Coronavirus, in agricoltura tempi lunghi per la ripresa - QdS

Coronavirus, in agricoltura tempi lunghi per la ripresa

redazione

Coronavirus, in agricoltura tempi lunghi per la ripresa

martedì 19 Maggio 2020

Le associazioni chiedono sostegno alle Istituzioni. Il governo Musumeci ha dichiarato lo stato di emergenza per il settore. Occorre limitare l’impatto negativo dell'emergenza covid sulle tante piccole e medie imprese siciliane

PALERMO – Il Governo Musumeci, come sappiamo, ha dichiarato lo Stato di crisi per il comparto dell’agricoltura, oltre che della pesca, conseguentemente all’emergenza Covid. “Con questo atto – ha affermato l’assessore al ramo, Edy Bandiera – intendiamo manifestare, chiaramente, dinanzi a quale catastrofe di carattere economico ed occupazionale ci troviamo e chiedere un’immediata accelerazione dei provvedimenti a sostegno dei settori duramente colpiti. Occorre limitare, con tempestività, gli impatti negativi economici, sociali e ambientali del tessuto produttivo siciliano, fatto per l’80 per cento da piccole e medie imprese”.

Ma come rimettere in piedi il settore agricolo? Secondo Ettore Pottino, presidente di Confagricoltura Sicilia, “occorre mantenere in vita le aziende, con l’erogazione immediata delle provvidenze messe in campo e anche di altre provvidenze perché sta andando tutto a rotoli. In agricoltura poi ci sono dei comparti che possono andare avanti in quanto riguardano i settori primari ma ci sono anche attività più specialistiche come l’agriturismo, ma anche l’attività zootecnica che risente del calo dei consumi del latte e dei suoi derivati, che hanno grossi problemi di sopravvivenza. Occorre quindi dare liquidità alle aziende, bloccare tutte le imposizioni fiscali come anche la riscossione delle bollette di luce e gas essendo noi insolvibili non avendo entrate. E’ inoltre necessario erogare rapidamente e in modo efficace la cassa integrazione in deroga per i lavoratori agricoli come abbiamo chiesto in commissione-lavoro.

Un’altra emergenza, che però la politica non riesce ad avere la forza di affrontare, è quella che riguarda determinati settori dell’agricoltura che assumono il ruolo strategico di fornire il cibo alla nazione: c’è bisogno di rendere più facile l’accesso al mondo del lavoro, soprattutto per le campagne di raccolta; abbiamo bisogno di mano d’opera e in tempi molto ristretti, in gran numero. Prima c’era anche la mano d’opera extracomunitaria nelle zone classiche di produzione che dava il suo apporto, ma adesso non c’è più perché la movimentazione delle persone è totalmente bloccata e noi rischiamo di mandare all’aria tutto il raccolto e la fase finale di immissione nel mercato delle nostre produzioni. Avevamo chiesto addirittura il potenziamento, la semplificazione e la rimessa dei voucher ma i sindacati si sono opposti e in un momento così drammatico per la nazione è assolutamente improponibile una visione retrodatata, che poteva andare bene in altri frangenti, ma in una situazione di emergenza, come questa, non possono esserci totem da difendere a tutti i costi essendo in discussione la sopravvivenza de nostro settore primario”.

Pottino aggiunge che i tempi per una ripresa definitiva “saranno estremamente lunghi e le aziende non saranno in condizioni di far fronte non solo agli oneri di una ripartenza (fermarsi e ripartire di per sé ha un costo alto) ma anche ai debiti che si sono accollate per questo fermo che non è dipeso dal comparto”.

Sul tema interviene anche Coldiretti Sicilia che pone tra l’altro l’accento sulla necessità di un’azione decisa e ferma dell’Unione Europea. Secondo l’associazione, occorre mettere in atto un Fondo di crisi al di fuori del bilancio agricolo e impegnare i circa 12 miliardi di risorse dello Sviluppo Rurale, finora non spesi, per una quota dei quali si rischia addirittura il disimpegno. Sono da registrare comunque dei passi avanti a livello istituzionale; una buona notizia arriva, ad esempio, dal Decreto Liquidità. Secondo un comunicato del sottosegretario alle Politiche agricole, Giuseppe L’Abbate, per sostenere le imprese del comparto primario in difficoltà a causa dell’emergenza covid-19, lo Stato garantisce tutta la liquidità necessaria per far fronte alle coltivazioni in atto, agli impegni presi con banche e fornitori, agli investimenti indispensabili per aumentare la redditività delle aziende. È attivo, infatti, il primo canale che prevede la concessione di finanziamenti di pronta attivazione, garantiti sino al 100% da Ismea, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare.

