Allarme carceri sovraffollate, Sicilia a rischio - QdS

Allarme carceri sovraffollate, Sicilia a rischio

Serena Giovanna Grasso

Allarme carceri sovraffollate, Sicilia a rischio

martedì 10 Settembre 2019

Ministero Giustizia: al Pagliarelli di Palermo presenti duecento detenuti in più rispetto ai 1.182 da capienza regolamentare. Nell’Isola sui ventitré istituti penitenziari, in quattordici si rileva un numero di presenze superiore al consentito

PALERMO – Torna il rischio di affollamento nelle carceri. Secondo i dati del ministero della Giustizia, sono 60.254 i detenuti presenti nelle carceri italiane allo scorso 31 luglio, quasi il 20% in più rispetto ai 50.480 posti consentiti dalla capienza regolamentare (si tratta esattamente di 9.774 posti in esubero).

Nel dettaglio, le regioni maggiormente sofferenti sono la Campania (con una capienza stimata in 6.157 unità ed una presenza effettiva ammontante a 7.606 detenuti), il Lazio (con una capienza di 5.254 unità e presenze pari a 6.483), la Puglia (con 3.745 detenuti a fronte di una capienza regolamentare ammontante a 2.319), ma soprattutto la Lombardia che all’interno delle mura carcerarie accoglie oltre duemila detenuti in più rispetto al limite massimo consentito (8.472 presenze, rispetto alle 6.199 limite).

Al contrario, la situazione siciliana è abbastanza regolare nel complesso: infatti, nella nostra regione il numero complessivo di detenuti (6.396) è inferiore di 88 unità rispetto al numero massimo di detenuti definito dalla capienza regolamentare (6.484). Ma le apparenze ingannano: infatti, se scendiamo nel dettaglio dei singoli istituti penitenziari tutto cambia. Oltre la metà delle strutture siciliane ospita un numero di detenuti superiore rispetto alle proprie capacità (si tratta esattamente di quattordici dei ventitré penitenziari complessivi).

La situazione peggiore si rileva al Pagliarelli di Palermo, in cui sono presenti ben duecento detenuti in più rispetto al consentito: infatti, l’istituto ospita 1.382 detenuti, rispetto ai 1.182 massimi da legge. La capienza regolamentare viene calcolata sulla base del criterio dei nove metri quadrati per singolo detenuto, più cinque metri quadrati per gli altri (lo stesso per cui in Italia viene concessa l’abitabilità alle abitazioni). Naturalmente la superficie si riduce notevolmente nel momento in cui si verificano delle eccedenze. Valori ben oltre il consentito si riscontrano anche al “Pasquale Di Lorenzo” di Agrigento (356 rispetto ai 283 consentiti, ovvero 73 in più), a Siracusa (+56) e a Caltanissetta (+52).

Al contrario, presso gli istituti penitenziari di Barcellona Pozzo di Gotto (231 rispetto ai 416 consentiti, ovvero 185 in meno), Messina (195 rispetto al massimo di 294, quindi 99 in meno) e all’Ucciardone di Palermo (383 rispetto ai 571, corrispondenti a 188 in meno) è presente un numero di detenuti di gran lunga inferiore rispetto alla capienza regolamentare.

Sui 6.396 detenuti presenti all’interno delle carceri siciliane, 4.017 hanno già ricevuto la condanna definitiva, in 1.117 sono stati condannati in modo non definitivo e in 1.230 sono in attesa di primo giudizio. Gli stranieri sono in 1.101 e rappresentano il 17% del totale regionale (un’incidenza nettamente più contenuta rispetto al 33,3% osservato in Italia, dove sono stranieri 20.080 dei 60.254 detenuti complessivi). In generale, in Sicilia si osserva il quarto valore di detenuti complessivamente più elevato a livello nazionale, dopo Lombardia, Campania e Lazio, corrispondente al 12,7% del totale.

Ad incidere negativamente sul sovraffollamento delle carceri è anche il limitato uso delle misure alternative e della messa alla prova, che contribuiscono a saturare le presenze all’interno degli istituto penitenziari. Si tratta, in particolare, di strumenti riservati a chi ha commesso reati minori, consistente nella sospensione del processo, consentendo all’imputato o indagato che ne fa richiesta di saltare il processo e cancellare il reato a patto che questi svolga una serie di attività che comprendono lavori di pubblica utilità, condotte riparative per eliminare le conseguenze del reato e risarcimento del danno.

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