Fleres, “La Sicilia sarà terra di rapina fin quando non costruiremo una nuova classe dirigente” - QdS

Fleres, “La Sicilia sarà terra di rapina fin quando non costruiremo una nuova classe dirigente”

Giuseppe Lazzaro Danzuso

Fleres, “La Sicilia sarà terra di rapina fin quando non costruiremo una nuova classe dirigente”

lunedì 22 Giugno 2020

In questa intervista il leader del movimento Unità Siciliana-Le Api, partendo dalla “proposta indecente” della Lega Nord ai partiti sicilianisti, scoperchia il vaso di Pandora dei furti del Settentrione al Sud e dice basta allo scambio di poltrone con le forze politiche nazionali asservite alla finanza speculativa nordista. Poi propone un “accordo economico” che passi da accise, infrastrutture, recupero ambientale. E naturalmente Ponte sullo Stretto e Alta velocità

“Terra di rapina” era il titolo di un libro della giornalista palermitana Giuliana Saladino, che, uscito nel 1977, descriveva le sconfitte di contadini e solfatari travolti dalla riforma agraria e costretti a emigrare da una terra sempre più povera e dimenticata. Dalla narrazione sembrava che il tempo non fosse passato rispetto a quando, nel 1786, era uscita una mappa della “Sicilia moderna colle nuove strade”. E quarantatré anni dopo la pubblicazione del volume della Saladino, di rapina al Meridione ha parlato il rapporto 2020 di Eurispes: 840 milioni rubati dal Nord al Sud in diciassette anni. Prevalentemente, come vedremo, per leggi volute dalla Lega Nord.

Ma siccome la Sicilia è anche un enorme serbatoio di voti, il partito di Matteo Salvini ha preso a corteggiare i movimenti sicilianisti: nei giorni scorsi ha lanciato una proposta di una collaborazione alla quale alcuni – quello di Raffaele Lombardo, che con il Carroccio aveva già stretto accordi anni fa – hanno risposto subito “presente!”, altri hanno tentennato, altri ancora, pur senza chiusure aprioristiche, si mostrano ancora guardinghi rispetto a quella che qualcuno ha già bollato come una “proposta indecente”.

Unità Siciliana-Le Api – spiega per esempio il leader del movimento, Salvo Fleres, catanese, 64 anni, giornalista professionista, una carriera politica cominciata nelle giovanili del Pri e passata da Forza Italia, partito del quale è stato deputato regionale e senatore –  ha sempre detto che non pone discriminazioni ideologiche. Abbiamo già parlato con il Pd e dunque, se ce ne sarà l’occasione, parleremo anche con la Lega”.

unita-siciliana-salvo-fleres

Fleres
sottolinea però che la proposta leghista
“si colloca in quella che, anche da parte degli altri partiti nazionali,
potremmo definire una politica
acquisitiva
”. E afferma: “Noi non abbiamo alcun bisogno di negoziare posti
nelle liste in vista di elezioni nazionali, ma vogliamo ottenere un accordo che passi dall’equiparazione dei diritti degli
abitanti della Sicilia e del Sud e di quelli del Nord, come stabilisce la
Costituzione
”.

Si
accalora, Fleres, nonostante sia un politico di lungo corso: “Vi sembra rispettoso del
dettato costituzionale il fatto che al
34,3% della popolazione, quella che risiede al Sud, spetti una fetta di spesa
pubblica del 28,3% del totale, mentre ben il 71,7% del totale arriva a quel
65,7% di italiani che abita nel centro-nord
? Direi che queste cifre
dimostrano il palese tradimento del patto sul quale dovrebbe fondarsi l’unità
nazionale”.

Quando chiediamo a Fleres di spiegare di chi è la responsabilità di questa situazione non ha dubbi nel puntare l’indice verso il partito di Matteo Salvini, che nel 2009, con Roberto Calderoli, impose all’allora governo Berlusconi il Federalismo fiscale e il conseguente “sistema della spesa storica, che fa diventare sempre più ricche le regioni già ricche e sempre più povere le regioni notoriamente povere: come ha dimostrato il rapporto Eurispes 2020 sono ben sessantuno i miliardi che ogni anno il Nord sottrae al Sud”.

  • Quindi, niente dialogo con la Lega Nord?

“Dipende. Come si ricordava, in passato la Lega ha stretto accordi con il Movimento per l’Autonomia in cambio di un certo numero di ‘seggi sicuri’ e da quel che leggo si accinge a farlo anche con il partito del presidente della Regione Nello Musumeci. Quella del Mpa fu una scelta permise l’acquisizione di voti il cui beneficio fu a esclusivo appannaggio del Nord, poiché per la Sicilia non produsse nulla. E poiché, come dicevo prima, per noi di Unità Siciliana-Le Api il problema non è di seggi, affermiamo che dialogheremo con chi – Lega Nord, Pd, Forza Italia o altri – siano disponibili a quello che potremmo definire un ‘accordo economico’: inserire nel bilancio dello Stato le nostre richieste. Parliamo della restituzione delle accise sui prodotti petroliferi raffinati o estratti in Sicilia, ma anche del finanziamento di un vasto piano infrastrutturale fatto di strade, ferrovie, porti, scuole, impianti sportivi, reti energetiche e telematiche e che passi attraverso un indispensabile recupero ambientale. E vogliamo anche che siano realizzate opere strategiche come il Ponte sullo Stretto di Messina. È vero quel che è stato detto: senza il Ponte l’Alta velocità, e con essa lo sviluppo, non arriveranno in Sicilia”.

