Corte dei conti, accertato disavanzo regionale "monstre" da un miliardo e cento milioni - QdS

Corte dei conti, accertato disavanzo regionale “monstre” da un miliardo e cento milioni

Raffaella Pessina

Corte dei conti, accertato disavanzo regionale “monstre” da un miliardo e cento milioni

venerdì 13 Dicembre 2019

Dalla magistratura contabile ok alla parifica del rendiconto generale del 2018 ma con irregolarità. “Le criticità vengono da lontano ma l'Ente è inefficace sulla riduzione del deficit”. Musumeci: “Faremo quanto serve ma io mai corresponsabile del disastro finanziario”. Lupo, se il Pd non avesse bloccato il maxiemendamento la Sicilia sarebbe affondata

PALERMO – Più una sonora bocciatura che una “promozione con riserva” quella della Corte dei Conti che ha presentato a Palermo alla Società siciliana per la Storia Patria il giudizio di parifica del rendiconto generale della Regione del 2018.

Un giudizio molto critico su quasi tutti i temi trattati con affermazioni che non hanno lasciato nulla all’immaginazione: “La Regione  – si legge nella relazione – non è stata in grado di raggiungere nemmeno gli obiettivi “minimi” che essa stessa si era data con la legge di Stabilità”. Il rendiconto passa quindi, ma con criticità. Tra queste le scritture riguardanti i fondi vincolati, alcune partite per le entrate degli accertamenti per 5 milioni di euro, dei residui attivi per 75 milioni, 450 mila euro di residui passivi. Dichiarati irregolari, infine, il conto economico e lo stato patrimoniale.

All’udienza di oggi erano presenti molti funzionari dell’Assemblea regionale siciliana, oltre al presidente dell’Ars, Gianfranco Micciché. Tra le file degli intervenuti anche il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando, presidente regionale dell’Anci. La relazione è stata illustrata dal presidente della Corte dei Conti, Angelo Buscema, insieme con Adriana La Porta e Luciano Abbonato. è stato ricordato il travagliato percorso del rendiconto 2018, che in prima stesura era stato approvato dalla giunta regionale il 10 giugno di quest’anno, poi ritirato perché non approvato dalla Corte dei Conti e infine riproposto con le correzioni ad agosto. Ma anche questo testo non è piaciuto ai magistrati contabili. “Le criticità rilevate nel rendiconto ritirato, ed in parte ancora presenti, vengono da molto lontano e stanno emergendo con maggiore chiarezza man mano che i principi dell’armonizzazione assumono carattere di effettività nella contabilità regionale – si legge nella relazione – Tuttavia a ritardi si sono sommati ritardi, obbligando le Sezioni riunite ad un complesso iter istruttorio e a prolungare oltre il previsto il presente procedimento”.

Nella relazione viene affrontato prima di tutto il tema del disavanzo e i magistrati spiegano che la Regione avrebbe dovuto recuperare nel 2018 quote di disavanzo per un miliardo e cento milioni che ora dovranno “trovare copertura finanziaria nel bilancio di previsione 2019-2021, secondo le modalità stabilite dal Decreto legislativo 118/2011”. A questo si aggiunge il risultato negativo dell’esercizio 2018 pari a 1.026.618.749,71 euro che, dovrà essere recuperata “negli esercizi considerati nel bilancio di previsione e in ogni caso non oltre la durata della legislatura”.

Il deficit accumulato  “dimostra  – si legge nella relazione – l’inefficacia delle politiche pubbliche rispetto ai vincoli di riduzione del deficit di bilancio e del disavanzo di amministrazione intrinseci al quadro normativo e ribaditi piu’ volte”. Lo dimostrano i dati degli equilibri di bilancio nelle varie fasi del ciclo 2018, dal quale risulta chiara l’inconsistenza della manovra finanziaria: l’equilibrio di parte corrente e l’equilibrio finale 2018 registrano valori a consuntivo, rispettivamente -651,9 milioni di euro e -667,0 milioni di euro, notevolmente superiori ai dati  del Defr 2018-2020 i cui saldi risultavano comunque viziati dalla sottostima degli stanziamenti a copertura del disavanzo e di quelli per accantonamento ai fondi”.

