che il “Tuber indicum” è simile del tartufo nero nostrano al quale assomiglia nell’aspetto ma senza però possederne le straordinarie qualità organolettiche e i funghi porcini secchi romeni serviti come italiani. Il tutto accompagnato da vino scadente adulterato con lo zucchero, la cui aggiunta è vietata in Italia. Per condimento si rischia di imbattersi, soprattutto tra i low cost, nella frode dell’olio di semi colorato alla clorofilla al posto dell’extravergine. Un pericolo presente anche al ristorante dove ancora vengono portate in tavola vecchie oliere e bottiglie senza il tappo anti rabbocco che sono vietati da anni.
 
La Coldiretti segnala che il rischio della truffa riguarda anche le formaggere dove al posto di parmigiano reggiano o grana padano dop vengono spesso spacciate imitazioni di infima qualità. Ad accompagnare i piatti illegali c’è poi il pane cotto in forni clandestini dove si usano scarti di legna e mobili laccati contaminati da vernici e sostanze chimiche. Tra i dolci le preoccupazioni riguardano ad esempio i biscotti con il miele “tagliato” con sciroppo di riso, mais o zucchero per gonfiarne il volume con sottoprodotti che costano un decimo del vero miele. Solo un acquisto e un consumo oculato da parte dei consumatori e un continuo controllo da parte delle autorità, può porre fine a questo crimine per riportare a tavola il buon cibo.

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