Domanda e offerta di lavoro Cpi, intermediari formazione-occupazione - QdS

Domanda e offerta di lavoro Cpi, intermediari formazione-occupazione

Carlo Alberto Tregua

Domanda e offerta di lavoro Cpi, intermediari formazione-occupazione

sabato 28 Settembre 2019

Dall’inchiesta odierna risulta che in Sicilia vi siano ben 1.800 addetti nei Centri per l’Impiego, di cui 400 nuovi arrivati, che si denominano “Navigator”.
I Cpi costituiscono un anello essenziale fra domanda e offerta di lavoro. Solo che non svolgono come si deve tale funzione.
In primo luogo, dovrebbero chiedere a tutte le organizzazioni imprenditoriali dei diversi settori merceologici (agricoltura, industria, commercio, artigianato e servizi), quale dovrebbe essere il loro fabbisogno di dipendenti, suddiviso nelle diverse competenze: questa è l’offerta di lavoro. Dall’altra parte, i Cpi dovrebbero catalogare le domande di lavoro da parte di persone che si offrono e che dovrebbero possedere competenze che il mercato richiede.
Ma questa funzione non sembra sia svolta adeguatamente dai Cpi, i quali non avranno sollievo dall’aggiunta di questo personale, selezionato in modo assolutamente raffazzonato e che non possiede la professionalità necessaria per interconnettere domanda e offerta di lavoro.

Vi è una seconda questione che vogliamo evidenziare e riguarda la formazione delle competenze. Essa dovrebbe essere fatta in prima istanza dalle scuole che dovrebbero inviare i ragazzi nell’anno in cui si maturano per alcuni mesi presso le imprese, in modo da cominciare ad abituarli all’organizzazione e al sistema di funzionamento che vi è dentro di esse.
Vi dovrebbe essere anche una formazione universitaria di competenze ma sappiamo come i nostri atenei non sfornino laureati pronti per il lavoro perché i giovani, per quanto brillanti, sono indottrinati, hanno conoscenze teoriche tratte dai libri ma quasi nessuna esperienza sul campo perché la interconnessione tra Università e imprese è ridotta al lumicino.
Vi è un terzo settore della formazione che è coperto dai corsi regionali. L’apparato dell’assessorato regionale all’Istruzione e Formazione, oggi gestito dal professore Roberto Lagalla, spende, almeno sulla carta, 135 milioni di euro attinti quasi tutti dal Fondo Sociale europeo (Fse).
Le risorse sono destinate a enti che non hanno caratteristiche idonee a formare le persone per inserirle nel mondo del lavoro.
La questione di fondo – nel mercato mondiale in continua evoluzione, ove l’innovazione è diventata lo strumento competitivo – impone la diffusione delle conoscenze a una sempre più ampia fascia della popolazione. Tutti devono acquisire competenze, diversamente sono tagliati fuori dal futuro, mentre nel nostro Paese, soprattutto nel Mezzogiorno, si aspetta fatalisticamente che accadano eventi migliorativi senza far nulla per promuoverli e provocarli.
L’innovazione non si acquisisce automaticamente. Bisogna fare progetti, organizzare corsi, utilizzando professionisti di prim’ordine in un sistema circolare che consenta rapidamente la sostituzione di coloro che escono dal mondo del lavoro, anche perché non sono più adeguati e gli altri che vi entrano sempre più pronti ad affrontare le sfide di oggi.
La nostra Isola va sempre più indietro perché…non va avanti. Non sembri un gioco di parole.

Rilevata la necessità di far crescere professionalmente i siciliani, bisogna offrire loro le opportunità che ci sono. Si stima che vi siano oltre quarantamila opportunità di lavoro in Sicilia che non riescono a trovare i competenti idonei a coglierle. Per contro, vi sono centinaia di migliaia di disoccupati che non sanno fare quello che serve ma, ancor peggio, che non hanno alcuna voglia di mettersi a studiare per cercare di tornare in una condizione competitiva.
Molti di questi dicono che sanno far tutto, il che equivale a dire che non sanno fare nulla.
Ritorniamo alla possibile soluzione di questo annoso problema: investire i 135 milioni di fondi europei gestiti dalla Regione su aziende e Università capaci di formare lavoratori adeguati alle esigenze odierne.
In più, cambiare il parametro del finanziamento: non sostenere i costi generici dei diversi corsi di istituti incapaci di fare il loro mestiere, bensì pagare tali istituti in base al numero dei formati che abbiano trovato lavoro. Non un sostegno indiscriminato ma un premio alle capacità di formare.
Sappiamo che quanto precede non piacerà a chi fa attività clientelare ma non possiamo farci nulla: è nostro dovere scrivere senza infingimenti.

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