Rifiuti, discariche sotto accusa. Dopo due anni di governo Musumeci, il sistema è ancora in piedi - QdS

Rifiuti, discariche sotto accusa. Dopo due anni di governo Musumeci, il sistema è ancora in piedi

Rosario Battiato

Rifiuti, discariche sotto accusa. Dopo due anni di governo Musumeci, il sistema è ancora in piedi

giovedì 16 Gennaio 2020

L’aumento della raccolta differenziata fino a ora è stato praticamente inutile: visto che il settanta per cento dei rifiuti finisce sempre sotto terra. Due anni perduti. Sul Piano rifiuti c'è il peso di un'indagine della magistratura. Lunghi silenzi e "propaganda sterile", le bordate delle opposizioni sul governo regionale

PALERMO – La gestione dei rifiuti della giunta Musumeci, a poco più di due anni dal suo insediamento, sembra in qualche misura riprendere quel vago tono crepuscolare di “Due anni dopo”, il noto pezzo di Francesco Guccini, perché, proprio come recita il testo della canzone, c’è sempre “quella solita paura” che un giorno, nello specchio, si “rifletta il vuoto oppure che svanisca la figura” di un governo che comunque, più di tanti altri, ci ha provato ma che rischia di finire inghiottito nel grande gorgo dei rifiuti da cui nessuno finora si è riuscito a tirare fuori. E lo dicono i numeri del conferimento in discarica, soltanto in lieve contrazione tra il 2017 e il 2018, così come la lentezza nell’avvio degli impianti e le indagini della magistratura mentre ancora è solo un sogno da Paese all’avanguardia il recupero termico ed elettrico dai rifiuti.

Due anni, appunto, che sarebbero stati utili per avviare e completare, al netto delle pastoie burocratiche, gli impianti di valorizzazione dei rifiuti, come dichiarato da Chicco Testa, presidente di Fise Assoambiente, in una recente intervista al QdS.

DIFFERENZIATA NON BASTA: DOMINANO LE DISCARICHE
Musumeci ha lanciato da tempo, come prima di lui avevano fatto anche altri, la sua battaglia contro le discariche, quelle private in particolare. In questo senso ha spiegato che in Sicilia “dobbiamo impedire il monopolio, l’oligopolio”, precisando di “avere rispetto per l’imprenditoria privata, quando resiste alle pressioni esterne ed è impermeabile” ma anche che l’obiettivo della Regione nel settore impianti per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti è di “arrivare al 60% al pubblico e al 40% ai privati, che adesso tratta il 70% dei rifiuti nell’Isola”. E poi ha ricordato che con gli interventi attuati la “differenziata è passata dal 16% a oltre il 40%, nonostante a Catania e Palermo sia intorno al 16-17%”.

Il vero problema, in realtà, è che non si tratta tanto di una guerra tra pubblico e privato, che pure c’è, ma anche tra discariche e sistema virtuoso dei rifiuti. E in questo senso, al di là dei numeri altisonanti della differenziata, il problema resta e lo dicono anche gli ultimi dati dell’Ispra che registrano annualmente lo stato di salute dei sistemi di gestione dei rifiuti. Nel corso del 2018, la differenziata in Sicilia ha in effetti continuato a tenere una buona crescita rispetto all’anno precedente (+7,9%) ed è passata dal 12,5% al 29,5% tra il 2014 e il 2018, però al contempo, ed è il dato più grave e significativo allo stesso tempo, è rimasta sostanzialmente stabile la quota dello smaltimento in discarica (passata da 1,67 milioni di tonnellate del 2017 a 1,5 del 2018) con una percentuale che vale il 69% del totale e che continua a restare l’insuperabile problema del sistema isolano, perché le discariche inquinano e fanno costare di più la gestione del rifiuto, e l’Ue vorrebbe bandirle dal sistema di gestione, confinandole oltre la quota residuale che invece andrebbe smaltita tramite il recupero energetico.

DUE ANNI PERSI
In realtà, questi ultimi due anni sarebbero da definirsi come “persi” proprio in assenza di un’idea precisa di gestione dei rifiuti che, assieme agli impianti costruiti, progettati e programmati e all’ampliamento delle discariche per tamponare la perenne emergenza, per essere esaustiva dovrebbe prevedere il lancio degli impianti di valorizzazione energetica sul territorio isolano, così come aveva già previsto lo Sblocca Italia (due impianti per circa 700 mila tonnellate di rifiuti all’anno a fronte di una raccolta differenziata pari ad almeno il 65%) proprio per chiudere il ciclo.

