Coronavirus, Lombardia, la Sanità è ormai da buttare - QdS

Coronavirus, Lombardia, la Sanità è ormai da buttare

redazione web

Coronavirus, Lombardia, la Sanità è ormai da buttare

lunedì 23 Novembre 2020

Stavolta le critiche arrivano dal sindaco di Milano Sala, "Serve una riforma radicale, la Regione non ha idee e sono sotto gli occhi di ciascuno le carenze e le difficoltà manifestate in questi drammatici mesi". Sul banco degli imputati il governatore leghista Fontana

“E’ tempo di ripensare la gestione della sanità lombarda. Sono sotto gli occhi di ciascuno le carenze e le difficoltà manifestate in questi drammatici mesi”.

Stavolta l’accusa è precisa e circostanziata e viene da quel sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che finora aveva propugnato la prevalenza del Settentrionale, ma che adesso, in un’intervista a Repubblica ripresa dalle agenzie di stampa, non può che puntare l’indice sulle macerie di quella che un tempo era stata la “meravigliosa” Sanità Lombarda.

Quella, per intenderci, di Don Verzè e del buco di Bilancio del San Raffaele di Milano, per decenni dipinto come l’unico centro d’eccellenza italiano, sul quale venivano concentrati gli investimenti lasciando per la Sanità delle Regioni del Sud nulla o quasi.

Questo modello è stato in mano al centrodestra per decenni, prima con il “celeste” Formigoni, finito in carcere per corruzione, poi con i governatori della Lega Nord, ossia Roberto Maroni e Attilio Fontana, quest’ultimo coinvolto nell’inchiesta dei camici scoppiata durante la prima fase della pandemia.

Un modello che secondo Sala va “cambiato radicalmente, ma non vedo alcun pensiero strategico in proposito venire fuori dalla giunta regionale”.

“Con il Pd lombardo invece – ha spiegato il sindaco di Milano – stiamo lavorando a una prima bozza di cinque i punti per un ‘cambio di marcia’”.

“Al primo punto – ha detto Sala – l’istituzione di un’Agenzia per il governo della sanità, al fianco di essa abbiamo poi bisogno di un soggetto che si occupi veramente di innovazione, ricerca, telemedicina e big data”.

Tra pubblico e privato “va riequilibrato il rapporto e va introdotto un sistema di rimborsi al privato che non si basi solo sulla fatturazione della singola prestazione, ma che tenga conto del risultato dell’intero percorso di cura. Sarà una rivoluzione”.

Terzo punto “il ritorno ai Distretti, punto di riferimento per una dimensione di assistiti più limitata”.

Al quarto punto ci sono “i medici di base, che non riescono a fare bene il loro mestiere. La loro figura in Lombardia è stata sempre più marginalizzata. Bisogna investire di più su di loro, sia riducendo il numero medio dei pazienti, sia nella formazione. E poi bisogna tornare a investire sui Consultori”.

I sindaci sulla sanità “nella sostanza non hanno quasi nessuna leva per poter agire. Invece, immaginiamo la costituzione di un “Consiglio di Indirizzo” a livello lombardo, nel quale vengano coinvolti i sindaci delle città capoluogo, che abbia la responsabilità della definizione delle politiche di sanità territoriale”.

Il problema è dove verranno reperite le risorse per questa “rivoluzione”. Speriamo che non debba essere di nuovo il Sud a doverla finanziare, come accaduto in passato. E come certificato anche dal rapporto Eurispes 2020, secondo il quale il Nord ha rapinato al Sud 840 miliardi di euro in diciassette anni.

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