Emergenza Coronavirus, le utili indicazioni del “Cigno nero” e l'Italia pronta alla ripartenza - QdS

Emergenza Coronavirus, le utili indicazioni del “Cigno nero” e l’Italia pronta alla ripartenza

redazione

Emergenza Coronavirus, le utili indicazioni del “Cigno nero” e l’Italia pronta alla ripartenza

lunedì 13 Aprile 2020

Le riflessioni di Marco Vitale, economista d'impresa: "Scienza, conoscenza, buona organizzazione, rispetto reciproco e fiducia devono diventare i pilastri del nuovo Paese che dobbiamo, in gran parte rifondare anche seguendo la mappa del tesoro che il covid-19 ci aiuta a tracciare"

Il Coronavirus (…) possiamo immaginarlo come un giovane pieno di energia, di voglia di vivere, di crescere, di viaggiare in tutto il mondo (…) essendo un giovane generoso (…) cerca di donarci degli utili ammaestramenti, dei quali dovremmo cercare di fare tesoro. Su alcuni di essi possiamo, in tutta umiltà, tentare qualche prima riflessione, con particolare riferimento alle problematiche delle organizzazioni.

  1. Cigno nero o cigno bianco
    L’economista Nouriel Roubini ha affermato che il Coronavirus non è il classico cigno nero che scompiglia le carte, ma è un tradizionale cigno bianco, cioè un rischio che era prevedibile ancorché sottostimato. Roubini sbaglia. è vero che da tempo si parla del rischio generale di pandemie accentuate nel mondo globalizzato. Ma nessuno aveva seriamente la possibilità, e quindi il dovere, di prevedere se, quando e con che velocità ed intensità sarebbe scoppiata la prossima pandemia. Dunque il Coronavirus rientra, a pieno titolo, nella nobile categoria dei cigni neri. Le imprese devono avere delle riserve (di flessibilità, redditività, difesa finanziaria) per fronteggiare e, comunque, attenuare i danni dei cigni neri. (…) questo è il primo ammaestramento.
  2. Smart working e telelavoro
    Grazie al Coronavirus molte imprese, soprattutto di servizi, anche della PA, e perfino del sistema giudiziario, hanno finalmente scoperto questi oggetti misteriosi chiamati “smart working” (lavoro da casa) e telelavoro (in collegamento a distanza). Esse si stanno rendendo conto che questa forma di riorganizzare il lavoro, nella quale l’Italia è terribilmente arretrata, ha dei vantaggi semplicemente enormi sia per le imprese che possono praticarla, che per il sistema logistico ed il territorio che per il benessere del loro personale. (…) è un vero e proprio percorso di riorganizzazione culturale che è necessario realizzare, anche grazie allo stimolo del Coronavirus.
  3. Fiducia e lavoro
    Forse, una volta, il lavoro si basava su rigide gerarchie, sul comando imperioso, sull’adesione passiva del lavoratore. Ma oggi il lavoro, e soprattutto il buon lavoro, si basa sul rispetto e sulla fiducia dei collaboratori verso i capi e dei capi verso i collaboratori. Fiducia vuol dire responsabilità, credibilità, autonomia, ma non anarchia e quindi con rispetto del sistema se questo è giusto, trasparente, compreso e condiviso. Il Coronavirus ci ha fornito qui un ammaestramento limpidissimo, per chi vuole intenderlo. (…) Dovete avere fiducia, dovete dare fiducia, dovete dispensare fiducia, dovete comportarvi con fiducia, guardate alle nostre eccellenze, guardate allo Spallanzani dove hanno guarito persino due cinesi ammalati molto gravi (…). Per fortuna un po’ di fiducia sopravvive nel nostro popolo persino a questi penosi appelli, ma sopravvive perché tanta gente e tanti operatori sanitari sono mossi dalla fiducia vera, dal proprio impegno e senso del dovere che non deriva dagli appelli ma da quella che i filosofi greci chiamavano: la buona indole. (…) La fiducia è importante ma non sprechiamola. Riserviamola per gli angeli tra noi, impariamo a riconoscerli, rispettarli, amarli, avere fiducia in quello che ci indicano e ci consigliano. Ma la fiducia è una cosa molto seria, è la base della convivenza civile, sia nell’impresa che nella città, non è una concessione, né si può improvvisare. è qualcosa che si costruisce piano piano, con impegno, coerenza, serietà, amore. (…) non si può per decenni umiliare il lavoro rispetto al potere finanziario, non si possono distruggere le piccole imprese, gli artigiani, le edicole, le banche territoriali, continuamente inginocchiati di fronte al grande denaro e al grande potere, e, poi, solo perché sbuca dal nulla un giovane virus giocherellone, precipitarsi in Tv ad implorare fiducia. (…) Ma non saranno gli appelli, ma solo il bene fare prolungato nel tempo, il reiterato e credibile buon governo a scalfire la muraglia di sfiducia che oggi ci attanaglia.
  4. Organizzazione, fiducia e lavoro
    La buona organizzazione è come la fiducia. Non si improvvisa, si conquista, giorno dopo giorno, mattone dopo mattone. Senza fiducia non ci può essere buona organizzazione. (…) La grande emergenza riduce enormemente i tempi di reazione e realizzazione. Bisogna diventare tutti più bravi, più veloci, più impegnati, più tesi: fare di più con meno, fare di più in meno tempo. (…) Perché questa accelerazione si verifichi, senza scendere in qualità (…) è comunque indispensabile che preesista una buona organizzazione (…). L’Italia ha un buon e collaudato sistema per le emergenze che si chiama: Protezione Civile (…) Ho avuto l’opportunità di conoscere ed ammirare la Protezione Civile nel suo inizio, ai tempi del terremoto del Friuli negli anni ’70, e poi di collaborare con la stessa, in Albania, ai tempi della Guerra del Kossovo. (…) L’eccellente impostazione organizzativa è sopravvissuta anche all’epoca in cui si caricò la Protezione Civile di compiti impropri al servizio del governo Berlusconi, ed è ancora la sua forza. Anche nella sfida più difficile, quella attuale del Coronavirus, sta dando buona prova, (…) Questa sfida presenta però qualcosa di nuovo in quanto richiede un ruolo fondamentale della conoscenza scientifica e qui tutti (…) soffriamo dello scarso ruolo e rispetto che la conoscenza scientifica gode nel nostro Paese. Si è sentita e si sente la mancanza di un organo direttivo scientifico di vertice formato da un numero ristretto di scienziati, capaci di parlare con una voce sola ed autorevole e di zittire il vocio dilettantesco del circolo mediatico-televisivo-politicante (…). Ma se da questa vicenda il ruolo della scienza nell’organizzazione del nostro Paese farà un passo in avanti dovremo, lo si voglia o no, essere grati al Coronavirus. 5700.

