Annunciata durante l'EY Digital Summit di Capri, una campagna di educazione digitale che toccherà 107 province Italiane. L'ad Gubitosi, "Insegneremo a usare strumenti come Pec e Spid". L'identikit del "refrattario digitale": risiede in centri "tipicamente tra dieci e sessantamila abitanti, ha più di cinquant'anni e dispone solo della licenza media". E la ministro Paola Pisano parla di sconti alle aziende che investono in innovazione e dell'importanza del web nella Pubblica amministrazione: "dieci milioni di cittadini non usano internet e quindi non accedono alle opportunità del digitale". La paura del web e dell'intelligenza artificiale
Quando si parla di “digital divide”, si indica la percentuale di abitanti che ha accesso alle tecnologie di informazione rispetto alla popolazione totale.
E chi non riesce ad accedere alle tecnologie, fruendo dei vari servizi online disponibili, o ha un problema di copertura di rete (digital divide infrastrutturale) oppure non ha gli strumenti culturali per farlo (digital divide culturale).
Digital divide e crescita economica
E poiché il digital divide si riflette pesantemente sulla crescita socio-economica del Paese, privilegiando chi usa il web, oltre a creare le reti bisogna anche “scolarizzare” chi non usa la rete.
Se ne sta parlando in questi giorni (la manifestazione si conclude oggi) durante l’EY Digital Summit di Capri, forum sull’innovazione organizzato dalla società di revisione contabile Ernst & Young, durante il quale l’amministratore delegato di Tim Paolo Gubitosi ha annunciato proprio una campagna di “scolarizzazione digitale” diretta, più che ai giovani, agli anziani, e che partirà dalla Sicilia e in particolare da Marsala.
Infrastrutture, Sicilia all’avanguardia
Sotto il profilo infrastrutturale, con i progetti lanciati al tempo del governo Renzi, la Sicilia risulta essere tra le regioni meglio servite d’Italia, in quanto a capillarità e velocità del servizio: un vero e proprio esempio di avanguardia.
Il digital divide siciliano è dunque “culturale”. Per questo da qui parte il mega-progetto di Tim per educare gli italiani alla trasformazione digitale, con iniziative in 107 province italiane.
“Scuola mobile” partirà da Marsala
Gubitosi, a Capri, ha anticipato che il progetto (il titolo, ufficialmente, non è stato ancora reso noto, ma dovrebbe chiamarsi “Scuola mobile”) ha l’ambiziosa finalità di alfabetizzare sul digitale un milione di persone in tutt’Italia, soprattutto quell’italiano medio che ha poca o pochissima confidenza con il digitale.
L’identikit di questo cittadino è stato tracciato dall’ad di Tim: risiede in centri “tipicamente tra dieci e sessantamila abitanti, ha più di cinquant’anni e dispone solo della licenza media”.
“Scuola mobile” prenderà il via il 29 ottobre con l’avvio della campagna promozionale, seguita qualche giorno dopo dall’avvio vero e proprio dei “corsi di formazione” da Marsala, in Sicilia.
Corsi “smart” per i cinquantenni che non usano il web
Corsi “smart”, come direbbero i Millennials, ossia i nati dopo il 2000, nativi digitali.
“Deve essere una cosa attraente – ha confermato Gubitosi – , non può essere una scuola dell’obbligo”.
Il focus sarà nei centri tra i dieci e i sessantamila abitanti, e “Scuola mobile”, agirà partendo dal basso.
“Andremo da chi vorrà – ha detto infatti Gubitosi -, tutti i gruppi che ne faranno richiesta: parrocchie, polisportive, centri anziani. Insegneremo da come si apre una pec a Spid o anche semplicemente a navigare in rete”.
La data del 29 ottobre, ha ricordato Gubitosi, è stata scelta perché “ricorre il cinquantesimo anniversario del primo ‘collegamento’ tra due computer”.
La ministro Pisano, “Superare il divide con l’informazione”
Anche la ministro dell’Innovazione Paola Pisano (M5s), intervenendo in modalità “smart” (jeans e maglietta) dal palco di Capri, ha parlato dell’importanza del web nella Pubblica amministrazione: “dieci milioni di cittadini non usano internet – ha detto – e quindi non accedono alle opportunità del digitale”. Occorre quindi “superare il digital divide attraverso l’informazione e la comunicazione”.
“Siamo un popolo di innovatori e imprenditori – ha detto la ministro – ma per colpa di norme e cavilli non si riesce ad andare avanti. Bisogna scaricare a terra le idee in deroga alle norme”.
E ha parlato di “cambiare le regole del gioco” e di sconti alle aziende che investono in innovazione.
Anche l’intervento di Silvia Candiani, ad di Microsoft Italia, è stato puntato su informazione e comunicazione sul digitale: il progetto “Ambizione Italia” ha l’obiettivo di formare mezzo milione di persone su cloud, dati, intelligenza artificiale e altri temi del digitale.
Paura del web e dell’intelligenza artificiale
Ma del digitale si ha anche paura. Perché il web può rivelarsi anche un mostro che divora posti di lavoro e perché si teme che lo stesso faccia la cosiddetta “intelligenza artificiale”.
L’innovazione va dunque coniugata con la sostenibilità e calata nella realtà quotidiana di cittadini, istituzioni e imprese.
La paura riguarda il 42% dei cittadini e il 39% dei dipendenti d’impresa intervistati da Swg (campione composto da 1.027 cittadini e 600 dipendenti) per una ricerca presentata proprio all’Ey Digital Summit.