Roberto Pelos

Giovanni Selvaggi, presidente Confagricoltura Catania
“Il nostro comparto ha avuto il dovere di continuare a lavorare regolarmente”

CATANIA – Il settore dell’agricoltura è fondamentale per la crescita e lo sviluppo economico della nostra regione e gli operatori del comparto si trovano a lavorare, soprattutto in questo periodo di crisi legata all’emergenza Coronavirus, purtroppo, in condizioni problematiche. “Il nostro comparto ha avuto il dovere di continuare a lavorare regolarmente. Per noi imprenditori agricoli non è stato facile, inizialmente, adeguarsi alle misure di prevenzione cui siamo stati giustamente sottoposti, necessarie per scongiurare il contagio dei nostri operai, dei nostri addetti al magazzino e i nostri addetti amministrativi”, così Giovanni Selvaggi, presidente di Confagricoltura Catania a proposito delle misure di distanza sociale introdotte a causa del Covid-19.

“A differenza di altri settori, nel nostro si lavora all’aperto, sempre utilizzando le mascherine e i guanti usa e getta (che comunque in agricoltura vengono utilizzati sempre). Durante questo lungo periodo i nostri operai hanno avuto un notevole aumento dei costi sia a loro carico e questo si è riverberato anche sulle aziende. Si pensi, ad esempio, al fatto che non potendo più viaggiare insieme, l’obbligo di utilizzare un proprio mezzo è diventata una spesa addirittura pari o vicina al guadagno di una giornata di lavoro.

Per tutto quello che il comparto agrumicolo sta affrontando e dovrà affrontare auspicavamo una risposta molto più concreta in primis da parte del Governo nazionale. Abbiamo chiesto solo una maggiore attenzione per l’accesso al credito e per avere ciò che ci spetta e invece abbiamo sentito solo proclami e assistito al varo di misure zeppe di adempimenti burocratici umilianti e spesso impossibili da adempiere solo per ottenere danaro in prestito”.

Riguardo alla stagione estiva e al sicuro aumento delle temperature, Selvaggi ha affermato, “ci apprestiamo a passare dalle piogge, a volte violente, di questa primavera ad un caldo torrido. Noi che dobbiamo irrigare e ci aspettavamo di essere esonerati almeno dal pagamento dell’Iva, auspicavamo di avere le misure a superficie pagate, auspicavamo che i danni del 2018 in seguito alle alluvioni venissero pagati già a marzo e invece siamo a maggio e c’è un rimpallo tra la Regione Sicilia e la protezione civile per sapere chi deve istruire e pagare queste pratiche”.

Roberto Pelos

Settore vitivinicolo da rilanciare

PALERMO – Coldiretti Sicilia lancia la sua proposta per il rilancio del settore vitivinicolo. Come dice il presidente Francesco Ferreri, a mezzo di un comunicato diramato dall’associazione, “le misure messe in campo con il blocco delle rate di mutui, prestiti, tasse e contributi sono certamente utili ma non bastano ed è indispensabile mettere a disposizione delle aziende vitivinicole liquidità sotto forma di prestiti a lunga scadenza a tasso zero e garantiti dallo Stato, pari ad una percentuale del fatturato dell’anno precedente, da erogare attraverso una semplice richiesta alle banche. In questo momento – spiega Francesco Ferreri – occorre semplificare al massimo l’erogazione e questo intervento va fatto indipendentemente dalla dimensione aziendale. Va aggiunta anche una compensazione a fondo perduto sulle perdite subite sotto forma di “risarcimento del danno”.

Nel comunicato, diffuso dall’associazione a tutela degli agricoltori, si legge che anche nella nostra regione il fatturato è crollato in quasi quattro cantine su cinque. Coldiretti, dunque, “lancia l’allarme liquidità che mette a rischio il futuro del vino dell’Isola che negli ultimi anni ha raggiunto strepitosi traguardi in tutto il mondo con una base produttiva di 97 mila ettari di vigneto e circa 37 mila aziende. A pesare sulla mancata vendita dei vini di qualità – secondo un’indagine Coldiretti/Ixe’, come riporta ancora il comunicato – è stata la chiusura forzata di alberghi, agriturismi, bar, e ristoranti avvenuta in Italia e all’estero con un forte calo delle esportazioni, aggravato anche dalle difficoltà logistiche e della disinformazione in un settore dove l’export regionale nel 2019 ha superato i 135 milioni di euro”. Il comparto vitivinicolo è importante per lo sviluppo economico della nostra terra, oltre a essere elemento fondamentale nelle tradizioni della Sicilia.

Roberto Pelos

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