Coronavirus, Catania addetti supermercati senza protezioni - QdS

Coronavirus, Catania addetti supermercati senza protezioni

Ivana Zimbone

Coronavirus, Catania addetti supermercati senza protezioni

venerdì 13 Marzo 2020

La denuncia di Uil e Uiltucs Catania: “Niente guanti e mascherine”. L’appello di un lavoratore: "La nostra situazione è davvero drammatica, siamo in prima linea come medici davanti all’epidemia"

CATANIA – Mentre su disposizione del Governo la città etnea ha chiuso tutte le attività commerciali, eccetto quelle essenziali, i dipendenti del settore alimentare temono seriamente per l’incolumità propria, delle loro famiglie e della comunità intera. Infatti, senza le dovute misure di sicurezza, rischiano di diventare uno dei principali veicoli di trasmissione del Coronavirus. I sindacati Uil e Uiltucs chiedono l’intervento della Prefettura e dei sindaci.

I segretari generali di Uil e Uiltucs Catania, Enza Meli e Giovanni Casa, denunciano una situazione insostenibile all’interno dei punti vendita di alimentari. “Niente guanti e niente mascherine per la maggior parte dei dipendenti che, talvolta, non si trovano nemmeno a distanza di sicurezza dai consumatori. Senza considerare il fatto che non tutti gli esercizi commerciali siano regolati da guardie giurate che consentano l’accesso solo a pochi clienti per volta. Rivendichiamo la piena e rigorosa applicazione delle norme emanate ancora in queste ore dal governo per contrastare l’emergenza Coronavirus, pretendiamo rispetto per una categoria di lavoratori che ha grande senso di responsabilità ma non può essere chiamata a inutili, pericolosi, atti di quotidiano eroismo”, dichiarano i sindacalisti.

LA MANCATA TUTELA UN RISCHIO PER TUTTI
“La gente, presa dal panico, si reca in massa al supermercato per fare la scorta alimentare. È un momento di grande fortuna per gli imprenditori del settore, ma non per i commessi che sono esposti a ogni rischio. Forse non si pensa a cosa potrebbe accedere nell’eventualità che uno degli operatori risultasse positivo. L’intero negozio verrebbe chiuso, i dipendenti tutti messi in quarantena”, ha chiosato Enza Meli.

Ed è sulla responsabilità della sicurezza che fa leva Giovanni Casa che denuncia come “le aziende non abbiano alcun obbligo di fornire disinfettanti, guanti e mascherine e di come si approfittino dell’evenienza per chiedere ai lavoratori turni aggiuntivi, orari dilatati, il turno domenicale”, che invece dovrebbe servire per la sanificazione dei locali. In questo quadro, però, “esistono anche aziende virtuose che tutelano attentamente i propri dipendenti, come Leroy Merlin”.

L’assessore comunale alla Sicurezza, Fabio Cantarella, informa che “il Comune sta provvedendo a dotare i propri dipendenti dei mezzi di sicurezza, ma che sia compito delle aziende e dei loro responsabili provvedere alla salvaguardia dell’incolumità dei loro impiegati”.

LE RICHIESTE DEI LAVORATORI
I commessi del settore alimentare che in questi giorni sono terrorizzati dalla semplice idea di recarsi a lavoro sono la maggior parte. Eppure temono di esporsi direttamente contro i loro dirigenti, per paura di perdere il posto di lavoro. “Nel comunicato la Coop ci ha informati di essere ‘liberi’ di indossare le mascherine, ma consigliandoci di evitare per non suscitare panico nella clientela. La nostra situazione è davvero drammatica, siamo in prima linea come medici davanti all’epidemia. Il flusso nei supermercati è incredibile, ma la distanza di sicurezza è rispettata solo tra colleghi, non tra dipendenti e clienti o tra clienti stessi. Alle casse gli impiegati usano solo i guanti, che non proteggono loro e nemmeno la clientela; basta toccare delle banconote infette per trasferirle nella spesa dell’acquirente successivo. Abbiamo a disposizione solo il disinfettante, ma è impossibile utilizzarlo per ogni articolo toccato”, ha detto una dipendente.

Alle pesanti critiche e preoccupazioni, si aggiungono le possibili soluzioni per la salvaguardia di tutta la popolazione: “Chiediamo di essere tutelati in toto o di chiudere gli esercizi per 15-20 giorni. È possibile pensare a consegne a domicilio gratuite, a ordini online o telefonici per le estreme necessità”, ha concluso.

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