Crisi dei Comuni, il monito di AnciSicilia, puntare sugli esempi virtuosi per invertire la tendenza - QdS

Crisi dei Comuni, il monito di AnciSicilia, puntare sugli esempi virtuosi per invertire la tendenza

Carmelo Lazzaro Danzuso

Crisi dei Comuni, il monito di AnciSicilia, puntare sugli esempi virtuosi per invertire la tendenza

sabato 04 Gennaio 2020

Il 2019 si è chiuso con l’ennesimo richiamo del segretario generale dell'associazione, Mario Emanuele Alvano: sempre più Amministrazioni sono prossime al default e così non è possibile andare avanti. Le responsabilità dello Stato nei mancati trasferimenti e il nodo Federalismo fiscale

PALERMO – “In Sicilia ci sono almeno un centinaio di Comuni che si trovano in condizioni critiche di dissesto, pre-dissesto o strutturalmente deficitari. Così non è possibile andare avanti”. Sono state molto chiare le parole che il segretario generale di AnciSicilia, Mario Emanuele Alvano, ha pronunciato lo scorso 27 dicembre in occasione dell’Assemblea straordinaria degli Enti locali convocata nei Cantieri culturali della Zisa.

Che in Sicilia i conti non tornino è evidente ormai da anni. I Comuni non riescono a camminare sulle loro gambe (soprattutto a causa di livelli di morosità ed evasione che raggiungono in molti casi percentuali altissime) e l’evidente taglio ai trasferimenti imposto negli ultimi dieci anni da Stato e Regione ha lasciato moltissimi di essi sull’orlo del baratro.

Alvano ha chiesto “certezze sui tempi e sulle modalità di erogazione dei fondi”. Per l’associazione dei Comuni siciliani è necessaria “un’armonizzazione delle norme regionali con quelle nazionali, perché l’ordinamento specifico degli Enti locali rappresenta ormai una barriera. Serve una sede permanente, un tavolo tra Stato, Regione ed Enti locali, in sede di conferenza per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome e Conferenza Stato-Città ed autonomie locali, per trovare soluzioni strutturali”.

La Regione siciliana – ha aggiunto Alvano – ha destinato ai Comuni siciliani 115 milioni per investimenti e fondi per il pagamento di rate sui mutui: abbiamo certezze per 45 milioni, ma ne mancano 70 dei quali nulla sappiamo, e non abbiamo notizie di altri 23 accantonati. Tutto questo si sostanzia in un taglio del 15% sui Comuni medi e grandi e parliamo di somme relative al 2019”.

In pratica senza certezze sui fondi a disposizione e sui tempi con cui essi vengono erogati agli Enti locali, questi ultimi non sono in grado di rispettare le scadenze previste dalla legge per l’approvazione dei bilanci e, navigando a vista, il rischio di incagliarsi in qualche “scoglio” economico-finanziario si fa sempre più grande.

“Ogni giorno – ha detto in occasione dell’Assemblea Anci il sindaco di Barrafranca, Fabio Accardi – siamo costretti a dire ‘no’ a tutto e a tutti. Non abbiamo altro da fare se non essere onorati di rappresentare una comunità alla quale non riusciamo a dare le risposte giuste. Fra dissesto finanziario, contabilità armonizzata, federalismo fiscale, non siamo più in grado di garantire i servizi minimi e con grandissime difficoltà riusciamo a garantire soltanto i servizi essenziali. Siamo costretti a mettere da parte la manutenzione dell’acquedotto, quella delle strade, non abbiamo soldi per riparare le buche, non riusciamo a pagare gli stipendi dei dipendenti. A prestarci i soldi è il servizio di Tesoreria, che anticipa le somme e così paghiamo stipendi e la società dei rifiuti per avere la città pulita”.

“Non consiglierei di fare il sindaco – ha aggiunto – perché siamo sempre il capro espiatorio di tutto e siamo costretti a fare i conti con tanti cittadini che non pagano i tributi”.

A rassicurare, almeno parzialmente, gli amministratori dell’Isola ci ha provato il presidente della Regione, Nello Musumeci, il quale ha assicurato che “i settanta milioni non ancora erogati possono essere messi a disposizione degli Enti locali”. Il problema è che, ancora una volta, non ci sono certezze sui tempi. Anche Musumeci ha poi sottolineato la necessità di aprire una vertenza con lo Stato, ampliando però la questione alle ex Province regionali: “Non è possibile – ha affermato – che gli Enti locali in Sicilia debbano essere affidati soltanto alle esauste casse della Regione Siciliana. Abbiamo posto fine al prelievo forzoso per le Province, ora dobbiamo definire una legge per gli Enti intermedi, per le loro competenze. La riforma effettuata nella scorsa legislatura è assolutamente monca e mutilata”.

