Burocrati non si accorgono che sono diventati “folli” - QdS

Burocrati non si accorgono che sono diventati “folli”

Carlo Alberto Tregua

Burocrati non si accorgono che sono diventati “folli”

martedì 11 Giugno 2019

150-200 mila leggi: un’enormità

Tacito scriveva Corruptissima Repubblica, plurimae leges. Traducendo, in modo arbitrario, significa che vi è un nesso tra la quantità e la qualità delle leggi e la corruzione. Più esse aumentano di numero, più la qualità diminuisce, più l’italiano regredisce e più aumenta la corruzione.
L’Italia è, forse, l’unico Paese al mondo che ha un numero di leggi statali e regionali oscillante tra 150 e 200 mila, mentre negli altri Paesi avanzati il numero delle leggi è sotto i 10 mila. Da aggiungere che il sistema normativo italiano è da Terzo mondo, perché una legge non è una legge, bensì è un indirizzo. Ad essa seguiranno decreti legislativi, decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, decreti interministeriali e ministeriali.
La legge di Bilancio 2019, a giugno, ha bisogno ancora di centinaia di provvedimenti di attuazione per diventare effettiva. Questo groviglio di norme è una delle cause principali per cui gli investimenti esteri tardano o rallentano, e quelli italiani sono ancora modesti.


Nell’articolo di Jacopo Giliberto sul Sole di domenica 2 giugno vi è un esempio dell’ingarbuglio delle leggi. Secondo i burocrati la neve sarebbe un rifiuto e, per dire che non lo è, è stato necessario l’art. 214 bis per modificare il dlgs 152/06. E tuttavia il chiarimento non è stato sufficiente per il ghiaccio, che viene considerato diverso dalla neve. Per cui, da oggi, quest’ultima non è più un rifiuto, ma il ghiaccio continua ad esserlo e quindi va sanzionato.
Quanto precede deriva dal Codice dell’ambiente, di cui al decreto già citato. Tale Codice ha già collezionato 397 articoli, molti dei quali si contraddicono. Dalla versione originale, articoli e commi sono aumentati di un quarto, ma la parole del 60%. Essi sono ben 132 mila che continuano a cambiare ogni anno in modo da consentire ai burocrati e ai furbi di pescare nel torbido.
La questione è valutare se queste norme pessime siano frutto di incompetenza o di malafede. Noi propendiamo per questa seconda ipotesi perché, seppure l’incompetenza regna sovrana fra i burocrati, tuttavia ve ne sono tanti bravi, intelligenti e capaci. Non si capisce come mai quasi tutte le norme siano di qualità scadente.

Ma chi scrive i testi di legge nel nostro Paese? I burocrati. Si dice anche che gli staff di ministri e sottosegretari contribuiscano alla loro stesura, ma i componenti dei gabinetti non sono forse burocrati?
Certo, essi approfittano dell’ignoranza dei loro capi per propinare loro testi di legge del tipo prima descritto. E poi, quando i disegni di legge arrivano al Parlamento, chi li valuta? I parlamentari competenti, che hanno dimestichezza con il diritto, o gente improvvisata, che prima faceva chi il barman, chi il dj o chi era disoccupato. Sorprende che l’attuale ministro del Lavoro non abbia mai lavorato.
Il brocardo di Tacito è pienamente applicato in Italia. Ecco come si spiega che il nostro Paese è ai primi posti (che bello!) nella graduatoria europea della corruzione.
Sorprende che il presidente del Consiglio, su proposta del ministro dell’Interno, sciolga i Comuni per mafia, ma non mandi a casa i dirigenti di quel Comune che hanno retto il sacco.


Nel settore dei rifiuti non è ancora emersa la vera corruzione. Il fatto che nel Mezzogiorno, essi vengano depositati all’aperto in “vasche” è una cosa inaudita e inconcepibile per gli altri Paesi.
Nel Sud i presidenti di Regione ignorano come si trattano i rifiuti nell’economia circolare in tutti i Paesi del mondo. Perché non si informano e non si regolano di conseguenza? Cosa c’è dietro il favorire, a tutti i costi, le discariche anziché utilizzare come risorse gli scarti?
Si può supporre che vi sia uno dei tre cancri tremendi che aggrediscono il nostro Paese: la corruzione. Gli altri due sono la criminalità organizzata e l’evasione fiscale.
La corruzione non ci sarebbe se tutti i dirigenti pubblici facessero in toto il loro dovere. Dunque, il punto debole è formato da questa rispettabile categoria. è impossibile pensare che la repressione possa contrastare la corruzione, che è minuta, sottile e diffusa. Basterebbe una norma che responsabilizzasse in maniera tassativa chi firma contratti e mandati di pagamento, con sanzioni immediate.

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