In calo la produzione di vini Doc ma si recupera terreno con le Igt - QdS

In calo la produzione di vini Doc ma si recupera terreno con le Igt

Michele Giuliano

In calo la produzione di vini Doc ma si recupera terreno con le Igt

mercoledì 03 Novembre 2010

Il mercato agroalimentare sicilianio deve fare i conti con una crisi quantitativa e qualitativa. Anche le vendite al dettaglio sono diminuite del 7% nel primo semestre 2010

PALERMO – Dopo l’olio anche il vino diventa vittima illustre del mercato agroalimentare siciliano e non solo sul piano quantitativo ma anche pericolosamente qualitativo.
Lo dice l’Istat che ha potuto accertare in Sicilia come l’ultimo anno censito è stato un anno in linea con la media nazionale, con una produzione sostanzialmente stabile, anche se con una forte variabilità tra le diverse province. Agrigento è cresciuta del 45 per cento ad esempio, tornando il 12 per cento sopra la media dei 5 anni, mentre Trapani è scesa dell’8 per cento, quindi significa a 3,1 milioni di ettolitri, di poco sotto la media storica.
Il valore della produzione di vino è sceso dell’11 per cento, circa il doppio del -6 per cento dell’Italia. Lo stesso vale per quanto riguarda la tendenza sui 5 anni: la Sicilia è a -3 per cento annuo contro il dato stabile dell’Italia. E sino a che la quantità viene meno il problema può anche essere marginale perché, si sa, che il reddito dell’agricoltura può essere compensato da una miglior qualità. Ed invece anche in questo caso nell’Isola si subisce un fortissimo contraccolpo.
Sempre l’Istat ha potuto rilevare che la produzione di vini DOC, quelli di origine controllata, invece di crescere scende. Quest’anno addirittura fa segnare un -7, dato identico se si va a guardare anche a sequenza storica riferita all’ultimo quinquennio.
In Sicilia si usano soprattutto le IGT (indicazione geografica protetta), che continuano invece a crescere (+10 per cento quest’anno e +7 per cento annuo).
Sono oggi al 28 per cento della produzione totale contro il 18 per cento del 2005. Molto preoccupante appare la crescita della produzione di mosto che torna al 20 per cento della produzione totale siciliana dopo aver toccato un minimo del 13 per cento nel 2007.
Da qualunque parte li si girino, questi dati sulle vendite al dettaglio di vino nel primo semestre 2010 appena rilasciati da ISMEA, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, sono pessimi. Tutt’al più si riesce a trovare qualche spunto un po’ meno negativo, ma di segni positivi ce ne sono ben pochi e molto isolati.
è il problema del mercato, e dell’economia italiana più in generale: avremo sentito meno la crisi degli altri paesi ma ora, nel momento della ripresa, il mercato continua il suo declino. Così, secondo l’istituto, le vendite di vino al dettaglio sono calate del 7 per cento anche nel primo semestre 2010. I dati cominciano ad essere più interessanti, anche se la parte più significativa viene nell’ultimo trimestre: il vino fermo scende del 6 per cento, mentre i vini spumanti crollano letteralmente, con un -20 per cento.
Il settore vitivinicolo regionale in Sicilia sta subendo questa pesante crisi che si evidenzia in particolare con gli attuali prezzi di acquisto delle uve, che non garantiscono una redditività delle aziende vitivinicole. Il comparto vitivinicolo risente della profonda crisi finanziaria ed economica che ha contratto i redditi e quindi anche i consumi indebolendo ulteriormente la capacità delle aziende agricole. Difficile venire fuori da questo contesto.
 

 
Le contromosse della Regione siciliana
 
La Regione si sta muovendo da qualche tempo proprio per fronteggiare questa crisi. La prima importante iniziativa è stata quella di ipotizzare diversi interventi tra cui la manifestazione di interesse che ha avuto per finalità la “Riorganizzazione del sistema cooperativistico viticolo regionale”. L’intervento trova fondamento nel piano strategico “Riorganizzazione, riqualificazione e sviluppo del settore vitivinicolo” elaborato dall’assessorato regionale delle Risorse Agricole e Alimentari di concerto con le organizzazioni di categoria con i seguenti obiettivi generali: garantire il reddito al viticoltore; ridurre i costi di produzione in vigna e in cantina; valorizzare e rendere competitivo il vino base; aumentare la quota di vendita dei vini di qualità e dei vini prodotti con uve coltivate con metodo biologico. La manifestazione di interesse ha avuto lo specifico obiettivo di raccogliere la disponibilità delle cooperative cantine sociali vitivinicole a riunirsi per realizzare un intervento di razionalizzazione e riduzione dei costi di produzione e valorizzazione del vino mediante processi di aggregazione, di riorganizzazione aziendale e di costituzione Organizzazioni di produttori (O.P.) e adesione ad altre forme di aggregazione. Ma questo intervento da solo sarà bastevole per riuscire a venire fuori da questa crisi di mercato?

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