Call center, traffico delocalizzato, lavoratori sull’orlo del baratro - QdS

Call center, traffico delocalizzato, lavoratori sull’orlo del baratro

Michele Giuliano

Call center, traffico delocalizzato, lavoratori sull’orlo del baratro

giovedì 27 Giugno 2019

Far rientrare i volumi di chiamate spostate all'estero. Almaviva a Palermo sostiene che non ci sono più margini: “Il problema è delle commesse al ribasso”. A settembre via alle procedure di licenziamento

PALERMO – Le condizioni all’Almaviva a Palermo non sembrano essere più recuperabili, e sale la tensione tra i lavoratori. Le sigle sindacali pochi giorni fa hanno riferito gli esiti preoccupanti del confronto con l’azienda di call center: i responsabili avrebbero detto che “non hanno più nulla da chiedere e togliere ai dipendenti, perché il problema non riguarda l’azienda, ma le commesse di Tim e Wind che avrebbero fatto sapere che da luglio passeranno il 70% in meno di chiamate”.

In pratica, se questi volumi non rientrano, a settembre, hanno detto i sindacalisti, “partiranno le procedure di licenziamento”. A breve dovrebbe esserci una riunione al ministero del Lavoro in cui l’azienda dovrebbe chiedere di fare in modo che “norme ad hoc – hanno detto ancora i sindacalisti – facciano tornare indietro i volumi di chiamate che sono andate all’estero”. Per dare un segnale, le segreterie territoriali di Slc Cgil, Cisl Fistel, Uilcom e Ugl hanno organizzato lunedì scorso un presidio insieme a tutti i lavoratori liberi dal servizio davanti ai negozi sociali Wind e Tim di via Libertà a Palermo, per sollecitare il governo nazionale a intervenire. In particolare, contro il calo di volumi di traffico delocalizzato all’estero, con percentuali che superano il 60 per cento, ma anche per il rispetto delle tariffe minime stabilite dalla legge e contro la destrutturazione di ammortizzatori sociali, che andrebbero invece affiancati ad un fondo di settore.

“L’iniziativa unitaria è stata rivolta verso i principali committenti di Almaviva a Palermo, ovvero WindTre e Tim che hanno annunciato tagli di lavoro fino al 70% – dichiara Massimiliano Fiduccia della segreteria Slc Cgil – ed è a sostegno del tavolo di confronto al ministero del lavoro. Occorre intervenire nell’immediato sui volumi delocalizzati all’estero, sulle tariffe che vengono corrisposte dai committenti agli outsourcer e su un fondo strutturale dedicato al settore, in piena crisi, che non punti solo ad ammortizzatori sociali ma anche ad un piano industriale di riconversione”.

Già a marzo scorso si era presentata la necessità di prolungare gli ammortizzatori sociali, quando era stato siglato l’accordo su Almaviva Contact che prevedeva un altro ciclo di ammortizzatori sociali al 35%, formazione e incentivi all’esodo. Ancora, sono stati effettuati ad aprile gli esodi incentivati mediante il licenziamento non oppositivo che garantisce l’accesso alla Naspi.

I lavoratori interessati, circa un centinaio, hanno potuto scegliere tra due modalità di incentivo: il pagamento immediato all’uscita del mancato preavviso più due mensilità, oltre 500 euro della conciliazione, ovvero il versamento degli importi 10.000/15.000/20.000 euro (in base al profilo orario) in tre rate in 24 mesi.

In contemporanea all’attivazione della cassa integrazione in deroga sono partite, su base volontaria, le prime due ‘Aule pilota’ di formazione con 30 lavoratori per conseguire le certificazioni Cisco, Java e Oracle. Insomma, difficile andare avanti senza trovare soluzioni reali e che abbiano un orizzonte temporale reale: “Questo chiediamo al ministero e al governo, non è più tempo delle soluzioni tampone, basta guardare alle crisi aziendali nell’ambito dei call center sparse per la penisola. Interventi strutturali e regole del settore subito oppure nel giro di qualche mese parleremo – conclude Fiduccia – di smantellamento di un comparto che è già al collasso”.

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