Disoccupazione in Sicilia, incide anche la riduzione degli sportelli bancari - QdS

Disoccupazione in Sicilia, incide anche la riduzione degli sportelli bancari

Michele Giuliano

Disoccupazione in Sicilia, incide anche la riduzione degli sportelli bancari

venerdì 12 Aprile 2019

Uilca: “Più della metà dei dipendenti in meno nella provincia di Palermo, colpa anche della tecnologia”
Ben 700 dipendenti in meno solo nell’ultimo anno tra licenziamenti, pensionamenti ed esodi

PALERMO – I posti di lavoro in Sicilia diminuiscono anche in banca. Solo nella provincia di Palermo, nel 2018, sono stati persi 378 posti nei vari istituti di credito, e tutto il territorio isolano sono 700 i dipendenti in meno (10.271 anziché 10.971) per effetto di licenziamenti, pensionamenti anticipati ed esodi per così dire “volontari”.

La fuoriuscita di questi lavoratori ha determinato la riduzione di 143 sportelli bancari: quelli che resistevano a fine 2018 erano 1.273, mentre nel 2017 erano 1.416. Sono dati che vengono fuori dal bollettino nazionale a cura del Servizio Studi della Banca d’Italia, che fotografa lo stato di salute delle banche e dei bancari.

“Queste cifre in continua flessione – afferma Gino Sammarco, dirigente della Uilca Sicilia – dimostrano che l’investimento nel digitale, se ha dato benefici ai bilanci di alcune banche, al contempo ha tagliato drasticamente i posti di lavoro e la presenza degli sportelli, con conseguenze rilevanti sia per le famiglie dei bancari che hanno visto ridursi drasticamente il proprio reddito sia per la clientela, specie in alcune zone della Sicilia rimaste scoperte”.

Sono circa 100 sono i Comuni che negli ultimi anni sono stati privati della presenza di uno sportello bancario. “Questa assenza delle banche sulla piazza – conclude Sammarco – ha portato ad una desertificazione del credito in Sicilia soprattutto per famiglie e piccole imprese, costringendo la clientela a maggiori costi e sacrifici quando non a rivolgersi ad occasionali filiali di ‘occasionali’ finanziarie. La politica del credito in Sicilia è stata sempre decisa al Nord, ma i licenziamenti e le mancate assunzioni restano sulle spalle dei lavoratori e delle famiglie siciliane”. Insomma, il taglio degli sportelli è stato fatto in maniera spesso poco ponderata, lasciando scoperti interi territori e tipologie di utenti che ancora non hanno accesso ai servizi internet, per età e fascia sociale. E purtroppo, quello che sembrava essere un posto di lavoro “sicuro” non lo è più.

Dai primi anni 2000 le cose sono profondamente cambiate: da un parte la crisi congiunturale che ha finito per colpire anche il mondo dell’alta finanza, che sembrava poterne uscire illeso, dall’altra l’avvento della tecnologia e l’utilizzo sempre più massiccio dell’home banking da parte soprattutto della fascia dei cosiddetti “millenials”, giovani tra i 30 e i 40 anni. Le macchine prendono il sopravvento e si sostituiscono oramai all’uomo: è una realtà nell’industria e nell’agricoltura, adesso anche nel mondo delle banche. In tutto questo sembra proprio che la Sicilia sia una delle regioni italiane più penalizzate da questo “cambio dei tempi”.

Un dato significativo è quello riguardante la riduzione dei bancomat, i famosi sportelli automatici esterni alle banche. Sono 250 gli sportelli automatici in meno in Sicilia negli ultimi 8 anni e ciò sarebbe dovuto alla diffusione capillare dei Pos nei negozi per il pagamento diretto con carta di credito o bancomat e il maggiore utilizzo dei servizi di banca digitale.

Secondo la Banca d’Italia gli sportelli bancomat nel 2009 erano 2.526, mentre alla fine del 2016 sono diventati 2.273. Nel 2009 si poteva pagare con il Pos solo in 91.635 negozi siciliani, mentre nel 2016 il numero di dispositivi è cresciuto di oltre il 50 per cento, a quota 136.795. Impressionante il ritmo dell’anno scorso: in 12 mesi hanno fatto la comparsa 14.478 nuovi Pos, con un ritmo di 40 nuovi impianti ogni giorno, festivi compresi.

Michele Giuliano

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