Coronavirus, muore dopo aver rifiutato il ricovero in ospedale - QdS

Coronavirus, muore dopo aver rifiutato il ricovero in ospedale

redazione web

Coronavirus, muore dopo aver rifiutato il ricovero in ospedale

giovedì 12 Marzo 2020

La vicenda riguarda un biologo di 58 anni dipendente dell'Asp di Caltanissetta, che stava male da una settimana ed è deceduto ieri pomeriggio dopo essere stato trasportato in gravi condizioni all'ospedale Sant'Elia con una polmonite fulminante. Disperata la moglie, "Dovevo convincerlo"

Ha cominciato a stare male una settimana fa uno dei primi pazienti morti in Sicilia a causa del coronavirus.

Un biologo di 58 anni dipendente dell’Asp di Caltanissetta, deceduto ieri pomeriggio dopo essere stato trasportato in gravi condizioni all’ospedale Sant’Elia con una polmonite fulminante.

Era stato lui stesso, il giorno prima, a rifiutare il ricovero in ospedale nonostante le insistenze dei sanitari.

Una decisione che si è rivelata fatale.

A raccontare quanto accaduto è la moglie dell’uomo, anche lei biologa, che in queste ore, insieme alla figlia, sta vivendo oltre al dramma della perdita del marito anche la paura e la preoccupazione di un eventuale contagio.

Il dipendente dell’Asp ha cominciato ad accusare i primi sintomi della malattia il quattro marzo scorso e da quel giorno non è più uscito di casa per andare al lavoro.

“Mercoledì mio marito ha cominciato ad avere febbre e dolori diffusi – racconta la donna – ha pensato di essersi preso un’influenza, anche perché era stato in campagna a fare alcuni lavori e aveva preso freddo. Il giorno dopo ha contattato telefonicamente il medico di famiglia che gli ha prescritto un antibiotico e del cortisone ma non ha avuto alcun miglioramento. Anzi, nonostante la terapia, le sue condizioni sono peggiorate”.

A questo punto è stato chiesto l’intervento della guardia medica.

“Lunedì scorso, munito dei dispositivi di sicurezza – prosegue la donna -, è venuto in casa un medico che ha prescritto un forte antibiotico. Il giorno dopo, non vedendo alcun miglioramento, io stessa ho telefonato al medico di famiglia riferendo che mio marito cominciava ad avere anche problemi respiratori. Ma lui ci ha detto di aspettare che la terapia facesse effetto”.

Con il passare delle ore la situazione continua a peggiorare e in famiglia comincia a serpeggiare la paura, anche perchè il governo ha intanto esteso a tutto il Paese le misure di sicurezza previste per le “zone rosse”.

“Martedì abbiamo telefonato al 118 – ricostruisce la donna – ci ha risposto una operatrice competente e professionale che, sulla base dei sintomi riferiti, ha subito consigliato il ricovero in ospedale. Mio marito invece ha detto al telefono di voler rifiutare il ricovero, preferendo fidarsi del medico di famiglia. Un errore imperdonabile”.

Ieri le cose sono precipitate, l’uomo aveva la febbre alta e respirava affannosamente. La moglie ha chiamato il 118, ma quando è stato ricoverato il quadro clinico dell’uomo era ormai gravemente compromesso: la Tac ha confermato una polmonite interstiziale, il paziente è stato intubato e posto in isolamento in attesa dell’esito del tampone.

Ma ormai era troppo tardi, e la morte è giunta un paio d’ore dopo il ricovero.

La moglie adesso non riesce a darsi pace: “Dovevo convincerlo a farsi ricoverare – continua a ripetere – dovevo dare ascolto a quella operatrice….”.

La donna si stringe accanto alla figlia che proprio due giorni fa era tornata a casa da Firenze, dove vive con il fratello, e si era autodenunciata mettendosi in isolamento.

“Ho letto sui social tante notizie false, come quella che avevamo partecipato a una festa – spiega – e invece abbiamo rispettato tutti i protocolli, non ci siamo mossi da casa”.

“Mio marito – sottolinea – non aveva mai avuto problemi di salute. E’ bastata solo una settimana al virus per stroncarlo”.

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