Dopo la siccità, una minaccia "opposta" per le campagne: la grandine - QdS

Dopo la siccità, una minaccia “opposta” per le campagne: la grandine

redazione

Dopo la siccità, una minaccia “opposta” per le campagne: la grandine

venerdì 28 Agosto 2020

L'allarme di Coldiretti in riferimento all'arrivo del maltempo nel Nord Italia e in Toscana. Si rischia la perdita del raccolto

ROMA – È allarme nelle campagne con l’arrivo di temporali con grandine che è la più temuta in questa fase stagionale per i danni irreversibili che provoca alle coltivazioni di frutta e verdura nei campi e alla vendemmia. È quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’arrivo del maltempo con l’allerta della protezione civile nel nord Italia e in Toscana per rovesci di forte intensità, frequente attività elettrica, locali grandinate e forti raffiche di vento.

“Nelle regioni interessate dalla tempesta di fine agosto sono particolarmente concentrate le coltivazioni di frutta, dalle mele alle pere fino ai kiwi ed i vigneti minacciate dai nubifragi che rischiano di far perdere un intero anno di lavoro proprio alla vigilia della raccolta. Gli agricoltori hanno steso le reti antigrandine per proteggere i raccolti che tuttavia – spiega la Coldiretti – non sono purtroppo capillarmente diffuse”.

Una situazione che rischia di far salire il conto dei danni in una stagione in cui per effetto del clima anomalo è già stato perso un frutto estivo su tre con un calo della produzione di pesche e nettarine del 28% e del 58% delle albicocche ma ridimensionato è stato anche il raccolto di ciliegie secondo l’analisi della Coldiretti.

“Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – conclude la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.”

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