  • Personalmente non la tenta la possibilità, per esempio, di
    tornare tra i banchi del Senato?

“Nei
giorni scorsi, proprio in una vostra intervista, il presidente di Eurispes Gian Maria Fara sottolineava come fosse
indispensabile per i politici meridionali, se vogliono far
contare i propri territori, riuscire a fare
squadra a prescindere dal partito
. Questo non avvenne, per esempio, quando,
da componente della Commissione Bilancio del Senato, misi in guardia i miei colleghi meridionali da quanto sarebbe avvenuto
se fosse stato approvato il Federalismo fiscale
. Quindi, certo che mi tenta l’idea di tornare a Roma, ma solo se a
volerlo fossero i siciliani, attraverso il rafforzamento di un loro partito che
prenda le decisioni in Sicilia. Da quel che appare adesso, nella Lega Nord, in
Forza Italia, ma anche nel Pd eccetera, si
preferisce prendere i voti al Sud ma per gestirli da Milano, da Roma o da
Arcore
. Un film già visto, al quale bisogna reagire in maniera diversa dal
passato: organizzandosi e partecipando. E facendo viaggiare le notizie”.

  • In che senso?

“A
parte il Quotidiano di Sicilia e la Gazzetta del Mezzogiorno, a parte qualche
notizia non sviluppata sulla trasmissione della Rai Report, di questa colossale rapina del Nord al Sud
certificata da Eurispes
, quali testate giornalistiche hanno parlato? Pochissime, forse nessuna.  Proprio Eurispes, poi, ha sottolineato quel
che ripeto ormai da qualche anno: il
Nord non si limita a derubarci, ma ci diffama costantemente. Noi meridionali
siamo accusati di essere scansafatiche, incapaci di gestire le risorse
pubbliche, assistenzialisti, ladri e mafiosi
. Ora, con buona pace di Vittorio Feltri, basterebbe soltanto leggere i giornali per rendersi conto che la mafia
sta dove ci sono i soldi. E dunque al Nord
. Ma quegli stessi giornali non ci raccontano altre cose. Per
esempio che a provocare il deficit della sanità nazionale, pagato anche da noi
Siciliani, sono Piemonte, Liguria e
Toscana
. E che dire su come ha
reagito la meravigliosa e costosissima sanità Lombarda all’emergenza
coronavirus
? Quale giornale ha raccontato che il Veneto fa pagare allo Stato, non ai veneti, lo stipendio di ben
sedicimila dipendenti in più
, non medici, di quanto non faccia la Campania?
Sapete che la stessa cosa accade con gli
operai forestali
, che in Sicilia paghiamo noi siciliani mentre nelle regioni a statuto ordinario
del Nord li paga lo Stato
o gli altri enti territoriali?”.

  • Quello che sta
    scoperchiando sembra il vaso di Pandora?

“Sono tutti
dati ufficiali
. Ma siccome i grandi giornalisti del Nord non ne parlano, è
come se non esistessero. Vi ricordate quando Massimo Gramellini su La Stampa stigmatizzò che nella Regione Piemonte c’erano soltanto
otto addetti stampa e in Sicilia ventuno? Bene, nessuno dice che poi si scoprì
come, in una cooperativa pagata dall’ente piemontese, c’era un’altra
cinquantina di giornalisti
. Insomma, siccome ce la raccontano come vogliono loro, è bene attingere a fonti
ufficiali: secondo i dati della Corte
dei Conti ottomila dei quattordicimila dipendenti della Regione Siciliana
svolgono funzioni che altrove paga lo Stato o gli enti nazionali
e da noi
gravano sul bilancio interno. E su quale grande giornale avete letto che le
cosiddette misure di stabilizzazione
della finanza pubblica
, più volte assunte dal governo, sono state adottate tagliando 22,3 miliardi dei fondi
destinati al Mezzogiorno per lo sviluppo e la coesione
?”.

  • Ma a parte arrabbiarsi per queste continue ingiustizie, cosa
    si può fare?

“Tornando al dialogo con la Lega Nord, certe scelte, al netto delle promesse, continuerebbero a valorizzare il Settentrione, senza peraltro determinare alcun significativo incremento marginale del Pil: fare una corsia autostradale in più in Lombardia può aggiungere solo decimali alla sua crescita. Invece completare l’anello autostradale in Sicilia o realizzare il Ponte sullo Stretto e portare l’Alta velocità significherebbe non solo migliorare la qualità della vita e ridurre drasticamente il dramma della disoccupazione nella nostra Isola, restituendo il futuro ai nostri giovani, ma anche far crescere il Pil nazionale”.

  • Pongo nuovamente la
    domanda: cosa fare per uscire da questo circolo vizioso?

“Nell’immediato bisogna liberare la classe politica siciliana e meridionale, prigioniera, a
prescindere dal partito, di un sistema fondato su forze politiche nazionali usate
dalla finanza speculativa del Nord
. Ma soprattutto, anche se il processo è
lungo, occorre costruire non solo una
nuova classe dirigente
, fatta di persone oneste, competenti, coerenti e
coraggiose, ma anche un modello di
rappresentanza politica fortemente ancorata al territorio
. E questo
attraverso partiti territoriali e leggi elettorali conseguenti. Fino ad allora la Sicilia continuerà a
essere terra di rapina
. Infine, bisognerà sostenere un modello di sviluppo legato alle risorse siciliane e
meridionali,
che sia il meno possibile condizionato
dall’andamento di un’economia
speculativa globale molto aggressiva
”.

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