Alberghi, in 10 anni la Sicilia perde l’11% di presenze - QdS

Alberghi, in 10 anni la Sicilia perde l’11% di presenze

Serena Giovanna Grasso

Alberghi, in 10 anni la Sicilia perde l’11% di presenze

venerdì 13 Settembre 2019

Federalberghi: nel 2018 registrate solo 6,5 mln di pernottamenti di clienti italiani, appena pari al 4,6% dei 140 mln rilevati in Italia. Nell’Isola si afferma il cosiddetto turismo “mordi e fuggi” (la permanenza media è pari a 3,1 giorni, in linea con la media nazionale pari a 2,9)

PALERMO – In Sicilia le presenze di clienti italiani nelle strutture alberghiere sono letteralmente precipitate negli ultimi dieci anni. Secondo i dati contenuti all’interno del rapporto “Datatur – Trend e statistiche sull’economia del turismo”, diffuso lo scorso 29 agosto da Federalberghi, nel corso del 2018 le strutture alberghiere siciliane hanno fatto registrare 6,5 milioni di presenze di italiani, pari al 10,8% in meno rispetto al 2008. Solo altre sei regioni hanno chiuso il 2018 con il segno negativo nel decennio considerato e solo due hanno fatto peggio della nostra: nel dettaglio, si tratta di Valle d’Aosta (-13%) e Molise (-17%); dunque, nostro malgrado ci troviamo al terzo posto tra i primati negativi.

In generale, in Sicilia è stato registrato solo il 4,6% dei 140,2 milioni di presenze complessivamente rilevate nel Belpaese. Lombardia (31,7 milioni di presenze, pari al 22,6% del totale) e Lazio (15,1 milioni di presenze, corrispondenti al 10,8% del valore complessivo) concentrano oltre un terzo delle presenze complessive. Briciole in Valle d’Aosta (341 mila), Molise (566 mila), Basilicata (1,2 milioni) e perfino in Sardegna (2,1 milioni).

In Sicilia, così come emerge più in generale anche a livello nazionale, si afferma sempre più il cosiddetto turismo “mordi e fuggi”: infatti, nel 2018 la permanenza media è stata pari a 3,1 giorni (contro i 2,9 mediamente rilevati in Italia). Permanenze ancora più ridotte hanno interessato Umbria (1,9 giorni in media) e la Lombardia (2,1 giorni); dall’altra parte troviamo Sardegna (4,5 giorni) e Calabria (4,8 giorni).

Inoltre, l’Isola si caratterizza in modo più marcato rispetto ad altre realtà regionali per un turismo legato alla stagionalità: infatti, è possibile osservare un indice pari a 0,42, ben superiore allo 0,29 osservato in Italia. Sardegna (0,63) e Calabria (0,63) si contraddistinguono per valori ancora più marcati; mentre in regioni come Lazio (0,12), Piemonte (0,12) e Lombardia (0,16) il turismo appare slegato da qualsiasi forma di stagionalità.

Relativamente al grado di internazionalità, ovvero l’incidenza di presenze straniere negli alberghi sul totale delle presenze, ci collochiamo in linea con la media nazionale, totalizzando un indice pari a 52,4 (poco superiore al 49,4 osservato nello Stivale). Mentre ben al di sotto della media nazionale ci collochiamo relativamente alle presenze alberghiere per chilometro quadrato (465, contro una media italiana pari a 927) e in merito alle presenze alberghiere su mille abitanti (2.386 contro 4.625). Valle d’Aosta (20.486) e Trentino Alto Adige (36.263) primeggiano per presenze sulla popolazione residente.

I due terzi delle strutture alberghiere siciliane ha tra le quattro e le cinque stelle (66,9%, contro una media italiana pari al 47,6%), il 30% ha tre stelle (45,6 a livello nazionale) ed appena il 2,6% del totale ha tra una e due stelle (6,8% nel Belpaese). Se, da una parte, le strutture alberghiere stanno risentendo delle nuove forme di accoglienza, d’altra parte, in Sicilia si continua a preferire il primo tipo di alloggio: infatti, in ambito alberghiero è possibile osservare ben il 79% delle presenze sul totale delle presenze regionali, ovvero il terzo valore più elevato dopo Campania (80,4%) e Calabria (80,9%).

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