Un clima economico da depressione - QdS

Un clima economico da depressione

Michele Giuliano

Un clima economico da depressione

venerdì 05 Novembre 2010

In Sicilia le imprese non riescono a rialzare la testa: male il settore dei servizi, un po’ meglio quello manufatturiero. Sostanzialmente stazionario l’andamento della fiducia dei consumatori, nella media degli ultimi 7 anni

PALERMO – Nella Sicilia imprenditoriale c’è poca fiducia nel settore dei servizi, meglio nel manifatturiero ma non al punto tale da compensare il gap. Ecco che viene fuori così l’ennesima immagine-disastro (o quasi) del comparto produttivo siciliano in un periodo in cui la crisi non conosce limiti e si viaggia sempre sull’orlo del baratro.
L’ennesima conferma di questo quadro depresso arriva dalla recente pubblicazione dello studio sul “Clima Economico siciliano” che affronta globalmente le problematiche del tessuto produttivo riferendosi al terzo trimestre 2010. “I dati – si legge nello studio – sono in linea con quanto registrato a livello di intera ripartizione e sono ascrivibili al calo della fiducia nei servizi, rilevato per il Mezzogiorno complessivamente, non compensato dal lieve miglioramento della fiducia per le imprese manifatturiere”.
In leggero miglioramento la fiducia delle imprese manifatturiere siciliane tra luglio e settembre 2010: l’indice passa da 90,6 a 92,1 con un incremento di 1,5 punti. L’indicatore, che resta al di sotto dei livelli medi di lungo periodo, si allontana, seppur lentamente, dal suo punto di minimo storico toccato nel periodo gennaio/marzo 2009. La crescita della fiducia delle imprese manifatturiere siciliane è meno intensa rispetto a quanto registrato nella media del Mezzogiorno.
Entrando nel dettaglio delle opinioni espresse dagli imprenditori siciliani, a determinare la dinamica della fiducia nel corso del terzo trimestre sono state: le valutazioni meno negative degli imprenditori sul livello degli ordini, il cui saldo (da -36 a -32 nel trimestre) si allontana progressivamente dal punto di minimo storico fatto segnare tra luglio e settembre 2009, e i giudizi sulle giacenze di magazzino, viste in decumulo (saldo da 5 a 0 tra luglio e settembre); a parziale compensazione, le attese sulla produzione sono risultate in calo da 14 a 9 in termini di saldo.
Migliora la fiducia delle imprese edili siciliane nel corso del terzo trimestre 2010. L’indicatore sale infatti a 98 e si riporta sui livelli del periodo gennaio/marzo 2010. Il che certamente non è un dato stratosferico se si pondera che già nel primo trimestre di quest’anno la crisi aveva investito in pieno la Sicilia e si faceva sempre più assillante. Oltretutto, sempre prendendo in considerazione il terzo trimestre del 2010, il clima economico siciliano peggiora di oltre 3 punti portandosi a 91,1 da 94,4 del periodo aprile/giugno. Il calo segue un trend positivo dell’indicatore registrato tra giugno 2009 e giugno 2010, con quasi 10 punti recuperati nella prima parte del 2010. Sostanzialmente stazionario invece l’andamento della fiducia dei consumatori in Sicilia: l’indice, infatti, si porta a 101 da 101,2 del periodo aprile/giugno, mantenendosi al livello della media degli ultimi 7 anni. Nel Mezzogiorno la fiducia dei consumatori subisce, invece, una battuta d’arresto più marcata. Almeno un piccolo bagliore di luce in mezzo a così tanto disastro economico: da lì di potrebbe ripartire.
 

 
La crisi rischia di prolungarsi a causa della fragilità dell’apparato produttivo
 
C’era da aspettarselo. Viene da dire proprio così quando si vanno a leggere questi dati negativi sul tessuto produttivo della Sicilia. In pratica le previsione sono state pienamente rispettate. Il quadro congiunturale dell’economia siciliana non è mai apparso agli analisti dei migliori: tanto i preconsuntivi che le previsioni sono meno positive rispetto all’intero contesto nazionale, così come per altre regioni del Mezzogiorno. Finora, nelle regioni sud insulari, la  crisi si è avvertita in modo meno pesante ma rischia di prolungarsi di più nel tempo, a causa della fragilità dell’apparato produttivo locale, meno globalizzato, poco orientato all’export, eccessivamente polverizzato e con una preponderanza di attività terziarie ed edilizie collegate al settore pubblico. Ad oggi, in Sicilia, gli effetti della crisi si sono avvertiti di più con riferimento a quelle realtà collegate ai grandi gruppi extraregionali: Fiat, Fincantieri, Italtel, solo per citarne alcuni,  ma è probabile che ora si propaghino all’intero tessuto produttivo. In base alle informazioni più recenti (Ocse, Fmi, Federal Reserve, Istat, Svimez e Ns. rilevazioni) si sono determinate le condizioni per una generale revisione al ribasso dei principali indicatori economici. In sintonia con quanto avviene nei principali Paesi industrializzati del mondo, l’economia siciliana sembra aver esaurito lo slancio della fase di ripresa che si era manifestata nel primo semestre dell’anno.

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