Il biologico per dare nuovo slancio alla vitivinicoltura - QdS

Il biologico per dare nuovo slancio alla vitivinicoltura

Pietro Vultaggio

Il biologico per dare nuovo slancio alla vitivinicoltura

mercoledì 29 Gennaio 2020

Dal gruppo di lavoro Diventerà Bellissima di Marsala alcune proposte per mantenere costante la crescita del settore in Sicilia. L’Isola con 98.992 ettari ed una incidenza del 15,2% sulla superficie vitata nazionale, è la regione con maggiori vigneti

PALERMO – Il comparto vitivinicolo regionale negli ultimi decenni ha subito profonde trasformazioni. Da Regione conosciuta come produttrice di vino sfuso con il compito di “migliorare” i vini del Nord Italia e dell’Europa in genere, a Isola rinomata dove si producono vini di qualità in grado di competere con le altre regioni italiane ed europee.

Il gruppo di lavoro di Diventerà Bellissima, Coordinamento Comunale e Circolo “E. Russo” di Marsala ha focalizzato alcune proposte per mantenere costante la crescita della vitivinicoltura siciliana. “Nel 2018 la provincia di Trapani ha prodotto tra vino e mosto circa il 54% dell’intera produzione vinicola totale regionale – ha dichiarato Renato Curcio, presidente di Diventerà Bellissima Marsala – e quindi rappresenta un asse portante per l’economia del nostro territorio”.

Nel dettaglio, sempre secondo il report di Diventerà Bellissima, la Sicilia, con 98.992 ettari (dati Agea/Inventario Vitivinicolo 2017) ed una incidenza del 15,2% sulla superficie vitata nazionale, è la regione italiana con maggiori vigneti, ma secondo gli ultimi dati disponibili, poi scende al quarto posto per quanto concerne i quantitativi di vino e mosto prodotti.

Si legge nel prospetto statistico che, tra le province siciliane, Trapani è la zona dove viene prodotto il maggior quantitativo di vino e di mosto e assieme alle provincie di Agrigento e Palermo rappresentano quasi l’85% della produzione totale regionale. Secondo Diventerà Bellissima, il sistema “vino” siciliano ha uno dei suoi punti di forza nel territorio, perché i vini vengono prodotti dalle piccole isole fino alle zone montane dell’Etna, e nel sistema produttivo viticolo, fatto di modelli e sistemi a bassa espansione. Ma ecco che, a fine report, subentrano alcuni consigli per il rafforzamento delle posizioni di mercato e dell’immagine dei vini siciliani per il futuro, che deve necessariamente passare da ulteriori interventi su tutta la filiera.

Ecco le proposte: allargare le superfici vitate a conduzione biologica, al fine di ampliare l’attuale superficie di circa il 40% e favorire un aumento della produzione, sempre più richiesta nei mercati; favorire l’introduzione della viticoltura di precisione, al fine di ridurre i costi di produzione; introdurre sistemi che possano favorire una migliore remunerazione dei prezzi delle uve ai viticoltori; favorire l’introduzione della viticoltura nelle aree montane e nelle piccole isole, in quanto il vigneto può rappresentare uno strumento di salvaguardia delle aree delle piccole isole a rischio desertificazione ed una fonte reddituale integrativa alle attività del turismo balneare; favorire programmi di ricerca e di sperimentazione finalizzati alla conservazione e valorizzazione della biodiversità viticola, al fine di ampliare l’offerta dei vini IGP e DOP, evitando rischi di standardizzazione; favorire una comunicazione del vino legandola sempre più al territorio; favorire l’attività di ricerca scientifica e di sperimentazione vitivinicola e la promozione dei vini “made in Sicily”; no alla deroga ministeriale che oggi consente l’imbottigliamento dei vini Doc Sicilia in altre regioni d’Italia, ma di consentirlo per il solo territorio della regione siciliana.

“Siamo certi che se venissero adottati questi criteri – conclude il gruppo di lavoro delle associazioni che hanno stilato il report e le proposte – creerebbero quei presupposti necessari al rilancio dell’economia, aumentando anche l’occupazione”.

Un settore che cresce e che conferma, con risultati apprezzabili, il processo di riposizionamento su uno scacchiere mondiale in continua e rapida evoluzione. Fare bene non significa fermarsi, ma deve essere uno stimolo ulteriore per progredire.

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