Non si sono fatti attendere i commenti delle opposizioni primo fra tutti Luca Sammartino di Italia Viva che parla di certificazione di un disastro. “Musumeci deve abbandonare l’arroganza e l’atteggiamento del ‘saper fare tutto da solo’ e presentarsi subito in Aula dicendoci da dove vuole iniziare a razionalizzare la spesa – ha detto Sammartino  – è il momento di portare avanti, e insieme, riforme capaci di destrutturare la tradizionale spesa pubblica che tiene nella palude i siciliani”.

Luigi Sunseri, del gruppo Cinquestelle all’Ars chiede un piano di riforme al governo Musumeci per “rassicurare il governo nazionale sulla buona volontà… nel sanare un bilancio ormai distrutto dalla mala politica in anni e anni di malefatte sulle spalle dei siciliani. Se non intende farlo ha due strade: dimettersi o spegnere tutte le luci di ospedali, scuole e città e mettere in vendita Palazzo d’Orleans”.

Claudio Fava: “Fine a favolette di Musumeci”

“Oggi la Corte dei conti mette definitivamente fine alle favolette raccontante dal Governo Musumeci. Oltre un miliardo da recuperare in un triennio, un altro miliardo da recuperare entro il 2019 o al massimo entro la fine della legislatura, anomalie nella gestione dei documenti finanziari, obiettivi di risanamento completamente mancati, buco nero dei conti delle società partecipate, criticità estreme nella situazione dei Liberi consorzi”. Lo dichiara il presidente della Commissione regionale antimafia Claudio Fava.

Musumeci si difende: “Mai corresponsabile di disastri finanziari”

Il Presidente della Regione siciliana Nello Musumeci non ha voluto attendere per la replica al giudizio della Corte dei Conti e per la prima volta nella storia è intervenuto nel corso della cerimonia del giudizio di parifica del rendiconto 2018 di stamattina.

“Una situazione finanziaria oggettivamente critica e difficile, una situazione strutturale prima che congiunturale – ha detto Musumeci – è stato richiamato il concetto di responsabilitàche arrivano da lontano. Mi conforta la serena consapevolezza di non essere mai stato né direttamente, né  indirettamente corresponsabile di una storia di disastri finanziari che negli utlimi 25 anni hanno caratterizzato la storia di questo Ente regionale”.

Il Presidente Musumeci ha relazionato sulle iniziative prese dal suo governo per risanare i debiti e ha sottolineato che nell’ultimo anno il debito non è stato aumentato, e che anzi negli ultimi due anni si è ridotto sensibilmente Sulle irregolarità segnalate dai magistrati contabili nella loro parifica, il governatore ha detto di essere soddisfatto e che sanerà quanto richiesto.”Copriremo il disavanzo – ha detto il presidente della Regione –  la responsabilità del bilancio è del governo e quindi adotteremo quanto serve”.

Musumeci ha sostenuto che col suo governo c’è stata una inversione di tendenza rispetto al passato ed ha aggiunto che le societa’ a partecipazione regionale sono state oggetto di particolare attenzione.  Queste società partecipate spesso di totale proprietà della Regione sono state considerate dei carrozzoni per i disavanzi che hanno accumulato negli anni e che sono costati milioni di euro alla Regione. “Nel 2017 la quasi totalità presentava saldi negativi, nel 2018 una fase di risanamento lento ma inesorabile ed oggi possiamo guardare con maggiore fiducia. Solo alcuni mesi fa si pensava di affidare la gestione allo Stato”, ha sottolineato, mentre oggi “la Regione puo’ contare su una Società sua e risanata”.

A margine dell’udienza di parifica il Governatore ha parlato con toni più accesi:  “La Corte dei Conti conferma il disastro finanziario della Regione accumulato negli ultimi 25 anni. Peccato che in passato nessuno se ne sia accorto, a tutti i livelli. Ora si pretende che il governo Musumeci risani ogni cosa in ventiquattro mesi. E chi ieri fra i deputati ne è stato responsabile, oggi trova spudoratamente il coraggio di dare lezioni. Vergogna! Ci vorranno anni per sanare le ferite di una Regione fondata quasi sempre su sprechi, clientelismo e assistenzialismo. E noi abbiamo finalmente cominciato la bonifica”.

Razza, l’opposizione mistifica

L’assessore regionale per la Salute, Ruggero Razza ha accusato “un’opposizione senza vergogna” di “mistificare l’esito della parifica”.

