Senza differenziata perdiamo soldi - QdS

Senza differenziata perdiamo soldi

Rosario Battiato

Senza differenziata perdiamo soldi

martedì 05 Ottobre 2010

Ambiente. La mancata differenziata pesa sui contribuenti.
Rifiuti. Secondo i dati del 2008 con una raccolta differenziata al 4% Catania perde 3 mln di euro, Palermo perde 6,2 mln con una raccolta al 3,4% e Messina 2,3 mln con una raccolta al 2,6%.
Costi. In Sicilia su 2 mln di tonnellate di rifiuti il 90% finisce in discarica e le Ato sono costate 700 mila euro l’anno. In proporzione la Lombardia spende molto meno, 1 mln di euro su 5 mln di tonnellate.

PALERMO – La definizione della nuova giunta di soli tecnici alla guida del governo della regione apre la nuova fase del Lombardo quater. Tra le priorità immediate la questione rifiuti dopo che la prima riunione di giunta ha sancito la nullità della gara dei termovalorizzatori. Per il neo assessore con delega ai rifiuti, Giosuè Marino, e per il governatore Raffaele Lombardo, nominato commissario straordinario per l’emergenza dei rifiuti, adesso urge lavorare alla definizione del nuovo piano rifiuti per incrementare la differenziata e salvare le discariche isolane dalla saturazione. Inoltre, secondo una stima di massima, i comuni isolani a causa del mancato raggiungimento degli standard di differenziata, hanno rinunciato a corrispettivi per poco più di 14 milioni e mezzo di euro nel 2008.
 
I rifiuti al centro dell’azione di governo. Nei giorni immediatamente prossimi al battesimo del Lombardo quater la nuova giunta regionale avrà il compito di completare ed aggiornare il piano dei rifiuti, la cui scadenza, secondo l’ordinanza del governo che nominava Raffaele Lombardo commissario straordinario dell’emergenza rifiuti, era appunto prevista entro l’ultima settimana di settembre. Il problema è ancora l’assenza di un modello di gestione all’avanguardia che si traduce in un sistema devastante per l’economia. I comuni siciliani perdono anche i maggiori corrispettivi messi a disposizione dal Conai, una cifra che solo nei capoluoghi sarebbe pari, secondo una stima di massima, a poco più di 14 milioni e mezzo di euro.
“La raccolta differenziata è il punto di partenza essenziale di un corretto ciclo di smaltimento dei rifiuti che, nella loro quasi totalità, non sono uno scarto ma una risorsa che può essere utilizzata come materia prima per realizzare nuovi oggetti o come fonte di energia”.
Le parole di Stefania Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente, scandiscono un progetto essenziale che in Sicilia non è mai attecchito: l’Isola oscilla mediamente intorno al 6% di differenziata. Gli obiettivi di raccolta differenziata, contenuti nel dal D.lgs 152/2006 e dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296, avevano sancito il 35% da raggiungere entro il 2006 ed almeno il 60% entro il 31 dicembre 2011. Inutile dire che questi numeri non riguardano minimamente la realtà siciliana.
Questo ritardo quanto costa alle tasche dei cittadini? Secondo uno studio del Conai (Consorzio nazionale per il recupero degli imballaggi), una differenziata pari al 45% permetterebbe per un comune di 100.000 abitanti corrispettivi economici che vanno dai 232.000 euro all’anno per materiale classificato in 3/a fascia di qualità per arrivare a circa un milione di euro l’anno per materiale classificato in 1/a fascia di qualità.
Un meccanismo – di solito ci vogliono due anni di lavoro per ottenere i primi benefici e quindi anche i premi del Conai – che per una città di 1.000.000 di abitanti (con una raccolta differenziata complessiva intorno al 45%), prevede finanziamenti che possono arrivare a 9,5 milioni di euro l’anno per una raccolta differenziata di 1/a fascia.
Un dossier realizzato da Legambiente in collaborazione con la Regione siciliana nel 2010 riporta i dati relativi alla differenziata nei comuni capoluoghi siciliani. Le principali città danno il polso della situazione generale: nel 2008 a Catania la differenziata ha raggiunto quota 4,04% e non va meglio a Palermo (3,46%), e Messina (2,69%). Una proiezione di massima, basata sullo studio del Conai, che considera una situazione ideale dove i comuni capoluogo isolani vengono inseriti all’interno dell’accordo con un livello medio di produzione di rifiuti standardizzato e con un livello di differenziata al 45%, fissa per Catania mancati corrispettivi di quasi 3 milioni di euro per il 2008, 6.264.613 euro per Palermo, e 2.375.000 euro per Messina.
Anche negli altri comuni capoluogghi un livello di differenziata vicino agli standard previsti dalle legge avrebbe permesso una pioggia di corrispettivi abbastanza consistenti: 267.890 euro per Enna, 1.174.741 per Siracusa, 574.636 euro per Caltanissetta, 655.082 euro per Ragusa e 561.279 per Agrigento.
I comuni isolani sonnecchiano, ma intanto i corrispettivi fioccano sulle amministrazioni che hanno lavorato bene nel settore. Il Consorzio, secondo quanto ha spiegato il direttore generale, Walter Facciotto, “nell’ambito dell’accordo quadro con l’Associazione nazionale dei comuni italiani, Anci, le amministrazioni locali nel perseguire obiettivi di qualità attraverso il versamento dei corrispettivi economici, nel 2009 oltre 400 milioni di euro”.
A questi mancati incentivi il sistema isolano aggiunge il costo esagerato della raccolta. Nel complesso la gestione dell’era Ato è costata in media 697.497 euro all’anno, in proporzione decisamente di più rispetto alla Lombardia (solo il 9,4% dei rifiuti in discarica contro poco meno del 90% per la Sicilia) che spende maggiormente (circa 1 milione di euro) ma in virtù del doppio di rifiuti prodotti (2 milioni di tonnellate in Sicilia contro quasi 5 in Lombardia).

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