Tanto amianto, morti annunciate - QdS

Tanto amianto, morti annunciate

Rosario Battiato

Tanto amianto, morti annunciate

sabato 15 Maggio 2010

Amianto. Il pericolo strisciante e i ritardi della politica.
Il ritardo. A distanza di 15 anni dal varo, il Piano regionale amianto rimane incompleto e, pertanto, inapplicato. La Sicilia è tra le poche regioni che devono ancora finire di censire le aree a rischio.
La conseguenza. Finora è stata portata a compimento soltanto una bonifica importante. Tante altre attendono, mentre in altre regioni i piani di risanamento sono a buon punto.

PALERMO – Il processo agli ex vertici della Fincantieri di Palermo, concluso lo scorso aprile, ha aperto una nuova stagione nell’ottica dei risarcimenti alle vittime di malattie correlate all’amianto. Ma il problema persiste tuttora. A distanza di quasi due decenni dalla sua messa al bando l’amianto continua ad essere causa di malattia e morte. La Sicilia è la prima regione meridionale per numero di morti (521 finora), e continua a far registrare nuovi casi ogni anno. La piaga delle malattie correlate all’esposizione all’amianto raggiungerà il suo culmine nel 2015-18, ma i dati dicono molto anche ora: 36 mila domande pervenute all’Inail in merito al riconoscimento dei benefici previdenziali amianto.
 
Dovrebbe essere fuorilegge dal 1992, ma l’amianto è un ospite insidioso e si annida tra le fitte maglie della politica, senza dare notizia di sé, salvo poi colpire a morte. Così il killer silenzioso continua a mietere vittime – la latenza del tumore correlato all’esposizione all’amianto può anche durare 40 anni – e quindi per verificare quanto danno ha arrecato a lavoratori e cittadini bisognerà attendere almeno il 2015-18, quando, secondo gli esperti, sarà raggiunto il picco dei casi nell’Isola. Intanto, anche la raccolta dei dati è difficoltosa, come ha comunicato nei giorni scorsi Katia Le Donne dell’ufficio scientifico di Legambiente, in quanto principalmente per gli edifici privati “non esiste ancora un controllo capillare”. Ma anche per il pubblico si è fatto ben poco con la Sicilia che si ritrova tra le regioni tartaruga sia per le bonifiche che per il censimento.
Secondo l’ultimo dossier di Legambiente sui ritardi nei piani regionali, pubblicato lo scorso aprile, proprio la Sicilia è una di quelle regioni dove il censimento non è ancora concluso. Eppure il ministero dell’Ambiente aveva chiesto di iniziare questo lavoro nel lontano 2003, sborsando cifre considerevoli che ad oggi ammontano a svariati milioni di euro tra finanziamenti per il censimento e per la bonifica. Un dato confermato anche nell’ultimo rapporto ministeriale sulle regioni che non hanno consegnato alcun dato sulla mappatura dell’amianto, che vede tra gli assenti la Sicilia in compagnia di Calabria, provincia Autonoma di Trento e Valle d’Aosta. Uno strano caso, perché a livello legislativo il Piano regionale amianto esiste dal decreto del presidente della Regione. 27/95, ma ad oggi non esistono dati, neppure parziali, sul territorio isolano. “Nonostante il piano del ‘95 – ha spiegato Enzo Parisi di Legambiente Sicilia – ci troviamo ancora all’anno zero per bonifiche e censimenti, unico risultato solo all’azienda eternit di Siracusa”.
I livelli di allarme più alti – nonostante tutti i siti abbiano necessità assoluta come ha spiegato in una recente intervista al Qds Carmela Nicita del Registro regionale mesoteliomi – in Sicilia sono concentrati nelle ex aree industriali dove ci sarebbe la priorità di bonifica. “Sinora all’ex Eternit di Siracusa sono stati bonificati sia l’impianto che la scogliera – ha spiegato Enzo Parisi –  mentre altrove siamo ancora all’anno zero come per la Sacelit di Milazzo. A Biancavilla (qualificato come Sito di Importanza Nazionale ndr) ci vorrebbe un impegno davvero straordinario”. Costo dell’operazione? La cifra completa delle operazioni di messa in sicurezza del sito priolese – riportano dall’associazione ambientalista – è ammontata a 24.618.942 euro, così suddivisi: 1.852.622 euro per l’area industriale dell’ex stabilimento Eternit, 8.574.406 euro per la striscia di costa e l’area scogliera, 14.191.914 euro per l’area a mare. Nell’area della Sacelit nella Piana del Mela sono stati effettuati dei dati a campione dall’Istituto superiore della Sanità. “Il campione considerato – si legge nel dossier Legambiente – comprende 183 soggetti e sono stati riscontrati 21 ricoveri per asbestosi e due per tumore maligno alla pleura. Inoltre nel comune di San Filippo del Mela sono stati indennizzati dall’Inail 12 casi di asbestosi”.
Ma in tutta la Sicilia si continua morire e ad ammalarsi. Secondo l’ultimo rapporto del Registro Nazionale Mesoteliomi (Renan) l’Isola si trova al primo posto al Sud come morti per amianto che sono a quota 521, seguita da Campania (497) Puglia (478) e Calabria (6). I casi di malattia continuano a crescere di anno in anno: una stima recente realizzata dal registro nazionale mesoteliomi ha certificato come dai 68 casi registrati nel 1998 si è arrivati ai 95 casi del 2004 ed inoltre il registro mesoteliomi della Sicilia ha chiarito come dal 1998 ad oggi si conti una media annua di 70 nuovi casi.
Non sempre il mesotelioma è correlato all’esposizione all’amianto, ma almeno nel 90% dei casi si può riscontrare un’incidenza diretta. Nel privato avere un’idea del fenomeno è al momento impossibile, perché smaltire costa tanto e il fai-da-te – in assenza di adeguati incentivi – sembra una soluzione disgraziatamente assai praticata.
 


Abitazioni. Mancano gli incentivi per lo smaltimento
 
PALERMO – Attuare il piano regionale di smaltimento dell’amianto significherebbe salvare vite e finanze locali. “C’è una questione importante che riguarda le abitazioni civili – ha spiegato Enzo Parisi, Legambiente Sicilia – perché sono spariti i serbatoi in eternit dai tetti, ma avete idea di che fine abbiano fatto?”. La provocazione è chiara: pochissimi pensano di smaltire adeguatamente il pericolosissimo materiale e preferiscono invece rifugiarsi nella più “economica” ma dannosa soluzione fai-da-te. Le cronache sono infatti settimanalmente affollate della scoperta di discariche abusive di amianto, anche perché in assenza di adeguati incentivi – smaltire l’amianto costa qualcosa come 10 euro a mq facendo una media nazionale – difficilmente un cittadino decide di sobbarcarsi l’intera spesa. In assenza di uno specifico senso civico dovrebbero essere allora le istituzioni a farsi carico di invitare i propri cittadini a smaltire consapevolmente le strutture in eternit. “I comuni risparmierebbero pure in caso di incentivi per aiutare i cittadini a smaltire”, conclude Parisi.

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