Coronavirus, Scuola, dad oltre il settantacinque per cento - QdS

Coronavirus, Scuola, dad oltre il settantacinque per cento

redazione web

Coronavirus, Scuola, dad oltre il settantacinque per cento

lunedì 26 Ottobre 2020

Il provvedimento, che riguarda le superiori, ha scatenato l'ira dei presidi, secondo i quali è stata lesa l'autonomia scolastica. La restrizione non permette laboratori per gli Istituti tecnici. Il Ministero dell'Istruzione concede un giorno per adeguarsi

“Almeno” è l’avverbio che ha cambiato la quota di ricorso alla Didattica a distanza nel mondo della scuola, nel nuovo Dpcm.

Se nella bozza che circolava ieri infatti si leggeva Dad “fino” al 75%, nel testo definitivo compare invece “almeno al 75%” alle superiori, lasciando intendere quindi che la quota potrà essere superiore.

Un compromesso che consente ai governatori, che chiedevano a gran voce al governo di arrivare fino al 100%, di poter ampliare il ricorso alla Dad e alla ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina di resistere, salvaguardando gli studenti più grandi dal rimanere sempre a casa e ottenendo che almeno i più piccoli possano continuare ad andare in classe.

Furibondi sono invece i dirigenti d’istituto che, per bocca di Antonello Giannelli, presidente dell’Anp (Associazione nazionale presidi), attaccano: “Così si lede l’autonomia della scuola”.

Gli istituti superiori avranno un giorno di tempo, ovvero oggi, per adeguare la nuova percentuale di didattica a distanza. E non è escluso che i singoli presidi possano fare una scelta di campo ben chiara: dedicare l’intero 25% della didattica in presenza alle classi prime e quinte.

Dunque a chi si è appena affacciato nelle superiori e deve essere seguito con più attenzione e chi deve sostenere la maturità.

Resta intanto invariata la didattica al primo ciclo, dalle materne alle medie, che sarà totalmente in presenza.

Vengono modulati ulteriormente gli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l’eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l’ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9, come avviene oggi.

A tenere banco sono ovviamente le scuole superiori: gli studenti, restando a casa, “alleggeriranno il trasporto pubblico”, ha detto il premier illustrando il Dpcm.

Ma Giannelli rivendica il ruolo e il decisionismo dei presidi, oltre alle diverse situazioni a seconda dei territori.

“Non si può imporre alle scuole – dice – qualcosa che sono i dirigenti di istituto a dover decidere. L’autonomia scolastica è in pieno vigore ed è tutelata dalla Costituzione, e serve a far sì che ogni scuola offra un’offerta formativa calibrata sulle diverse esigenze del territorio. Imporre vincoli nazionali e regionali contravviene al principio legale perché quello che si decide in una grande città non va bene per i piccoli centri, le periferie o i centri rurali”.

“Pensiamo poi – aggiunge ai ragazzi che frequentano istituti tecnici: la metà di loro frequenta laboratori e se si dovesse avverare una didattica superiore al 75% il contenuto del loro diploma si svilirà”.

“La scuola – conclude – , anche secondo l’Iss, non è un veicolo di diffusione del contagio. I trasporti non ce la fanno? Compriamo più bus. Le Asl non ce la fanno a fare tracciamenti? Rinforziamole. Le scuole aperte, ricordo, sono garanzia di monitoraggio”.

La stessa ministro Azzolina era tornata a difendere la scuola e il rischio contagi al suo interno. Pur ammettendo che “le attività extra e peri scolastiche possono costituire un innesco di catene di trasmissione laddove non vengano rispettate le misure di misure di prevenzione previste”, ha sottolineato un dato sorprendente: “il numero di focolai dentro le scuole è addirittura sceso, in proporzione al totale”.

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