“Qualcuno – ha detto – spieghi a Fava, Sammartino e ai grillini che il maggior disavanzo non è un buco di bilancio e risale a precise responsabilità politiche. Pensino alla contestazione sui 53 milioni di euro sottratti dal governo Crocetta all’Irfis per fare spesa corrente. Questo governo riporterà in regola i conti della Regione. Ma almeno stiano zitti quelli che hanno contributo più di tutti ad errori ed orrori”.

Lupo, Musumeci e lo scaricabarile, senza Pd Sicilia affondata

Giuseppe Lupo, capogruppo Pd all’Ars, ribatte che “Musumeci gioca a scaricabarile: la colpa è sempre ‘di chi c’era prima’, non è mai sua”.

E ricorda che “se non fosse stato per il Pd, che a settembre ha bloccato il maxiemendamento con le norme dei ddl ‘collegati’, oggi la Sicilia sarebbe a un passo dal fallimento”.

“Quel pacchetto di norme estratte dai ‘collegati’ – ha ricordato Lupo – sarebbe stato il ‘ko’ per le nostre finanze: se la Sicilia non è ancora affondata sotto il peso degli sprechi e delle clientele di governo e maggioranza, lo si deve soprattutto al Pd e all’opposizione che hanno bloccato un’operazione che avrebbe avuto conseguenze pesantissime”.

“Invece di vantarsi per meriti che non ha – conclude Lupo – Musumeci dovrebbe ringraziare il Pd per aver salvato le finanze regionali, e soprattutto dovrebbe assumersi le sue responsabilità: ormai sono più di due anni che governa, ci dica come intende uscire da questa crisi finanziaria invece di prendersela sempre con gli altri”.

Sindacati, un confronto per evitare il default

“Serve una exit strategy per evitare il default” secondo Cgil, Cisl e Uil, per evitare che a pagare il prezzo della difficile situazione finanziaria siano “le fasce più deboli della popolazione, il welfare già sfilacciato, le spese strategiche come quelle per infrastrutture e per lo sviluppo dell’economia circolare”.

I segretari generali regionali di Cgil Cisl e Uil, Alfio Mannino, Sebastiano Cappuccio e Claudio Barone hanno chiesto subito “un tavolo di confronto ad hoc” e si sono detti “pronti al confronto per mettere a fuoco assieme – forze sociali, Anci, Regione – delle soluzioni: la spada di Damocle che pende sull’Isola impone una exit strategy condivisa in tempi stretti”.

“Esponenziale crescita dei debiti degli enti locali”

Tra i temi messi in evidenza dalla Corte dei Conti, uno ha riguardato i debiti degli enti locali.

L’Organo di controllo ha rimarcato negativamente “l’esponenziale crescita registrata dai debiti fuori bilancio ancora da riconoscere, che sono passati, da un ammontare al 31 dicembre 2016 di euro 4.401.839 all’importo raddoppiato di euro 8.553.267, quasi tutti riconducibili a sentenze esecutive che hanno visto soccombere le Amministrazioni interessate”.

Una strada in discesa disegnata nella relazione che spiega come questi dati, comparati con quelli degli esercizi precedenti “sono sintomatici delle crescenti difficoltà finanziarie in cui si dibattono gli Enti locali intermedi, ed evidenziano una inadeguata applicazione dei principi della contabilità armonizzata”, con l’istituzione di appositi fondi, compreso quello per spese legali.

Ancora più critica la situazione finanziaria dei liberi consorzi, che hanno preso il posto delle Province: le riscossioni correnti risultano in progressiva diminuzione (-4,59% nel 2018 rispetto all’anno precedente) con un ammontare di 462.673.625,28 euro, il livello più basso dell’ultimo quadriennio (2015-2018), in presenza di un contributo al contenimento della spesa pubblica molto elevato che, per l’esercizio 2018, ha superato la soglia di 270 milioni di euro”.

I magistrati contabili anche in questo caso hanno sottolineato la superficialità nella redazione del bilancio. “A fronte di teoriche assegnazioni finanziarie in entrata, il meccanismo normativo introdotto in seno alla legislazione statale, mediante un articolato computo di trattenute e compensazioni, genera un debito nei confronti dell’Erario da parte dell’Ente di area vasta, così come per tutti gli altri Enti locali territoriali provinciali siciliani”.

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