Due anni che sono passati con dichiarazioni che non danno niente per certo mentre tutto resta sospeso. L’ultima è arrivata proprio nei giorni scorsi: “Sui termovalorizzatori – ha spiegato Musumeci – non ho pregiudizio alcuno, ne sono previsti due nelle osservazioni del ministero dell’Ambiente, se ce li chiedono li prevederemo”. Peccato che di fatto sul tema il ministro Costa, che da sempre è preventivamente contro i termovalorizzatori, abbia già smentito i suoi tecnici che in una serie di riflessioni al piano rifiuti della Regione, lo scorso anno, avevano appunto chiesto di inserire il recupero termico ed elettrico, passaggio poi smentito dopo la reprimenda ministeriale.

NELLE MANI DELLA MAGISTRATURA
E a proposito di piano dei rifiuti, uno degli strumenti vantati dall’attuale governo seppur non ancora approvato, c’è il peso di un’indagine della magistratura. Nei giorni scorsi è infatti entrato sott’inchiesta nell’ambito dell’indagine che ha portato all’arresto di Vito Nicastri, il cosiddetto re dell’eolico, e del faccendiere Paolo Arata. Un’inchiesta nata sulla base di un giro di mazzette che avrebbe dovuto facilitare l’approvazione di alcuni progetti di impianti di biometano.

Sul punto Musumeci si è detto tranquillo: “Gli approfondimenti della magistratura sono garanzia per tutti, anche per il presidente della regione e per il governo, ma il coinvolgimento è cosa diversa”. Su Arata precisa che “non ha ottenuto alcunché da questo governo, nonostante i suoi propositi iniziali e questa è la migliore delle garanzie”.

Sul futuro pesa tuttavia anche l’annosa questione dell’Oikos, da tempo nel mirino della cronaca giornalistica. Nei giorni scorsi, in seguito alla pubblicazione della sentenza di primo grado che ha condannato per corruzione un ex amministratore della Oikos – oggi socio della srl – per tangenti a un funzionario regionale, il dirigente regionale del dipartimento Acque e Rifiuti, Salvo Cocina, aveva annunciato una verifica sulla proroga decennale data alla discarica nei mesi scorsi, anche per capirne l’eventuale legame con la sentenza (nel 2009 c’era stata l’autorizzazione all’ampliamento).

Per Musumeci “è stata una follia autorizzare un impianto vicino a due centri abitati anche se all’epoca la legge non imponeva vincoli”, riferendosi al caso delle discariche dell’Oikos di Misterbianco e Motta Sant’Anastasia, e sul tema Oikos ha annunciato, lo scorso agosto, la costituzione di un gruppo ristretto che ha richiesto l’intervento dell’Anac per verificare la condotta illecita accertata dalla magistratura e “la distanza ravvicinata dai centri abitati non può tollerare un ulteriore utilizzo dell’impianto”, pertanto “in autotutela è stato avviato un procedimento di revisione della Valutazione di impatto ambientale e un monitoraggio da parte dell’Arpa sulle misure olfattometriche che sarà concluso entro febbraio”.

E per il futuro si continua a puntare sulle discariche (anche se pubbliche)
Il bilancio di questi due anni di governo, circoscrivendolo al complicato fronte dei rifiuti, resta certamente in bilico tra luci e ombre, e queste ultime, di una profondità più che decennale, non hanno permesso alle prime di palesarsi. E Musumeci lo sa bene, quando dice che “il tempo è un nemico, tanto quanto la mafia” e sugli impianti pubblici, proprio in occasione del recente incontro con i giornalisti a Catania, spiega: “Stiamo agendo con procedure ordinarie e non ci vorranno sei anni come già avvenuto, pensiamo di realizzarli in tre anni. Ma le procedure sono estenuanti nelle attese”.

Per il governatore questi anni in carica sono serviti per completare e attivare gli impianti pubblici previsti dal precedente governo e nuovi impianti con l’ampliamento della settima vasca di Bellolampo. In particolare, tra le operazioni già eseguite, si rivendicano la sesta vasca di Bellolampo, i due impianti già aperti a Gela e Enna e l’attivazione, in tempi brevi, di quello di Melilli dopo il superamento del problema legato alla compatibilità con Piano paesaggistico.

