Allarme disoccupazione nel trapanese, Cgil: “Occorre politica di investimenti” - QdS

Allarme disoccupazione nel trapanese, Cgil: “Occorre politica di investimenti”

Pietro Vultaggio

Allarme disoccupazione nel trapanese, Cgil: “Occorre politica di investimenti”

sabato 22 Giugno 2019

Dal 2017 perso il 5 per cento dei posti di lavoro: disoccupato un giovane su due. Il sindacato: ammodernare le infrastrutture, potenziare i servizi, valorizzare il patrimonio culturale

TRAPANI – È allarme per la disoccupazione in provincia di Trapani, che cresce dal 2017 con una perdita occupazionale del 5 per cento. I dati sono allarmanti, il 50 per cento delle donne continua a non trovare un lavoro, mentre un giovane su due è disoccupato. La preoccupazione è espressa dal segretario provinciale della Cgil Filippo Cutrona.

Per il sindacato, il territorio e i cittadini stanno subendo la crisi economica e le infiltrazioni della criminalità organizzata nel sistema imprenditoriale, nella politica e nelle istituzioni.

“Il territorio è al collasso – dichiara Cutrona – e i dati Istat confermano la stagnazione dell’economia e dell’occupazione nel trapanese. Per arginare l’emergenza occupazionale occorre una politica nazionale e regionale che punti sugli investimenti, perché solo così si potrà riattivare il lavoro”.

Per la Cgil, la politica e le istituzioni devono necessariamente puntare sugli investimenti per ammodernare le infrastrutture e per potenziare i servizi, valorizzando il patrimonio culturale, ambientale e per rilanciare i settori produttivi che caratterizzano il territorio.

“Dal 2015 al 2017 – sottolinea Cutrona – in provincia di Trapani è stata registrata la perdita di 12 mila posti di lavoro. Non possiamo consentire che non si faccia nulla per arginare questa drammatica realtà. Il territorio chiede incisive politiche per attivare un sistema integrato dei trasporti perché il porto, e con esso il settore della cantieristica, l’aeroporto di Birgi, le strade, l’autostrada e la rete ferroviaria devono diventare la struttura portante sulla quale fare ruotare non solo la mobilità, ma l’intera economia e l’indotto”.

Occorrono scelte forti e decisive per il rilancio di un Sud che è sempre più lontano da una Italia che si muove e che cerca di espandersi aldilà dei confini. Un Sud staccato, non collegato non è competitivo.

Il divario sta crescendo e bisogna agire subito per non far scappare i giovani. Bisogna che tutto cambi per fare in modo che finalmente la Sicilia cambi.

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