Il numero di investimenti infrastrutturali che dovrebbero essere
realizzati per contrastare i fenomeni di siccita’ sono 734, pari a 50 euro per abitante l’anno per un periodo di 4 anni: si tratta di serbatoi, nuovi approvvigionamenti, riutilizzo delle acque reflue, riduzione delle dispersioni e interconnessioni tra acquedotti. Tra gli investimenti gia’ pianificati, il 75% sono destinati a interventi per la costruzione di collegamenti di schemi idrici (3,1 miliardi) e per la riduzione delle dispersioni (2,3 miliardi). Seguono gli investimenti per nuovi approvvigionamenti (606 milioni), per serbatoi e invasi (359 milioni), per dissalatori (202 milioni) e per il riuso delle acque reflue (43 milioni). La realizzazione di tali interventi comporterebbe una maggiore quantita’ di acqua disponibile – intesa come acqua recuperata o come acqua supplementare prodotta – stimata in 1,7 miliardi di mc/anno.
“Gli eventi siccitosi e quelli alluvionali – spiega il presidente di Utilitalia, Giovanni Valotti – non possono piu’ essere considerati avvenimenti eccezionali ma eventi dalla ricorrenza ciclica, pertanto devono essere affrontati con interventi e processi strutturali sostenibili nel lungo periodo. Negli ultimi anni, il 50% delle risorse sono state dirottate verso i servizi di fognatura e depurazione, con l’obiettivo di superare le infrazioni comunitarie ma per effetto delle modifiche introdotte nella nuova Direttiva Europea sulle acque potabili e per l’introduzione della Regolazione della qualita’ tecnica del servizio idrico integrato, si registrera’ un incremento degli interventi sulla rete di distribuzione e per la riduzione delle perdite. Solo un massiccio piano di investimenti potra’ consentire di affrontare i cambiamenti climatici e in particolare i periodi fortemente siccitosi”.
(ITALPRESS).