Nel taccuino del governatore, per il prossimo futuro, ci sono lavori annunciati e finanziati per circa 147 milioni di euro, tra cui, come già detto la settima vasca di Bellolampo che avrà una capienza di 700mila metri cubi, e nuovi impianti a Castellana Sicula, Vittoria, Castel Termini, Trapani Nord e Sud, Ravanusa, Sciacca, Castelvetrano e Calatafimi Segesta. In questo quadro di grande prospettiva, almeno per la Regione, Musumeci ricorda che il suo governo “ha evitato di mandare all’estero un solo chilogrammo di spazzatura, come previsto dal piano del governo nazionale nel dicembre 2017, i cui costi sarebbero stati pagati dai cittadini”.

Lunghi silenzi e “propaganda sterile”

Bordate delle opposizioni sul governo

PALERMO – Ancora una volta i rifiuti sono la clava ideale anche per combattere nell’arena politica. Claudio Fava, presidente della Commissione Antimafia dell’Ars, ha attaccato duramente l’atteggiamento di Nello Musumeci nell’affare Oikos in quanto “da una parte nella qualità di presidente della Regione il 9 agosto proroga per dieci anni l’autorizzazione alla Oikos, dall’altra, il suo avatar il 16 agosto costituisce ‘un gruppo ristretto’ per valutare il caso Oikos” e così “decide di rivolgersi all’Arpa per verificare se vi siano le condizioni minime di salubrità degli impianti di Proto rispetto ai centri abitati limitrofi, ma fino a ieri taceva ad ogni nostra sollecitazione affinché il suo governo rivedesse le autorizzazioni per manifesta incompatibilità ambientale”.

A rispondere è stato Ruggero Razza, l’assessore alla Salute, che ha prima ripreso la storia del piano rifiuti, portato a Vas in 12 mesi dall’approvazione in giunta, e che ha poi sottolineato come da un anno (e per la prima volta dal 1999) il “presidente della Regione Siciliana non firma più ordinanze contingenti e urgenti in materia di rifiuti”. Inoltre, aggiunge Razza, dall’insediamento del governo è stata data battaglia agli impianti privati: “già 11 gli impianti pubblici per i quali è stato previsto un investimento di circa 150 milioni di euro e altri ne individuerà il commissario straordinario che, per la prima volta dalla attuazione della legge 9, sostituisce tutte le Srr inadempienti”.

Nella contesa ci sono anche i 5Stelle che sottolineano a proposito “degli ormai fantomatici 7 milioni che la Regione Siciliana dovrebbe trasferire a Bellolampo” come si tratti solo di “propaganda sterile del governo Musumeci”. Secondo i portavoce M5S, dell’esistenza di “questi 7 milioni non esiste riscontro alcuno, né da un punto di vista normativo, né da quello della copertura finanziaria”.

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Un commento

  1. ing. Santo Armenia ha detto:

    Prendendo spunto dalle problematiche inerenti l’autorizazione di un impianto di produzione di biometano in tenere di Modica contrada Zimmardo Bellamagna, a ridosso del centro abitato del Comune di Pozzallo, per cui la comunità pozzallese in coesione con l’Amministrazione Comunale rappresentata dal Sindaco Roberto Ammatuna, assieme ad ampie componenti sociali dei comuni limitrofi, è in stato di mobilitazione democratica affinchè questo impianto non venga realizzato nè in contrada Zimmardo Bellamagna e nè nell’agglomerato industriale Modica Pozzallo (agglomerato che è ancora più vicino al centro abitato di Pozzallo), mi preme evidenziare come in forza della normativa urbanistica regionale vigente articolo 22 legge regionale 71/1978, tali impianti non possono essere realizzati in zona agricola. Pertanto dal mio punto di vista, oltre a possibili altri aspetti, l’autorizzazione è carente sul piano della legittimità. Ne segue che in tutto l’ambito regionale la realizzazione degli impianti di produzione di biometano, proprio per la loro peculiarità, alla stessa stregua dei termovalorizzatori, deve essere inserita nel Piano Regionale dei Rifiuti. Con mia gratificazione ho visto che questo stesso orientamento ha espresso, sempre ed in ogni occasione, l’onorevole Stefania Campo, evidenziando come ci fosse per gli impianti di produzione di biometano proprio una vuoto normativo. Da una approfondita e proficua programmazione condivisa con le parti sociali regionali, ne scaturerà un vantaggio per il Bene Comune Regionale. L’ing. Santo Armenia

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