Delegittimata e paralizzata, il disastro della Giustizia in Sicilia - QdS

Delegittimata e paralizzata, il disastro della Giustizia in Sicilia

Antonino Lo Re

Delegittimata e paralizzata, il disastro della Giustizia in Sicilia

martedì 07 Luglio 2020

Solo a Palermo si stima che entro luglio saranno circa 20mila i procedimenti penali rinviati, protestano gli avvocati. Dopo la pandemia il sistema stenta a ripartire, black out anche per le aste giudiziarie: in Sicilia 3.960 “sospese”

PALERMO – L’emergenza sanitaria da Coronavirus ha non solo portato una miriade di problematiche che hanno colpito il tessuto economico dell’intero paese, ma è stata devastante anche dal punto di vista giuridico. Solo a Palermo sono già 10.800 i procedimenti penali rinviati nel periodo del lockdown, dal 9 marzo all’11 maggio, ed entro luglio saranno, secondo una stima, circa 20 mila. Cifre che decretano senza se e senza ma una paralisi dell’intera giustizia, che non riguarda solo la Sicilia.

L’allarme è stato lanciato dall’Organismo congressuale forense che ha protestato nei giorni scorsi nel capoluogo dell’Isola. Immobilismo che inevitabilmente ha creato lunghe code che gli avvocati sono costretti a fare in tribunale con l’impedimento nello svolgere anche le azioni più semplici come notificare un atto. Senza dimenticare le enormi difficoltà economiche dei professionisti: solo a Palermo sono stati circa 3 mila avvocati (il 60%) a chiedere il bonus coronavirus.

“La giustizia è bloccata – ha detto il presidente Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Palermo, Giovanni Immordino -. Nonostante l’uso delle tecnologie e la continua e apprezzata collaborazione con i capi degli uffici giudiziari, il sistema stenta a ripartire. Come si fa a condannare un imputato a 30 anni senza senza guardare negli occhi giurati, avvocati e pm? Per non parlare delle code che si formano per entrare nell’ufficio notifiche, con il sistema telematico salta code non ancora attivato. Non è degno di un paese civile che per notificare gli atti si debba andare a mettersi in coda alle 4 del mattino all’ufficio notifiche”.

A denunciare le condizioni della giustizia non solo gli Ordini degli avvocati delle province siciliane, ma anche quelli di tutta Italia. A Milano, in una conferenza stampa il presidente dell’Ordine degli avvocati Vinicio Nardo ha chiesto “innovazioni tecnologiche e cambiamenti strutturali”, in modo che la giustizia possa “essere pronta alla possibile ricaduta in autunno. Il periodo di chiusura ci ha insegnato cosa occorre cambiare”.
E l’ordine di Brescia, in una lettera al ministero della Giustizia, chiede un protocollo unico, tenendo però “conto dei territori maggiormente provati dal Covid come la Lombardia”.

Circa 300 avvocati sono scesi in piazza anche a Bari chiedendo un piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici giudiziari e una norma di legge, anche con decretazione d’urgenza, che consenta lo svolgimento di tutte le attività giudiziarie anche nei prossimi mesi di emergenza. Negli oltre tre mesi di lockdown l’avvocatura distrettuale stima che siano stati rinviati circa l’80% dei processi civili e penali.

L’inattività dei tribunali si lega anche alla paralisi delle aste giudiziarie. Secondo i dati che Reviva, una start-up nata nel 2017 per “vivacizzare” le esecuzioni immobiliari, ha fornito al Quotidiano di Sicilia, il totale delle aste sospese nella nostra regione a causa del Covid-19 è di 3.960 (il 13% del totale). A livello nazionale le esecuzioni immobiliari sospese sono 30.815, valore totale di 3.169.193.166 euro.

Adesso anche se i Tribunali hanno riaperto, la ripresa sarà lenta e instabile. Con le prime case che sono state esentate dalle aste dal Decreto Cura Italia e la ripartenza dei Tribunali in ordine sparso, si prevede un ritorno a pieno regime solo a partire da settembre.
Dopo le numerose criticità che hanno annientato questo settore negli anni, quest’ultima legata alla pandemia potrebbe rappresentare la più disastrosa.

Twitter: @AntoninoLoRe

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