Autostrade e territorio da incubo L’Italia crolla, nessuno lo sapeva - QdS

Autostrade e territorio da incubo L’Italia crolla, nessuno lo sapeva

Carlo Alberto Tregua

Autostrade e territorio da incubo L’Italia crolla, nessuno lo sapeva

giovedì 16 Gennaio 2020

Il disastro dei governi degli ultimi trent’anni consiste nell’avere sempre assecondato gli appetiti e le richieste di tutte le parti economiche e sociali, parcellizzando la spesa pubblica in tanti rigagnoli, senza tenere conto di un progetto complessivo poliennale per fare crescere l’economia del Paese, basandola su infrastrutture solide e controllate.
La più grande responsabilità è ovviamente del ceto politico che non ha fatto il proprio dovere di impartire direttive tassative alla burocrazia perché controllasse il territorio, prevenisse i crolli e stesse col fiato sul collo di tutte le concessionarie private, affinché provvedessero alla puntuale manutenzione di tutte le strutture loro affidate.
Una burocrazia inefficiente, fine a se stessa e senza valori etici di riferimento, ha continuato in un’azione inutile, di carattere formale, che non aveva l’obiettivo di fare sul serio, bensì quello di imbrattare carte con firme e sotto firme, solo per mettersi la coscienza a posto.

Sulla vicenda dei concessionari di autostrade stanno emergendo gravi colpe del ceto politico e burocratico: il primo, perché ha consentito il continuo aumento delle tariffe a prescindere dall’effettivo stato di manutenzione di cavalcavie e tratti autostradali; il secondo, perché è venuto meno al suo compito di effettivo controllo sul campo, e non sulle carte, per verificare che tutte le arterie fossero perfettamente efficienti e non facessero correre pericoli agli utenti.
Cosicché, la somma delle due carenze ha portato al disastro del Ponte Morandi e ora, finalmente, fa emergere lo stato delle autostrade italiane: un grande patrimonio realizzato con soldi pubblici, che certamente è in condizioni da terzo mondo e non degno di una moderna nazione europea.
Che poi in questo guazzabuglio di informazioni vi sia un’esagerazione e una strumentalizzazione dei politicanti, è un dato effettivo, ma nessuno può negare una vera carenza nell’attività dei concessionari, non rilevata (si possono sollevare sospetti) in questi decenni.
Non è con i pannicelli caldi che si risolve il problema, occorre un drastico cambio di funzionamento della burocrazia.
Se Atene piange, Sparta non ride. Anche in Sicilia il problema infrastrutturale è enorme, non già perché le autostrade esistenti non vi siano, anche se in misura limitata, quanto perché esse sono diventate dei percorsi di guerra con continue deviazioni, chiusure di tratti e via enumerando.
Da Messina a Trapani o da Messina a Rosolini, la situazione è quasi drammatica. In coincidenza dell’uscita per Taormina vi è da molti anni una frana e il Consorzio per le autostrade siciliane non si preoccupa di rimuoverla e di riattivare la carreggiata; le gallerie sulla Messina-Palermo sono in disfacimento, molte non illuminate, il manto stradale disastrato, non certo paragonabile a quello antisdrucciolevole che ormai copre tutte le autostrade della Germania e della Svizzera.
Non si capisce che cosa faccia il Cas con i suoi circa 400 dipendenti, molti dei quali amministrativi che non servono alla gestione, ma che sono là per altri motivi, spesso non commendevoli.

Nel nostro Paese non c’è solo un problema di autostrade. è tutto il territorio che è fragile, montuoso per circa tre quarti, che presenta carenze di ogni tipo per le quali non vi è stata, e non vi è, alcuna manutenzione.
La conseguenza è che sovente vi sono crolli di intere montagne, territori sempre più vulnerabili e poi, quando si verifica un terremoto, i danni sono immensi perché le strutture pubbliche non sono in condizioni di resistere alle scosse.
Neanche quelle private resistono, in quanto non vi sono stati interventi antisismici, nonostante le attuali leggi prevedano molti sgravi fiscali in tal senso.
Non si capisce, poi, perché non debba essere istituita un’assicurazione obbligatoria per i danni derivanti dai movimenti tellurici che sgraverebbe lo Stato dai relativi risarcimenti e consentirebbe agli assicurati di poter provvedere alle riparazioni dei danni provocati.
Non si vede, in atto, un’azione di governo che intervenga fermamente a risolvere il problema esaminato.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017