“Ridisegnare radicalmente le autonomie regionali, investire in scienza e professionalità medica”
“Non si può per decenni massacrare la sanità e poi pretendere che dia il meglio di sé nell’emergenza”
Svelato ciò che molti già sapevano: svuotamento del ruolo dei Comuni ed esagerato rafforzamento delle Regioni

Il sistema italiano delle autonomie locali è da riformare alla radice
Il tema è chiaro. Lo svolgimento è difficile e non può che essere affidato ai movimenti giovanili che, confusamente, aspirano ad un Paese più civile. Impegnatevi per un’Assemblea volontaria costituente autoconvocata che elabori un ridisegno radicale delle autonomie locali e soprattutto delle autonomie regionali. Il test è inequivocabile: il Coronavirus ha svelato quello che già molti sapevano. L’attuale sistema delle autonomie locali, con lo svuotamento del ruolo dei comuni e il continuo ed esagerato rafforzamento delle autonomie regionali è inaccettabile. (…)

  1. Il sistema sanitario italiano ha bisogno di una profonda revisione
    (…) Sono stato impegnato in Sanità per parecchi anni e devo dire che è stata la mia esperienza professionale più bella, proprio perché mi ha permesso di capire la grande professionalità di tanti medici ospedalieri e di tanto personale paramedico. E’ un mondo pieno degli angeli di cui parla Lutero contro i diavoli, affaristi e politicanti, che della sanità si servono per ragioni di affari o di potere. La sanità lombarda è ancora forte ma semplicemente perché è da 500 anni che qui si fa buona sanità e buona ricerca medica e il patrimonio accumulato è molto alto. Ma se non lo si difende schierandosi a fianco degli angeli che lo proteggono è destinato ad esaurirsi. (…) Chi conosce la realtà sa che, al di sotto di queste eccellenze, il sistema lombardo è scosso da tempo da profondi scricchiolii.
    (…) Non si può per decenni massacrare la sanità, derubarla, tagliarla continuamente, riempirla di affiliati e poi pretendere che dia il meglio di sé al momento dell’emergenza. Questo ci dice il Coronavirus: per essere pronti per le emergenze, per i cigni neri, bisogna essere robusti, avere delle riserve, investire continuamente nella scienza e professionalità medica e para-medica. (…) Respingiamo alla radice il modello americano e cacciamo gli affaristi dal tempio della buona sanità.
  2. Messaggini finali
    (…) Il giovane Coronavirus ci ha mandato alcuni messaggini personali (…):
  • “non capisco se sono ancora in vigore l’art. 117, titolo V della Costituzione italiana che stabilisce che: lo Stato ha legittimazione esclusiva sulle seguenti materie: dogane, protezione dei confini nazionali e profilassi internazionale; e l’articolo 120 della stessa che stabilisce che il Governo può sostituirsi a organi delle Regioni, delle città metropolitane, delle Province e dei Comuni nel caso di pericolo grave per la sicurezza e l’incolumità pubblica”.
  • “non capisco se coloro che approfittano del mio intenso lavoro per pretendere, in una fase cruciale dello stesso, un cambio di governo, siano italiani o alieni e perché se sono così favorevoli alla mia azione non vengano isolati. Io sono un giovane serio e non mi piace di essere strumentalizzato”.
  • “Vi voglio invece, assicurare che il boom televisivo di virologi o aspiranti tali e di opinionisti e annessi e connessi, non era stato da me assolutamente previsto. (…) Vi chiedo scusa (…)
    “Non potete eludere la domanda che, al di là di scuse e manipolazioni, resta quella centrale: come mai, se siete così bravi come dite, è proprio in Italia che ho mietuto così larghi successi e dei quali vi sono grato?”

Queste sono le prime riflessioni che ci suggerisce il Coronavirus con i suoi ammaestramenti. (…) Scienza, conoscenza, buona organizzazione, rispetto reciproco e fiducia devono diventare i pilastri della nuova Italia che dobbiamo, in gran parte rifondare anche seguendo la mappa del tesoro che il Coronavirus ci aiuta a tracciare.

di
Marco Vitale
Economista d’impresa
Milano, 2 marzo 2020

Testo estratto da Lucia Russo

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