Cpi, resta l’emergenza con reddito cittadinanza - QdS

Cpi, resta l’emergenza con reddito cittadinanza

Michele Giuliano

Cpi, resta l’emergenza con reddito cittadinanza

giovedì 18 Aprile 2019

PALERMO – Mentre in molti esultano per il reddito di cittadinanza, nei Centri per l’impiego continuano a chiedersi come gestire al meglio la grande nuova mole di lavoro che li aspetta.
L’urgenza di trovare soluzioni adeguate è emersa durante l’assemblea indetta da Cisl Fp Sicilia e Fp Cgil Sicilia al Dipartimento regionale del Lavoro, nel primo di una serie di incontri organizzati per illustrare ai dipendenti il nuovo contratto.

“La proposta del nostro sindacato – dicono Fabrizio Lercara e Alfredo Piede, segretari regionali della Cisl Fp Sicilia – si muove su tre binari paralleli ed è stata accolta con favore dai lavoratori. Presseremo affinché la politica se ne faccia carico nel più breve tempo possibile”.
Diversi i punti in discussione per far si che si possa svolgere il lavoro atteso in maniera efficace e tempestiva. “Innanzitutto – spiegano i sindacalisti – Regione e Ars collaborino per scrivere e approvare una norma che metta una pezza all’emergenza derogando anche alla normativa nazionale, nel rispetto dell’articolo 97 della Costituzione che sancisce il buon andamento della Pubblica amministrazione. In secondo luogo, si proceda immediatamente all’applicazione delle progressioni verticali dei lavoratori interni, così come previsto dalla legge Madia nella misura del 20%”.
Già durante l’ultima audizione in Commissione Lavoro all’Ars, i sindacati avevano chiesto all’assessore per la Funzione pubblica, Bernardette Grasso, di concordare con Roma un piano straordinario per la Regione siciliana, che tenga conto dei fabbisogni e che consenta di bandire nuovi concorsi così da poter utilizzare la riserva interna del 50 per cento sin da subito. Insomma, le strade da battere sono tante, e nel corso degli incontri nei dipartimenti dell’Amministrazione regionale per illustrare ai dipendenti il nuovo contratto, la Cisl Fp Sicilia raccoglierà ancora tutte le istanze provenienti dai lavoratori in merito alla riclassificazione del personale, così da costruire una piattaforma che sarà presentata alla Commissione paritetica dell’Aran quando sarà insediata.

“A questo proposito – concludono Lercara e Piede – abbiamo già inviato una nota per chiedere che si insedi subito il tavolo tecnico, così come era stato concordato al momento della firma del rinnovo”.
Altro punto cardine della discussione, la sorte dei cosiddetti “ex-sportellisti”, candidati naturali per la gestione della nuova normativa, eppure nulla sembra essere certo.
“Sembrava si stesse tracciando una strada per affrontare e risolvere la questione – dice Vincenzo Figuccia, parlamentare siciliano (Udc) – dopo lo stanziamento di oltre 10 milioni di euro e la trascrizione del fantomatico articolo 13 nell’ultima finanziaria della scorsa legislatura. Niente di tutto ciò è avvenuto. E la cosa più paradossale è che, nonostante l’indubbia afflizione, il coraggio emerge proprio da molti di questi lavoratori che senza darsi per vinti, qualche settimana fa, sono partiti alla volta di Roma per incontrare il Ministro del lavoro Luigi Di Maio”.
Una delle Regioni prese a modello è il Molise, in cui gli sportellisti sono stati ricollocati nei Centri per l’impiego, ma la soluzione sembrerebbe poco applicabile, visti i numeri molto più alti sul territorio siciliano, sia da parte dei lavoratori, sia negli uffici che si occupano di politiche attive del lavoro, già sovraffolati.
Secondo l’ultimo monitoraggio dell’Isfol, Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, si contano soltanto 83 impiegati in Molise nei Cpi, contro i 1.617 della Sicilia, record in Italia.

Michele Giuliano

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