Tanto da fare, insomma, ma nell’attesa sempre più Comuni continuano a convivere con lo spettro del default. Molti, ma non tutti. Perché se è vero che la situazione generale continua a destare preoccupazione, è altrettanto vero che ci sono piccoli-grandi esempi virtuosi che potrebbero ispirare tanti sindaci siciliani validi, ma che in questo momento si trovano in difficoltà. Facciamo, per esempio, il nome di Rometta (Messina), dove il sindaco Nicola Merlino è riuscito anche quest’anno ad approvare il Bilancio di previsione 2020 entro la fine dell’anno precedente. Un caso raro nell’Isola, dove capita spesso di assistere al via libera di Preventivi ad anno ormai concluso.

Merlino (più in basso l’intervista integrale) è stato molto chiaro: a fronte di un’oggettiva situazione di difficoltà, l’unica via d’uscita possibile è lavorare per rendere i Comuni indipendenti dal punto di vista economico-finanziario, puntando tutto sulla lotta a morosità ed evasione fiscale per assicurare servizi efficienti ai cittadini.

La riscossa della Sicilia e dei suoi Comuni, dunque, potrebbe partire proprio dall’esempio virtuoso di piccole realtà come Rometta.


Intervista a Nicola Merlino, sindaco di Rometta (Me). Un esempio virtuoso sui bilanci

nicola merlino sindaco romettaPALERMO – Nonostante il periodo di festa, Nicola Merlino risponde al telefono dopo appena due squilli. È in riunione per programmare le prime mosse amministrative del nuovo anno, ma ci concede qualche minuto per parlare di un problema che sente molto: la crisi dei Comuni è reale, ma questo non vuol dire che non si possano trovare le soluzioni per affrontarla e superarla.

CRISI DEI COMUNI – “L’allarme lanciato dall’Anci è assolutamente condivisibile, poiché molto spesso i Comuni, prescindendo anche dai propri demeriti, diventano vittime di una sorta di effetto domino scatenato dalle incertezze che si registrano a livello nazionale e regionale. Se non si ha certezza sulle risorse a disposizione, e sui tempi con cui esse vengono trasferite, diventa davvero difficile amministrare con efficienza un Ente locale”.

ROMETTA ESEMPIO VIRTUOSO – “Il 13 dicembre scorso abbiamo approvato il Bilancio 2020/2022. Negli ultimi anni siamo stati uno dei pochi Enti in Sicilia ad approvare i bilanci nei tempi previsti dalla legge, ma è vero che l’atteggiamento di Stato e Regione quasi legittima il brutto e consolidato vizio di varare i documenti contabili con grave ritardo, così come avviene nella maggior parte dei Comuni dell’Isola. I continui ritardi nei trasferimenti e le corpose riduzioni degli stessi, insieme con il ridimensionamento del personale, rendono estremamente difficoltosa la realizzazione degli importanti servizi che i Comuni sono chiamati a erogare, considerando oltretutto i compiti aggiuntivi che vengono spesso richiesti agli Enti locali”.

CAMMINARE SULLE PROPRIE GAMBE – “Questo stato di cose, però, non deve essere considerato una giustificazione, anche nella complessa e corposa difficoltà in cui i Comuni si trovano. Negli ultimi anni a Rometta abbiamo subìto una riduzione dei trasferimenti pari a circa 350 mila euro e una riduzione di 16 dipendenti (andati in pensione), che per un Ente di piccole dimensioni, come il nostro, rappresentano tantissimo. Eppure siamo riusciti sempre a garantire tutti i servizi essenziali ai nostri concittadini. Un esempio su tutti è quello dei rifiuti: abbiamo raggiunto quasi l’87% di raccolta differenziata nel 2019, mentre la Tari da noi è pari a un terzo rispetto alla media degli altri Comuni dell’Isola. Con le incertezze legate ai trasferimenti, diventa fondamentale per un Ente locale camminare sulle proprie gambe affrancandosi da Stato e Regione: ecco perché uno dei principali obiettivi, come sindaco, è rendere fisiologica l’evasione fiscale, riducendola a meno del 5%. E in questo senso da qualche anno stiamo lavorando”.

VOLERE IL CAMBIAMENTO – “Amministrare bene un Comune è possibile ma, per quanto sopra, estremamente difficile. A volte ho come l’impressione che, soprattutto in Sicilia, manchi la volontà politica di invertire l’attuale nefasta tendenza e agire per il bene comune rispettando le leggi e i termini che esse impongono. Soffriamo un problema culturale che io chiamo ‘eccesso di individualismo’, molto forte anche nella nostra provincia, ed esso mortifica il perseguimento dell’interesse generale. A volte, sembra quasi che non faccia comodo, in Sicilia, dimostrare che si possono realizzare gli interessi di tutti in modo pulito e legittimo, perché evidentemente sono altri i ‘padroni’ che si intendono servire. Ci si sta abituando a non rispettare le regole. È su questo che bisogna lavorare, spingendo tutte le istituzioni a fare la propria parte. Servendo tutti gli stessi padroni: gli interessi generali e il rispetto delle leggi. Ci riusciremo? Confesso che sono molto pessimista”.

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