Camera di commercio Palermo ed Enna, è il caos - QdS

Camera di commercio Palermo ed Enna, è il caos

redazione

Camera di commercio Palermo ed Enna, è il caos

domenica 29 Settembre 2019

Critiche e preoccupazioni da parte dei sindacati e dall'Unioncamere per le dimissioni in blocco di undici consiglieri che fanno riferimento a Confcommercio. Lavoratori a rischio in caso di scioglimento e gestione commissariale

Caos nella Camera di commercio di Palermo ed Enna dopo le dimissioni di undici consiglieri.

Claudio Barone ed Enzo Tango, segretari di Uil Sicilia e Uil Fpl, hanno spiegato che “Se si dovesse arrivare allo scioglimento della Camera di Commercio e a una gestione commissariale il futuro dei lavoratori sarebbe a rischio”.

A spiegare il meccanismo che ha gettato il Consiglio della Camera di commercio di Palermo ed Enna, composto da 33 consiglieri, nel caos è stata Fp Cgil Sicilia.

“Com’è noto – si legge in un comunicato – nel Consiglio camerale e nella Giunta le difficili condizioni economiche non nascono dalle ridotte capacità finanziarie seguite al taglio del diritto annuale, ma sono legate esclusivamente al comune problema delle Camere siciliane, che pagano direttamente le pensioni a gli ex dipendenti dal bilancio corrente”.

Nella nota si spiega che il nuovo Consiglio camerale “aveva intrapreso un percorso virtuoso con il contributo di Unioncamere nazionale giungendo alle soglie di un accordo con Inps nazionale, disposta a prendere su di sé il carico del pagamento, in cambio di beni mobili e immobili”.

Preoccupata anche l’Unione regionale delle Camere di Commercio siciliane che sottolinea come le dimissioni “mettono a rischio di commissariamento la stessa Camera, vanificando il percorso virtuoso avviato dall’ente, da tutte le Camere siciliane e da questa Unione con Unioncamere Nazionale, Ministero dello sviluppo economico e Inps per la risoluzione del noto problema pensionistico che incide pesantemente sui bilanci”.

Unioncamere esorta quindi “tutte le associazioni e organizzazioni di categoria ad assicurare il massimo e responsabile contributo in questo momento cruciale per la sopravvivenza stessa del sistema camerale siciliano”.

Sui consiglieri dimessi, accusa la Cgil, “c’è da chiedersi dove sono stati costoro durante gli ultimi due anni, nei quali sono stati fatti tutti quei passi necessari per riportare il bilancio dell’ente nell’alveo della normalità, così come i verbali di giunta e consiglio testimoniano lo sforzo intrapreso”.

Le dimissioni degli undici consiglieri della Camera di Commercio di Palermo ed Enna, espressione di Confcommercio, erano state formalizzate due giorni fa. Si tratta della presidente di Confcommercio Palermo Patrizia Di Dio e di Daniela Cocco, Antonio Cottone, Alessandro Dagnino, Nicola Farruggio, Fabio Gioia, Giovanni Mangano, Salvatore Randazzo, Margherita Tomasello e Gioacchino Vitale. A questi si aggiunge Maurizio Prestifilippo che aveva già rassegnato le dimissioni in precedenza. Nicola Farruggio e Daniela Cocco hanno anche rassegnato le dimissioni da componenti della Giunta.

“E’ bene ricordare – ha sottolineato ancora la Fp Cgil – che la trattativa sulle pensioni accomuna tutte le Camere siciliane e scelte inappropriate e inopportune, quali le dimissioni di tutto il Consiglio camerale, minerebbero tutto il processo: i fondi che verrebbero capitalizzati dalla vendita di azioni e beni immobili sono vincolati, con delibera di giunta prima, e di Consiglio dopo, all’uso esclusivo del fondo pensioni dei dipendenti”.

La Fp Cgil ha annunciato che “vigilerà con estrema attenzione l’evoluzione di tale processo, dichiarandosi da subito pronta a tutelare gli interessi dei dipendenti e dei pensionati dell’ente in qualunque sede si rendesse necessario”.

Dal canto suo Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo, ha detto che sulla questione pensionistica “c’è stato da parte di tutti il massimo impegno ma non sono arrivati risultati concreti in tempi accettabili”.

“Le nostre dimissioni, peraltro sofferte – ha aggiunto – hanno come obiettivo quello di dare una scossa al sistema perché fin quando l’ente non sarà liberato dalla necessità di pagare non solo gli stipendi ma anche le pensioni dei dipendenti in quiescenza non si potrà andare avanti”.

“Deve essere la politica – ha concluso la Di Dio – a trovare le necessarie soluzioni. Per imprenditori che hanno senso di responsabilità è esasperante lavorare senza nemmeno la speranza di poter dare un contributo allo sviluppo del territorio e al sostegno delle imprese”.

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