I trucchi per scegliere il vino giusto - QdS

I trucchi per scegliere il vino giusto

Serena Giovanna Grasso

I trucchi per scegliere il vino giusto

venerdì 30 Agosto 2019

Altroconsumo: leggere l’etichetta con attenzione a denominazione, provenienza, annata e grado alcolico. L’indicazione del lotto consente di identificare e rintracciare le unità confezionate nello stesso periodo

PALERMO – Trovare una buona bottiglia di vino non è semplice. Un po’ dipende dai gusti personali, un po’ dai produttori: se vendemmia, spremitura, vinificazione e imbottigliamento non sono stati fatti bene c’è poco da fare. Ma ci sono alcuni trucchi suggeriti da Altroconsumo che permettono di fare la scelta giusta.

Leggere l’etichetta è il primo passo per scegliere un buon vino. Infatti, le indicazioni presenti, obbligatorie per legge, risultano molto utili in tal senso. Le più importanti e determinanti sono la denominazione di vendita (ad esempio, “Denominazione di origine protetta” o “Denominazione di origine controllata”), la provenienza (con cui si dichiara lo Stato in cui è stato prodotto il vino), grado alcolico effettivo (indica la quantità di alcol etilico presente in 100 millilitri) e annata (obbligatoria per i vini Dop, sono esclusi i vini spumanti, frizzanti e liquorosi).

Risulta utile anche l’indicazione del lotto, ovvero l’insieme di unità di vendita prodotte o confezionate in circostanze identiche, informazione che permette di identificare e rintracciare il vino. Tuttavia, esistono altre indicazioni facoltative che sarebbero di grande utilità per il consumatore, come il nome del produttore, il metodo di produzione (per esempio l’invecchiamento), la varietà d’uva utilizzata, gli abbinamenti consigliati.

Relativamente alla gradazione alcolica, non è detto che un vino con un alto grado alcolico sia più buono. È vero che le componenti del vino che donano corpo, cioè struttura al vino, sono l’alcol e l’estratto (quest’ultimo formato da acidi, zuccheri, polifenoli, sali minerali, glicerina, glucidi e altri componenti ancora), e che quindi più queste sostanze aumentano più è elevata la percezione di spessore e corpo. Ma da sola, questa caratteristica, non è sufficiente per rendere un vino di qualità.

Un vino può essere corposo, ma per esempio non equilibrato al gusto (il buon gusto di un vino risulta dall’equilibrio tra acidità, alcol e tannini), oppure presentare all’olfatto profumi sgradevoli o poco intensi, o può essere poco persistente dopo essere stato deglutito (presentando quindi caratteristiche che vanno a deprimere il piacere nell’assaggio di un vino).

Stesso discorso vale per l’invecchiamento. Infatti, durante questa fase si hanno reazioni di evoluzione del colore, del sapore e degli aromi che portano a un miglioramento delle caratteristiche organolettiche di un vino. Con l’invecchiamento il vino si stabilizza, si armonizza nel gusto (si ammorbidisce, l’astringenza in parte si attenua) e nell’aroma (se vengono utilizzate botti e sono nuove, il vino può acquistare sentori di vaniglia, tostato, chiodi di garofano, noce di cocco derivanti dal legno). In generale, un invecchiamento porta ad aromi più complessi e a una maggior struttura, ma anche in questo caso non è l’unico elemento capace di rendere grande un vino.

Inoltre, ad annata e denominazione uguale, non corrisponde uguale vino. Questo accade perché i disciplinari di produzione non sono così rigidi e prevedono un certo margine di variabilità, che ciascun produttore può sfruttare per caratterizzare meglio il prodotto.

In più è da considerare anche l’attenzione che ogni azienda riserva nel mantenere standard qualitativi elevati in ogni passaggio dell’intero processo. Ne consegue quindi che i vini possono avere caratteristiche anche molto differenti tra loro, pur avendo la stessa denominazione.

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